[PR] E. Gulbis b. [32] J. M. del Potro 6-4 6-4 7-6(4) (Giovanni Putaro)
Wimbledon molto spesso racconta momenti magici, storie di tennisti smarriti che, sul sacro verde, tornano ai fasti del passato. Uno di questi è Ernests Gulbis, che annichiliste Juan Martin del Potro con un sonoro 6-4 6-4 7-6(3). Giornata ventosa, in cui bisogna essere molto rapidi con i piedi per trovare la giusta distanza dalla palla, cosa che succede nei primi tre giochi, con un solo punto conquistato in risposta. La vera svolta arriva sul 2-2 con il sudamericano al servizio che dal 40-15 si vede raggiunto grazie a due vincenti dell’avversario ed è costretto a giocare degli estenuanti vantaggi della durata di 13 minuti, nei quali annulla palle break e ha l’occasione di salire 3-2, ma alla fine il lettone va a segno in lungolinea e si prende il break di vantaggio. L’argentino non è al massimo della forma, è risaputo, e infatti al cambio campo prenderà un antidolorifico, ma non avrà occasione di rientrare nel parziale, nonostant due palle break in un ottavo gioco in cui Gulbis commette due doppi falli di fila, sopravvive e chiude.
Del Potro sa che deve alzare il livello per fare partita pari, deve prendere l’iniziativa e muovere il lettone, ma sbaglia veramente tanto. Nonostante ciò riesce a tenere i primi servizi. Quando a causa dei malori di due signore del pubblico i giocatori sono costretti a 23 minuti di pausa si sfiora l’idea che l’argentino, avanti 3-2 15-0, possa trarne beneficio, ma non è così. Gulbis al rientro sbroglia la situazione ai vantaggi e poi con una risposta nei piedi e grazie ad un DelPo lento in uscita dal servizio, va a prendersi il break nel nono gioco, che gli varrà anche il secondo set.
Sostanzialmente “la torre di Tandil” non ha giocato nemmeno male. A volte gli è mancato un pizzico di aggressività, ma è stato Gulbis ad esprimersi semplicemente a livelli superiori, vincendo punti complicati, disegnando il campo, piazzando un sacco di smorzate e di vincenti, scoraggiando non poco il suo avversario che, infatti, nel terzo parziale commetterà un sanguinoso doppio fallo su palla break sul punteggio di 1-1. Illude il controbreak, ma un suo tiebreak disastroso è il trampolino di lancio definitivo per il lettone che non si fa sfuggire l’occasione di proseguire la sua corsa in questo torneo e dimostra di voler trovare le certezze perdute a causa di infortuni che hanno condizionato di netto i suoi ultimi dodici mesi. Affronterà quindi Novak Djokovic, anche lui alla ricerca di se stesso, in un terzo punto che, Gulbis permettendo, può essere spettacolare.
Nota a margine, era dal 2002 che un giocatore di così bassa classifica non approdava tra i migliori 32 del torneo londinese. In quella circostanza fu Richard Krajicek, numero 1093. Gulbis, al momento, è “solo” 589 del mondo e per lui si prevede un balzo di circa 250 posizioni.
[13] G. Dimitrov b. M. Baghdatis 6-3 6-2 6-1 (da Wimbledon, Rossana Capobianco)
In una di quelle giornate in cui era prevista pioggia, si sfiorano e a volte si superano i trenta gradi a Londra: qui sono tutti impazziti, finalmente estate, finalmente la tintarella, finalmente ombrelli solo per ripararsi dal sole.
Ce ne vorrebbero molti sul Campo 2, tutto esposto ai raggi solari che il panama troppo costoso torna comunque comodo, alla fine. In condizioni del genere il classe ’85 Marcos Baghdatis è certamente quello a soffrire di più sul campo, anche perché il cipriota non ha mai brillato per atletismo e forma.
Grigor Dimitrov invece sì, specie dopo gli anni (sprecati?) passati accanto a Roger Rasheed, che dal punto di vista fisico però lo ha messo a punto come si deve.
Sono passati nove anni da quando l’allora promessa bulgara vinse a South West 19 quel titolo Juniores, che forse ricorda con dolcezza adesso ma che guardandolo dalla prospettiva odierna forse gli ha rovinato un po’ la carriera, troppe aspettative cariche di fama gloriosa e paragoni pressanti e ingiusti.
