[11] T.Berdych b. D.Ferrer 6-3 6-4 6-3 (Giancarlo Di Leva)
Berdych tiene fede al pronostico e approda, per l’ottava volta in tredici partecipazioni, alla seconda settimana del torneo battendo lo spagnolo David Ferrer nel sedicesimo atto di una rivalità iniziata nel 2004 a Gstaad e che, dopo l’incontro di oggi vede il bilancio tra i due in perfetta parità con otto vittorie a testa
Ferrer, ormai trentacinquenne, ha perso parte della freschezza atletica che lo ha sempre contraddistinto ma continua ad essere un combattente indefesso, qualità per il quale il pubblico lo rispetta e lo ammira.
Oggi contro un Berdych smagliante come non lo si vedeva da tempo, per lo spagnolo non c’è stato niente da fare. Centrato e sempre concentrato, il ceco ha pressato costantemente l’avversario caricando il suo bazooka tutte le volte che l’avversario era costretto ad accorciare i colpi. Primi due set in fotocopia con il ceco che conquistava il break alla prima occasione senza correre minimo rischio sui propri game di servizio in cui ha lasciato per strada solo undici punti nei due parziali e senza arrivare mai ai vantaggi. 6-4 6-3 in un’ora e tredici minuti. Un unico momento di rilassamento nel quarto gioco del terzo set in cui ha dovuto annullare l’unica palla break concessa all’avversario, prima di giocare nel game successivo il punto più bello del match, un passante incrociato di dritto in corsa che gli è valso il break che lo ha portato al 4-2 e di fatto ha chiuso l’incontro.
Il Berdych visto oggi puiò fare ancora strada a cominciare dal prossimo incontro in cui dovrà vedersela col vincente del match tra Thiem, testa di serie numero 8, e il giovane americano Jared Donalson, reduce dal successo contro il nostro Lorenzi.
[6] M. Raonic b. [25] A. Ramos Vinolas 7-6(3) 6-4 7-5 (Gianluca Atlante)
Non è ancora il Milos Raonic ammirato dodici mesi orsono sui verdi prati della Regina, ma il suo cammino a questa edizione dei Championships prosegue. Il canadese, su un campo numero 1 sin troppo spelacchiato per essere soltanto il sesto giorno di gare, ha finito per cucinare a fuoco lento lo spagnolo Ramos Vinolas: 7-6(3) 6-4 7-5 in due ore e ventuno minuti di gioco. Diciamo subito che è stato un match che lo spagnolo ha provato in tutti i modi a tenere vivo, restando aggrappato al suo avversario sino a quando ha potuto. Come nel primo set, quando solo il tie break ha dato ragione ad un Raonic non particolarmente esplosivo, ma sicuramente più continuo nel suo gioco rispetto ai giorni scorsi e, soprattutto, nei propri turni di battuta. Il 7-3 del tie break ne è stata una chiara riprova. Ad inizio secondo set, poi, è arrivato il break che, di fatto, ha decisamente spostato gli equilibri di una sfida non particolarmente entusiasmante. Anche perchè, sino a quel momento, Ramos Vinolas era riuscito non sono a tenere discretamente bene i propri turni di battuta, ma ad avere anche un certo predominio quando lo scambio diventava più lungo del previsto. Una volta operato il break, Raonic ha fatto il proprio compitino, trovando modo e tempo per rendere ingiocabili, o quasi, i propri turni di battuta. Con il 7-6 6-4 in cassaforte per il canadese, la montagna da scalare per lo spagnolo è diventata un’impresa impossibile, a maggior ragione con la “Graziella” di turno. Una sorta di Tourmalet impossibile da domare. Per carità, Ramos Vinolas si è messo lì, con tanta pazienza e altrettanta verve agonistica, a provare a restare in scia al suo avversario, ma al dodicesimo gioco, quando tutto lasciava presagire ad un secondo tie break, ecco la “zampata” vincente del finalista della scorsa edizione di Wimbledon. Un Raonic, lo ripetiamo, non ancora al top della condizione e, se vogliamo, parente povero di quello che da queste parti, solo un anno fa, non solo ha battuto Federer, ma ha conteso a Murray la coppa dorata, ma che comunque nella seconda settimana che si aprirà lunedì, potrà giocarsi le proprie chances ad iniziare dall’ottavo di finale contro il vincente del match tra il sorprendente austriaco, Sebastian Ofner, allenato da papà Thiem e il Re di Roma, Alexander Zverev.
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