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Wimbledon: Lorenzi e Fognini avanzano. Schiavone, Bolelli e Seppi eliminati

K. Anderson b. A. Seppi 6-3 7-6(4) 6-3 (Piero Vassallo)

Un grande Kevin Anderson elimina da Wimbledon il nostro Andreas Seppi. Ben quaranta vincenti (contro appena tredici errori) spianano la strada al sudafricano, che ora sogna di ripetere il risultato del 2014 e del 2015, quando in entrambe le occasioni giunse fino agli ottavi. Obiettivo alla sua portata anche quest’anno visto che per farcela dovrà battere il belga Ruben Bemelmans, proveniente dalle qualificazioni e dunque sfavorito contro il sudafricano. Andreas Seppi paga dei piccoli ma letali passaggi a vuoto, uno per set, ma bisogna prendere atto di come in risposta l’altoatesino non abbia mai saputo mettere in difficoltà Anderson: sono zero le palle break concesse dal giocatore africano nell’arco dell’intera partita. Il parziale di dodici punti a uno di inizio partita ha spianato la strada ad Anderson, come detto ingiocabile al servizio. Equilibrio nel secondo set, con Seppi chiamato a salvare palla break in due occasioni, si arriva al tie break dove è il mini break iniziale che porta Anderson sul 3-0 a decidere il destino del parziale. In una situazione ormai molto difficile, Seppi crolla nel quarto gioco del terzo set: nuovo break di vantaggio per l’ex top 10 che poco dopo chiuderà 6-3 7-6(4) 6-3 mandando ko l’azzurro.

[28] F. Fognini b. J. Vesely 7-6(3) 6-4 6-2 (Gianluca Atlante)

Come nel 2010 e nel 2014. Come nelle migliori previsioni di un seeding che ha finito per rispettare alla lettera. Fabio Fognini, soffrendo soltanto un po’ nel primo set, approda al terzo turno di Wimbledon. Il tutto, complice il successo odierno, sul campo numero 12, con spettatori interessati capitan Barazzutti e Mara Santangelo, sul ceco Vesely: 7/6 6/4 6/2 in un’ora e cinquantasette minuti. Ha giocato bene Fabio, soprattutto il suo gioco ha avuto una crescita graduale. Per carità, c’è stato un momento, nel secondo set, in cui la racchetta ha rischiato di fare una brutta fine, ma questo è un marchio di fabbrica e bisognerà farsene una ragione. Quello che è piaciuto di Fabio, oggi, è stato il suo restare in partita sempre e comunque, anche quando al nono gioco del primo set, ha dovuto fronteggiare due palle break che avrebbero portato Vasely a servire per il primo set. Insomma, nel complesso il giocatore di Arma di Taggia è stato bravo e all’orizzonte c’è la ghiotta opportunità di affrontare il numero uno del mondo, del seeding e campione uscente, Andy Murray, in una partita dove Fognini non avrà assolutamente nulla da perdere e al cospetto di un campo centrale che venerdì pomeriggio sarà ribollente di passione. La stessa che oggi, sul campo numero 12, i tanti italiani hanno riversato sul numero uno azzurro, capace di giocare con continuità, trovando modo e tempo di sopperire, oseremo dire alla grande, anche a qualche sbavatura. Il Fognini di questi primi giorni a Wimbledon, insomma, è piaciuto e chissà che dal suo cilindro non esca fuori la partita della vita, ripendando alla sfida vinta in Davis o a quella di Rio de Janeiro, dove andò vicinissimo dall’eliminare quello che poi si sarebbe messo al collo il metallo più prezioso. Questa, però, è un’altra storia. Quella odierna parla di un Fognini in palla, a posto fisicamente e pronto a giocarsi sino in fondo le proprie chances.

[12] J. Tsonga b. [Q] S. Bolelli 6-1 7-5 6-2 (Piero Vassallo)

Non si poteva chiedere molto di più a Simone Bolelli, già bravissimo a superare qualificazioni e primo turno. Sul Campo 2 Jo-Wilfried Tsonga vive un pomeriggio tranquillo e si qualifica per il terzo turno battendo il tennista azzurro col punteggio di 6-1 7-5 6-2. Un punteggio che parla chiaro ed esprime tutte le difficoltà di Bolelli contro un avversario oggettivamente fuori dalla sua portata. Già al secondo game del primo set il bolognese rischia di perdere il servizio, i guai vengono soltanto rimandati perché sul 2-1 Tsonga ottiene il primo break della giornata e da lì ha strada spianata per vincere il primo parziale. Il dritto di Bolelli, insufficiente nel primo set, rende meglio nel secondo parziale ma nonostante l’apparente equilibrio il tennista italiano rischia il break in ogni turno di servizio mentre il francese ha un momento di difficoltà solo nel sesto gioco, quando è costretto a rimontare uno svantaggio di 15-40. Prova e riprova, nell’undicesimo gioco Tsonga strappa la battuta al trentunenne azzurro e chiude il set nel game successivo. Nel terzo set la parità si spezza sul 2-2, da quel momento Bolelli non vincerà più un game e per Tsonga si spalancano le porte del terzo turno, da giocare contro un avversario scomodo come Sam Querrey. Bolelli chiude il suo Wimbledon con un buon risultato, un ottimo assegno e tante posizioni guadagnate in classifica. Meglio di così non si poteva proprio fare.

