Due semifinali di fila, 2011 e 2012.
Due semifinali perse contro due campionesse di Wimbledon, Petra Kvitova e Serena Williams.
Eppure il gioco di Vika Azarenka non pare così adatto all’erba: il dritto soprattutto è un colpo con poco margine che ha bisogno di rimbalzi regolari per essere solido e incisivo. Ma in questo momento del tennis femminile, dove chiunque può ambire al posto di favorita e di Regina in un interregno causato dalla maternità di Serena Williams, il periodo post-squalifica della Sharapova e nessuno che pare trovare una costanza accettabile, Azarenka è tornata in tempo.
E’ tornata diversa, più calma, più paciosa; le solite urla, il solito rovescio, lo stare bassa nei momenti importanti, i tentennamenti al servizio ma la capacità di tirare fuori le unghie al momento importante. Tutti guardano a lei in questo momento perché su chi altro si può fare affidamento?
La Azarenka è diventata mamma da nemmeno un anno e il piccolo Leo se lo porta dietro: una serenità che la bielorussa forse non aveva mai sperimentato prima e che ai tempi della delusione d’amore per RedFoo sembrava impossibile da trovare. Le cose però cambiano in fretta e adesso la guardi in campo perdere il primo set contro Heather Watson e non scomporsi, non maledirsi.
Certo anche lei, come tante, come ha giustamente fatto notare Kim Cljisters in questi giorni da commentatrice per la BBC, ha sfruttato un “illegal coaching”, quando il dritto faceva più bizze del solito. Annosa questione, perché non permetterlo come si fa nei tornei WTA? E perché se non è consentito gli arbitri non ne tengono conto?
Ma proprio come la Cljisters la Azarenka potrebbe tornare e vincere da neo mamma, in un torneo che non è riuscita a vincere quando giocava meglio ma che adesso le riserva una possibilità che prima non c’era.
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