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Garbine Muguruza, degna vincitrice di un torneo sopra le righe

Tre tornei dello Slam passati, nel 2017, tre vincitrici diverse. Garbine Muguruza è la nuova campinessa di Wimbledon, trofeo solo sfiorato nel 2015 ed acciuffato ora, con un gran successo contro Venus Williams. 7-5 6-0 il punteggio finale di una partita che ha avuto due momenti contrastanti: in tanti pensavano ad una partita equilibrata, lottata, incerta… Per Ben Rothenberg, del New York Times, questa era la classica sfida da 50-50, un lancio di moneta, un testa o croce. Dopo i primi game, però, Venus si è irrigidita e la palla break mancata sul 3-2 ha voluto dire tanto: era ancora una fase di equilibrio, ma Muguruza ha capito che di fronte a sé non aveva la miglior versione della Venere, ma una giocatrice che avrebbe concesso qualcosa, ed era lì che avrebbe dovuto farsi trovare pronta. Così, sul 4-5, ha cancellato due set point ed ha condotto poi il contrattacco in risposta, strappando la battuta e chiudendo poi il parziale. La partita è finita lì e per la giocatrice originaria di Caracas si sono spalancate le porte dell’Olimpo.

Vincere Wimbledon ha un sapore speciale, ben più di ogni altro luogo sulla terra. Farlo poi 23 anni dopo Conchita Martinez, unica spagnola prima di lei, deve essere qualcosa di straordinario. Conchita che tra l’altro era nel suo box per tutto il torneo. Muguruza l’ha detto: “Non è solo merito suo se sono tornata in finale”. Ha parlato del lavoro svolto, ma vogliamo credere che enorme sia stato anche il senso di rivalsa dopo quanto successo a Parigi, un torneo che un anno fa la vedeva campionessa e che dodici mesi dopo la rifiutava, in un clima molto teso nel match di ottavi di fianle contro Kristina Mladenovic, francese pure lei. Hanno giocato in un’atmosfera tutt’altro che neutrale, a cui è bastata una miccia per accenderli. Lei poi si è presentata in conferenza stampa dopo i fischi ricevuti all’uscita del campo e non trattenne le lacrime nel momento in cui terminava le ultime frasi. Lì probabilmente è nata quella voglia di rivalsa che qui, a Wimbledon, ha trovato la sua versione migliore.

L’unica giocatrice in grado di darle filo da torcere fino alla fine? Angelique Kerber. La numero 1 più snobbata dal torneo londinese, che proprio nel giorno in cui ha abdicato da regina del trono ha trovato la prestazione migliore della stagione, strappandole il primo set e lottando punto a punto in un match tra i più belli visti ai Championships di quest anno. Una rivalità, quella tra la spagnola e la tedesca, che è mancata. Davvero tanto. Nel 2015 diedero vita a partite ricche di spettacolo, un primo set in quell’edizione di Wimbledon tra i più belli di tutta la stagione. Angie ha perso, viva Angie. “Grazie Wimbledon per avermi fatto ritrovare l’amore per questo sport” ha poi scritto, la sconfitta di quel giorno, sui propri profili social. Sarà ora la volta di Karolina Pliskova, nuova numero 1, a gestire le emozioni di un traguardo raggiunto non prestissimo, perché i 25 anni sono passati, e dopo solo un anno a ottimi livelli. Fino a Wimbledon 2016 commetteva tanti errori anche solo nella sua programmazione. Dopo la sconfitta contro Misaki Doi ha deciso di rivoluzionare molto della propria routine ed ha ottenuto grandissima costanza di rendimento. L’ultimo torneo mancato, ironia della sorte, proprio Wimbledon di quest anno. Diventare numero 1 dopo aver perso al secondo turno di uno Slam non è il modo migliore, ma non per questo deve essere sottostimata o considerata più “debole” di altre. Sarà curioso vedere cosa porterà, ora che arriva una fase della stagione che potrebbe favorirla. Se non altro, chi l’ha poi superata ha disputato un torneo eccezionale raggiungendo la semifinale: Magdalena Rybarikova. La storia è quella: fuori dalle prime 400 del mondo a fine marzo, dopo un intervento al polso ed un infortunio alla gamba, da lunedì sarà ad un passo dalla top-30 e tre mesi e mezzo in cui potrà solo guadagnare.