[32] P. Lorenzi b. H. Zeballos 7-6(3) 4-6 7-6(8) 7-5 (Gianluca Atlante)

La storia di Wimbledon, tramandata ai posteri, ci racconta di storie incredibili e altre di ordinaria amministrazione. Ci racconta, per esempio, di partite iniziate nel tardo pomeriggio di martedì e terminate nel primo, peraltro afoso, del giorno seguente. Ci racconta della prima vittoria ai Championships di Paolo Lorenzi, numero 32 del seeding, giocatore che si è costruito con certosina pazienza una pensione dorata e che oggi le sue partite, quelle che in realtà sono alla sua portata, le vince, Come quella odierna, prosecuzione di quella di ieri, contro l’argentino Zeballos, più doppista che singolarista, se vogliano, ma proprio per questo cliente un tantino pericoloso per l’azzurro. Due giorni e, nel complesso, tre ore e quarantadue minuti di gioco, il tempo necessario per domarlo in quattro set e portare a casa, finalmente, la prima vittoria sui verdi prati della Regina: 7/6 4/6 7/6 7/5 il punteggio finale, con un dodicesimo gioco finale nel quale Lorenzi, al servizio, ha dovuto fronteggiare due palle break, prima di chiudere al secondo matchpoint. Dopo sei primi turni consecutivi dal 2010 al 2016, dunque, Paolo Lorenzi ha fermato questa emorragia da erba, trovando modo e tempo, così com’era accaduto due volte in Australia (2015 e quest’anno), una volta al Roland Garros (nello scorso mese di maggio) e due volte all’Open degli Stati Uniti (2014 e 2016), di issarsi oltre il primo turno di uno Slam. E chissà che domani non ci sia un ulteriore passo in avanti in questo terzo major in considerazione del fatto che Lorenzi si troverà di fronte lo statunitense Donaldson, alla sua prima apparizione a Wimbledon, che nel primo turno ha approfittato di uno dei tanti ritiri di questa prima settimana dalle parti di Church Road contro l’ex top ten, il serbo Tipsarevic.

[4] E. Svitolina b. F. Schiavone 6-3 6-0 (Gianluca Atlante)

Cinquanta minuti di partita, peraltro a senso unico, non possono cancellare una storia di partecipazione agli Slam. Non possono, insomma, scalfire, ma nemmeno minimamente, la storia di una giocatrice, tale Francesca Schiavone da Milano, che dalle parti di Church Road, a Wimbledon, ha messo piede sui verdi prati della regina per 17 volte. Tanto di cappello e giù un inchino anche se oggi, al cospetto dell’ucraina Svitolina, la nostra Francesca ha raccolto oltre alle “gialle” Slazenger, la miseria di tre giochi. Un 6/3 6/0 che non ammette repliche, per carità, con la numero quattro del tabellone a fare davvero, sul campo numero 12, il bello e cattivo tempo, ma alla Schiavone non possiamo e, soprattutto, non vogliamo rimproverare nulla. Lei è lì, sul campo, a lottare palla sua palla, magari a farsi umiliare, ma convinta più di ogni altra in quello che sta facendo e, soprattutto, perchè lo sta facendo. Lo ha fatto anche oggi, sapendo di poter andare incontro ad una brutta figura che, poi, in 50′ si è materializzata, ma giochi il tuo Wimbledon numero 17 non c’è, pronti via, vittoria o sconfitta che tenga, perchè la Francesca nazionale ha vinto in partenza, andando in campo come se fosse il primo giorno di scuola sui verdi prati di Sua Maestà. Altro non ci sentiamo di dire, magari in cuor nostro nutriamo la speranza che quella di questo pomeriggio non sia stata la sua ultima partita a Wimbledon. Forse si, forse no, chissà. Staremo a vedere quello che il futuro riserverà alla Schiavone, che oggi ha salutato la sua diciasettesima apparizione ai Championships con una brutta, bruttissima sconfitta, ma che deve andar fiera del proprio credo e di quella innata voglia di stupirsi e stupire, sempre e comunque. Mettendo da parte la carta d’identità e andando in campo come se il sogno di una vita si fosse, di colpo, materializzato in un istante. 

Redazione

La redazione di Ok Tennis è formata da rappresentanti di tutte le minoranze tennistiche esistenti al mondo. Inoltre, è conforme alla Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen emanata il 26 agosto 1789.

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