Al confronto, le bêtes noires che infestano il tennis sono appena una sottospecie nella scala gerarchica dei pusillanime. Non hanno la visione strategica, allargata e trasversale dei grandi Distruttori di Slam, la schiatta delle mine vaganti intelligenti, chirurgiche, gli autentici “scassa tornei” (se non peggio) del circuito tennistico. Qui comanda Sam Querrey, ormai il nome più temuto dagli organizzatori di Wimbledon. Un anno fa fece fuori Djokovic, causandogli guasti psicologici che non sono bastati tre cambi di coach a risanare. Stavolta ha estratto dal torneo il campione in carica, Andy Murray, riuscendo a spegnere – neanche avesse un interruttore in mano – non solo il tifo accorato del Centre Court e quello più sanguigno del popolo della collina, ma anche lo stesso Murray, che non ha avuto più nemmeno la forza di alzare i consueti, altissimi lai sulla sua precaria condizione di campione sfortunato. Querrey l’ha zittito, e fra i tanti, è stato forse questo l’aspetto più incredibile di una giornata finita sotto sopra, neanche fosse stata ordita da una divinità tennistica in evidente stato di alterazione etilica.
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