[4] G. Muguruza b. [2] S. Halep 6-1 6-0
Come nel 2016, Cincinnati chiude le porte in faccia ad un possibile cambio al vertice della classifica WTA. Dodici mesi fa ci fu Angelique Kerber a masticare amaro, vittima di una spettacolare prova di Karolina Pliskova. Oggi c’è Simona Halep, che però aveva già provato sulla propria pelle cosa voleva dire competere per qualcosa di così importante, eppure ha disputato la partita forse peggiore della sua stagione, rimediando un solo game in 50 minuti.
La rumena, che vive ormai un incubo senza fine, è stata travolta da una scatenata Garbine Muguruza, che mostra il sorriso di chi è riuscita a compiere uno step molto importante: tornare subito ad alti livelli dopo un grande risultato in uno Slam, fattore venuto a meno sia nel 2015 che nel 2016. Dall’altro, il volto cupo e colmo di delusione di Simona Halep che non solo ha mancato un titolo importante come quello del WTA Premier 5 di Cincinnati ma si è nuovamente fatta sfuggire l’occasione di essere la nuova numero 1 del mondo. Si tratta, per la rumena, del terzo fallimento in poco più di due mesi quando si è trovata ad una vittoria dal diventare la nuova leader del circuito femminile. Quarto se considerato anche Eastbourne, quando era a pochi game da una semifinale da giocare da grande favorita contro Heather Watson.
Il 6-1 6-0 di oggi segna dunque il quinto titolo in carriera di una giocatrice ancora giovane, soli 24 anni, che ha vissuto e continuerà a vivere una sorta di paradosso: una bacheca di trofei piuttosto piccola rispetto a tante altre giocatrici, anche in attività attualmente, ma che farebbe invidia a tantissime. Tre titoli WTA, di cui due molto importanti come Pechino e, da adesso, Cincinnati, e due titoli Slam. Prossima numero 3 del mondo, ha cambiato nettamente rotta rispetto alle ultime stagioni. Nel 2015 dopo la finale a Wimbledon ottenne la nona vittoria con il quarto di finale vinto 6-1 7-5 contro Bethanie Mattek Sands, a Pechino (torneo poi vinto), tre mesi dopo. Nel 2016 addirittura dovette attendere quattro mesi: il primo turno del WTA International di Linz, nella penultima settimana della stagione. Ora l’obiettivo è già raggiunto al terzo torneo, appena un mese dopo il trionfo contro Venus Williams in quella splendida Cattedrale del tennis che è il Centre Court di Wimbledon.
A dimostrazione che la fiducia, in una giocatrice come lei, vuol dire moltissimo, sono arrivati nei primi match dopo lo Slam londinese alcune vittorie nette contro avversarie di livello (ancora) inferiore, come Ana Konjuh. Nulla di strano, sulla carta, ma ha voluto dire tantissimo a livello mentale. Quello scoglio che ancora una volta ha frenato la giocatrice rumena. Dopo le difficoltà avvertite tra giugno e luglio, Halep è costretta nuovamente a masticare amaro. Le occasioni stanno diventando tante e di nuovo la numero 2 del mondo ha ceduto prima ad un primo set perfetto della spagnola e ad un secondo dove mano a mano che passavano i game si è fatta prendere dal nervosismo e dai tanti errori che mano a mano si accumulavano, soprattutto nell’unico game dove ha avuto chance di sbloccarsi ed evitare il “cappotto”, nel quarto, durato 11 minuti e dove ha fallito due palle break.
Cincinnati va in archivio. Karolina Pliskova, in qualche modo, rimane ancora numero 1 del mondo. Sono solo 5 i punti che la dividono da Halep, per quello che sembra potersi considerare il distacco minimo tra 1 e 2 del mondo da quando esiste il ranking. A New York se vorrà tenere quello scettro dovrà arrivare almeno in finale, a New York se Muguruza vorrà diventare numero 1 dovrà ottenere 170 punti in più di Halep. Dopo oggi le probabilità si alzano considerevolmente.
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