Quando devi fronteggiare una palla break, e giochi la prima palla lunga, da dove ti viene l’istinto di giocare una seconda di servizio a 170 km/h?
Scendo in campo per competere. Cerco di produrre ciò di cui ho bisogno in quello specifico momento. Non c’è nessun piano o cose del genere. Io non pianifico. Cerco solo di competere.
Dato il modo in cui Johanna (Konta, ndr) ha giocato in questo torneo, credo possa un giorno diventare campionessa di Wimbledon?
Ha giocato un torneo straordinario. Ha mostrato grandissimo coraggio, ha giocato in situazioni molto complicate con giocatrici in forma. Credo che lei desideri tanto vincere questi Major, avrà la sua opportunità. Ha giocato alcuni match incredibili anche contro di me. Sono stati tutti molto combattuti, ed anche oggi lo è stato.
Dopo aver annunciato di avere avuto la sindrome di Sjorgen e che le cose per te non stavano andando bene, eccoti di nuovo nella seconda finale in uno Slam quest’anno. Puoi fare una riflessione in merito, pensando a dov’eri in quel periodo e dove sei adesso?
Sì sì. Ci sono stati sicuramente dei problemi. Ne ho avuti parecchi. Quest’anno è stato fantastico dal punto di vista del mio gioco, dell’arrivare in fondo negli appuntamenti importanti. Ovviamente sono entusiasta di essere ancora in finale. Proverò a fare un passo in avanti. Sono già concentrata sul prossimo match.
Le persone che ti conoscono e ti amano parlano della tua incredibile fiducia in te stessa. Parlacene. Da dove viene? Sei una persona e una giocatrice forte?
Si. Per me si tratta di scommettere su me stessa ogni volta. Quando guardo dall’altra parte della rete, credere nella mia avversaria più che in me non credo sia l’approccio giusto. Non significa che ho sempre vinto, ma ho cercato di darmi le migliori possibilità indipendentemente da quali fossero le circostanze.
Parlaci dei tuoi alti e bassi, e se la perseveranza sia stata uno dei fattori del tuo successo.
Beh, sicuramente ci sono stati tanti alti e bassi. Cerco solo di tenere la testa alta, indipendentemente da ciò che la vita mi riserva. Nello sport, in particolare, capita di infortunarsi. Capita di ammalarsi. Non giocherai mai al 100%. Se decido di scendere in campo, cerco semplicemente di competere quel giorno. Ecco cosa cerco di fare.
Guardando alla storia di questo torneo in particolare, quali sono i giocatori che hai idolatrato e guardato crescendo? Come hai continuato a trarre ispirazione da loro?
Si. Sono cresciuta guardando Becker ed Edberg. Ricordo loro in particolare. Ovviamente anche la Graf. Ero una grande fan della Seles. Mi divertivo parecchio a vederla giocare. Anche l’anno in cui Zina (Garrison, ndr) arrivò in finale (1990, ndr) fu fantastico. Questi sono i miei ricordi.
Puoi parlarci un pochino della partita che giocherai sabato contro Garbine, cosa pensi che lei potrebbe fare e cosa invece tu dovresti fare.
Si, come sapete, abbiamo giocato alcuni match contro. Non ricordo quanti, ma sicuramente ci siamo già affrontate. Non l’ho mai incontrata sull’erba, e questo sicuramente diventa un fattore differente. Dovrò vedere cosa sta funzionando. Voglio provare a giocare come ho fatto in tutti questi match fino ad ora. Sinceramente non ho visto sue partite. Nemmeno quest’ultima giocata prima della mia. Non so esattamente cosa stia facendo in campo. Dovrò capire cosa succederà in finale.
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