Gli ottavi di finali nei tornei dello Slam rappresentano uno spartiacque netto tra chi ha disputato un buon torneo e chi entra di diritto negli archivi del grande tennis.
Nel settore femminile il principale motivo d’interesse risiede nel duello per la leadership mondiale a fine torneo, che vede la Kerber difendersi dall’attacco di Halep e di Karolina Pliskova.
Per quest’ultima , la vittoria al torneo di Eastbourne sembrava il miglior viatico per sconfiggere il “tabù Wimbledon” che la perseguita, visto che nelle 5 edizioni cui aveva partecipato fino allo scorso anno, non era mai andata oltre il secondo turno. Ebbene il sortilegio si è ripetuto anche quest’anno per mano della slovacca Rybarikova , numero 87 del mondo, che ha estromesso la tennista ceka al secondo turno rimontando un set di svantaggio.
Trattasi di un eliminazione particolarmente dolorosa per la tennista di Louny che alla vigilia era pronosticata, dalla maggior parte degli addetti ai lavori, quale prima favorita per la vittoria finale e in ogni caso con moltissime probabilità di scalzare dal trono mondiale la Kerber alla fine del torneo, possibilità che sulla carta esiste ancora ma a questo punto dipende esclusivamente da quanto sapranno fare le due rivali in corsa.
Ma vediamo analiticamente chi potrà ritrovarsi in testa al ranking il 17 luglio, analizzando i le prospettiva di avanzamento in classifica delle 3 potenziali contendenti , partendo dalla classifica che le tenniste hanno maturato approdando agli ottavi e che tiene pertanto già conto dei punti conquistati nei primi 3 turni di quest’anno e di quelli che andranno scalati nella prossima classifica in quanto relativi alla edizione dello scorso anno:
Ad oggi la Pliskova sarebbe numero 1 alla fine del torneo con 6855 punti solo nel remoto caso in cui la Halep si fermi prima delle semifinali (perché in quel caso avrebbe accumulato già 7020 punti) e la Kerber non approdi in finale (il che le assicurerebbe minimo 7035 punti). Alla Halep potrebbe bastare la semifinale purché la Kerber non giunga in finale , perché in questo caso, solo vincendo lo scontro diretto in finale, la rumena potrà strappare lo scettro mondiale alla tedesca.
Venendo al quadro d’insieme va evidenziato che il rispetto del pronostico da parte delle più forti è risultato mediamente il più alto degli ultimi 10 anni. Infatti 10 delle prime 16 teste di serie sono approdare agli ottavi, la qual cosa non accadeva dal 2007. Mancano all’appello , oltre alla Pliskova (3), altre quattro tenniste dell’Est Europa: Cibulkova (8), Kvitova (11), le russe Vesnina (15) e Pavlyuchenkova (16); oltre alla francese Mladenovic (12) che si è fatta sorprendere al secondo turno dalla americana Riske. Tre le tenniste non comprese nel seeding che sono ancora in gara, c’è Viktoria Azarenka che ha vinto due volte in rimonta, all’esordio contro la giovane americana Bellis e nel terzo turno contro la beniamina di casa Watson, tornata competitiva come lo era stata fino a due anni fa; la slovacca Rybarikova che, come detto, ha fatto svanire i sogni della Pliskova; e la croata Martic proveniente dalle qualificazioni, che laddove dovesse superare al prossimo impegno la Rybarikova diventerebbe la settima tennista nell’Era Open ad approdare ai quarti di finale dei Championships dopo aver giocato le qualificazioni (l’ultima fu la Kanepi nel 2010).
Nessuna tennista ceca è approdata agli ottavi, la qual cosa non avveniva dal 2009. In compenso la Croazia la cui unica presenza negli ottavi nel terzo millennio, risaliva al 2004 con la Sprem che si spinse fino ai quarti, ha ancora in gara due tenniste, la diciannovenne Konjuh, classe 97 e numero 29 del mondo, e la sorprendente Martic, tornata nel circuito maggiore solo il mese scorso, dopo un assenza dai campi per infortunio di quasi un anno che l’aveva fatta precipitare in classifica oltre il 600simo posto.