Però oggi Dimitrov tutto questo se l’è lasciato alle spalle, così come le prese in giro, gli appellativi poco simpatici tipo “Mr Sharapov”, piccoli Federer, e via andare.
Oggi pensa solo a giocare e se la stagione era iniziata nel migliore dei modi fino a quelle palle break nel quinto set della semifinale in Australia contro Nadal, poi le cose si sono complicate. Fiducia che viene meno, sempre quella poca “tigna” nel riuscire a ribellarsi alle condizioni sfavorevoli, la sensazione di rivivere un ciclo infinito di aspettative disilluse, specie con se stessi.
C’è una statistica però che parla per questo match di secondo turno vinto contro Baghdatis, di cui è anche amico: alla fine del secondo set il bulgaro aveva commesso un solo errore gratuito. Uno solo e diciassette vincenti. Solidità, calma, voglia di costruire ma comunque di chiuderle, quelle palle, quegli scambi. Non una cosa così abituale per Grisha, che aspetta Isner e forse, se le cose van bene a entrambi pure il suo amico Roger.
Oggi però è solo contento di tornare su quella superficie in cui tutto iniziò e forse, oggi, avrebbe fatto tutto diversamente poi.
[8] D. Thiem b. G. Simon 5-7 6-4 6-2 6-4 (Simone Milioti)
Si complica la vita Dominic Thiem sul Campo 1, l’austriaco supera, venendo a capo di un secondo turno che si era messo male, Gilles Simon dopo quasi tre ore di match. Gli scontri diretti erano a vantaggio del numero otto del seeding, però prima volta sull’erba e prima volta in uno Slam per i due.
Thiem avrebbe da subito la possibilità di scappare già nel primo set, ben 7 palle break – nessuna sfruttata – nei primi due giochi in cui risponde al servizio del giocatore francese. Subisce il colpo o forse è leggermente sorpreso dallo stile di gioco che adotta Simon che si presenta a rete quasi ogni punto. Le sue voleé non sono vincenti o dei ricami, ma spiazzano Dominic che deve sempre cercare il vincente. Sale velocemente 4-1 Simon, subisce la rimonta di Thiem che però una volta recuperato il break non dà all’avversario il colpo di grazia, il francese sfrutta abilmente ancora un game poco sicuro del suo avversario conquistando un altro break e fa suo il primo parziale.
Nel secondo set i due continuano a fronteggiarsi alla solita maniera, Simon infastidisce l’avversario scendendo a rete che al contempo spesso e volentieri manca di metri il campo da fondocampo, l’unica cosa che funziona sono le prime in campo che regalano a Thiem qualche punto gratuito. A metà del set l’austriaco ottiene finalmente il break, che confermerà fino al termine del parziale, ma da quel momento la partita si sposta nelle mani del numero otto del seed. Il terzo set fila via molto liscio, addirittura due break subiti per un Simon che non trova più la strada della rete e subendo da fondo cerca di accorciare malamente gli scambi.
Nel quarto set segue un equilibrio apparente, ma Thiem ha in mano il match e come fatto dal suo avversario ad inizio match è lui che spesso e volentieri prende la rete, otterrà il suo break ai danni di un Simon ormai rassegnato e chiuderà con il servizio. Un Dominic che è apparso leggermente meno concreto e concentrato del solito, s’è fatto soffiare un set che poteva tranquillamente fare suo ed ha avuto difficoltà a contenere le discese a rete di Gilles Simon, non di chissà quale giocatore offensivo. Nonostante questo Thiem avanza al turno successivo, dove sfiderà il vincente tra il nostro Lorenzi e Donaldson, intanto noi possiamo continuare a ritenerlo una mina vagante in tabellone.
Come sempre, a Natale si è tutti più buoni. Per cui, senza troppo indulgiare oltre,…
di Salvatore Sodano C'era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e…
Iga Swiatek è stata protagonista di intervista con Anita Werner a 'Fakty po Faktach" (Il…
La FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) e l’ITF (International Tennis Federation) sono liete di…
Sei mesi da numero uno. Jannik Sinner inizia oggi la ventiseiesima settimana consecutiva in vetta…
Simona Halep non è stata fin qui la sola giocatrice a esprimersi sul caso di…