[3] R. Federer b. D. Lajovic 7-6(0) 6-3 6-2
Contro Alexandr Dolgopolov si era trattato praticamente di un mini allenamento, contro Dusan Lajovic è stato un match vero ma non abbastanza impegnativo per tastare sul serio il braccio e la condizione di Roger Federer. Una giornata di ordinaria amministrazione in una data che però tanto normale non è per lo svizzero: il 6 luglio del 2003 diventava un Campione con la “c” maiuscola battendo Mark Philippoussis nella sua prima finale a Wimbledon, cinque anni dopo nello stesso giorno avrebbe vissuto uno dei momenti più drammatici perdendo in cinque set contro Rafa Nadal, costretto a prendere atto di non essere più il migliore dopo anni di dominio.
Il 6 luglio 2017 invece non passerà alla storia, il 7-6(0) 6-3 6-2 con cui si è sbarazzato del serbo Lajovic non dà chissà quali spunti. Per il belgradese era appena la seconda apparizione al secondo turno dei Championships, mai aveva messo piede sul Campo Centrale ed ecco perché non gli sarà parso vero iniziare con un parziale di sette punti a zero in suo favore e con un break di vantaggio. Federer ha rimesso immediatamente le cose a posto e si è andati avanti seguendo l’ordine dei servizi, lo svizzero ha viaggiato su ritmi sostenibili per il serbo che ha tenuto bene fino al tie break, perso però nel modo peggiore, senza vincere nemmeno un punto.
Consapevole di aver superato il momento più pericoloso, Federer ha avuto come prevedibile vita più facile e secondo e terzo set sono scivolati via in modo quasi naturale. Volendo utilizzare una metafora ciclistica, se quello con Dolgopolov era stato un prologo, questa con Lajovic è stata una prima tappa interlocutoria in attesa delle prime vere difficoltà. Il terzo turno con Mischa Zverev significa mettere l’asticella un po’ più su, vero che lo ha battuto quattro volte su quattro ma il serve&volley del tedesco può essere fastidioso. Il giusto antipasto per il torneo che verrà, che per Federer può significare Dimitrov, Raonic o Alexander Zverev e poi chissà.
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