Ultima nota al femminile riguarda la indomita Venus Williams che, alla sua ventesima apparizione sui campi di WImbledon, superando i primi 3 turni ha raggiunto (per ora) un totale di 98 matchs giocati nello Slam londinese (di cui 84 vinti), superando la sorella Serena che è ferma a 96. Nella storia del torneo in testa a questa speciale classifica c’è Martina Navratilova, praticamente irraggiungibile con 120 vittorie in 134 incontri disputati.
In campo maschile il torneo fin qui ha riservato pochissime sorprese e una bassa spettacolarità: molto tranquillo il cammino dei Fab Four che in 12 match complessivi hanno lasciato per strada solo il set che Fabio Fognini ha strappato a Murray (ma su questo torneremo più avanti). Sono ben sei i tennisti (sui 16 rimasti) a non aver perso ancora un set: oltre a Djokovic, Nadal e Federer , hanno compiuto il percorso netto Cilic (testa di serie numero 7), Dimitrov (11) e Alezander Zverev (10). Il giovanissimo tedesco (classe 97) si conferma almeno per ora l’unico esponente della Next Gen (nati dal 1996) ad essere in grado di competere con i migliori, e non a caso ha dimostrato la sua superiorità rispetto ai suoi coetanei facendone fuori in sequenza due dei 16 presenti in tabellone, lo statunitense Tiafoe e l’austriaco Ofner, che proveniva dalle qualificazioni. Sarà molto interessante il prossimo confronto che lo vedrà impegnato contro Raonic che non ha fin qui particolarmente impressionato.
Negli ottavi sono approdati anche 3 tennisti non compresi nel seeding: il francese Paire che ha approfittato del corridoio che si è aperto in tabellone per effetto dell’uscita di Kyrgios e Pouille; il sudafricano Anderson che ha beneficiato dell’uscita anticipata di Wawrinka dopo che all’esordio aveva superato Verdasco, penultima delle 32 teste di serie; e Mannarino che merita un plauso particolare per la qualità del tennis che ha saputo esprimere in tutti gli incontri disputati contro Lopez, Sugita e Monfils, tutti tennisti con una buona dimestichezza con l’erba, ma anche per la resistenza e capacità di concentrazione che ha dimostrato vincendo il secondo e terzo turno giocando complessivamente 10 set durati in tutto oltre 7 ore.
E infine gli italiani: da tempo non provavamo le sensazioni che hanno saputo regalarci Camila Giorgi e Fabio Fognini, sensazioni che abbiamo maturato guardandoli giocare durante il torneo. Abbiamo maturato in convincimento che nessuno dei due partisse sconfitto in partenza contro chiunque. Non era una presunzione velleitaria ma era fondata su elementi concreti. Entrambi mancano di continuità e chissà se riusciranno mai ad averne ma è anche vero che vederli giocare, oggi come oggi, e più di ieri, ci inorgoglisce e ci fa partecipare con viva passione. Hanno perso entrambi la partita più importante contro avversari sulla carta più forti, ma l’avrebbero tranquillamente potuta anche vincere e meritatamente. Hanno entrambi comandato il gioco con autorevolezza per larghi tratti dei loro incontri ma alla fine hanno perso eppure la sensazione che ci siamo portati a casa è diversa dalle altre volte. Il futuro ci appare meno grigio e la delusione di oggi è smorzata. Non vediamo l’ora di rivederli in campo entrambi.
I numeri degli azzurri questa volta appaiono in risalita.
I dati combined degli italiani a Wimbledon evidenziano un numero di match vinti (8) e un numero di presenze (11) che non si registravano dal 2013, il che ha contribuito a consolidare il miglioramento complessivo che si registra nei tornei Slam fin qui disputati quest’anno rispetto allo scorso anno:
È evidente tuttavia il capovolgimento di forza che c’è stato tra maschi e femmine. I primi hanno incrementato molto sensibilmente la performance complessiva passata da 26,32 al 48,48% mentre nel settore femminile si registra un regresso molto preoccupante. Solo 5 partite vinte in 3 Slam disputati con una performance scesa dal 40,91 % al 27,78%.: sono le ripercussioni di una crisi che sconta in campo femminile il ritardo accumulato nel cambio generazionale destinato a protrarsi, salvo miracoli, ancora per qualche anno.
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