È stato più difficile trattenere le lacrime che chiudere il match, o perfino giocare questo torneo.
Questa è l’impressione, perché Roger Federer fa sembrare tutto facile, anche rispondere sulle stringhe dell’avversario dopo servizi sparati a 130 miglia orari.
Ancora più facile è parso vincere due Slam in sette mesi che tenerle dentro gli occhi, quelle lacrime.
Quelle lacrime apparse quando, una volta scaricata l’adrenalina, ha visto apparire nel suo box tutti e quattro i suoi pargoli: le bambine c’erano già nel 2012, quasi inconsapevoli. Oggi che Leo e Lenny sono lì e guardano chiedendosi, a tre anni, cosa stia succedendo, Myla e Charlene cercano di far capire ai fratelli che quello lì, quello che piange in quel prato verde un po’ rovinato ma comunque splendente, è il loro papà.
Il loro papà che malgrado i trentasei anni tra meno di un mese ha iniziato questa finale teso come l’avversario, malgrado l’esperienza e i diciotto Slam fin qui conquistati. Non importa, è Wimbledon e sono cinque anni che quella coppa manca dalle mani delicate e talentasse dello svizzero.
Molti errori fin dall’inizio, entrambi sono scossi ma Federer annulla la prima palla break con autorità e si carica. È Marin a pagare: Cilic viene poi investito da una maggiore convinzione da parte di Roger e lì la partita, in pratica, finisce.
Non si capisce bene se per qualcosa capitato a Cilic, che chiama il medico e non trattiene le lacrime ma oltre a qualche vescica, non si fa medicare nient’altro. Non è al meglio però il croato e quando cerca di reagire, i colpi di Federer, cinico e cattivo, lo rimettono al suo posto.
Una finale quasi mai iniziata di un torneo che però lo svizzero ha giocato con una sinusite acuta ma con una condizione psico-fisica perfetta, voluta e programmata anche grazie alla rinuncia alla stagione sulla terra.
Due Slam in sette mesi, come quando di anni ne aveva ventisei, con la prospettiva concreta di tornare al numero uno del mondo, in estate inoltrata.
Due sole sconfitte in stagione, contro Donskoy e Tommy Haas, entrambe con match point a favore, in tornei 250.
Alla diciannovesima presenza a Wimbledon, Federer fa diciannove. Solo un anno fa, era una fantasia proibita.
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