Neppure Venus Williams, a cui vanno tutti i complimenti possibili per un’annata ben oltre l’immaginabile, ha potuto far nulla oggi contro la spagnola. E dire che la storia sembrava pronta e preparata apposta per un suo sesto titolo. Nona finale alla ventesima edizione, tre giocatrici nate nel 1997 superate tra terzo turno e quarti di finale, enorme facilità nel l’imporsi su Johanna Konta in semifinale. Non è bastato, ma i rimpianti non devono sminuire la persona prima che la giocatrice. Tante delle attuali protagoniste la vedono come un monumento ed alla domanda se a 37 anni si vedono ancora in campo e a questi livelli, tutti rispondono picche. Dunque, una volta di più, giù il cappello verso una persona che mancherà a tutti nel momento in cui dirà basta.

È stato il torneo delle partite maratona, dei braccio di ferro continui, delle emozioni, dei rientri (Victoria Azarenka, ci sei mancata) e delle polemiche. L’ultimo punto è il più spinoso e vario. Si può cominciare dal finale del match tra Halep e Konta. Voi, al posto dell’arbitro, avreste fermato il gioco? A regolamento non si può, e Kader Nouni ha preso la decisione di non creare un precedente che sarebbe stato anche pericoloso, perché quello è il tipico caso dove poi l’incontro sfugge di mano e l’ambiente diventa impossibile da gestire. Oltretutto, visto come la britannica lo ha guardato, vien da pensare come avrebbe reagito se fosse stato chiesto di ripetere il “15”. D’altronde, lei è quella che nelle dichiarazioni post match ha detto: “Il colpo ha più disturbato me”. Stavolta le è andata bene, via. Non si possono però dimenticare le polemiche lungo tutta la durata dell’evento. Jelena Ostapenko tenuta in stand by fino alle 8 di sera per essere spedita sul campo 18 con meno di due ore di tempo per completare il suo match d’esordio. Kerber numero 1 del mondo e Muguruza messe sul campo 2 nel Manic Monday assieme a Halep e Azarenka, non certo il miglior trattamento verso il tennis femminile visto e considerato che tre di loro sono campionesse Slam (5 titoli in tre, quel giorno, ora 6). In più, ancora una volta, una programmazione a svalutare non solo le partite femminili ma anche a creare un grande solco nella classe arbitrale maschile e femminile, ma questo sarà oggetto di discussione più avanti.

A livello di match, impossibile non citare oltre a Kerber-Muguruza anche Cibulkova-Petkovic (9-7 al terzo), Konta-Vekic (10-8), Kerber-Flipkens (7-5 7-5, match che vedeva il livello alzarsi mano a mano si arrivava alla fine), Konta-Halep e due menzioni speciali: una a Carina Witthoeft, l’altra a Maria Sakkari. Le due protagoniste meno note che hanno compiuto due rimonte da favola: la prima da 0-5 sotto al terzo set contro Mirjana Lucic Baroni, al primo turno, la seconda da 5-7 1-4 contro una delle outsider del torneo, Kristyna Pliskova, vincendo 5-7 6-4 6-4. Kristyna in Australia aveva ricevuto il supporto speciale di Russell Crowe via Twitter. L’attore le diceva (taggandola) “impara a capire bene la tua forza e diventerai devastante”. Stavolta è toccato ad un altro personaggio famoso (e dire così è quasi riduttivo): Mick Jagger, storico, leggendario musicista dei Rolling Stones. Dopo la sfida tra Konta e Halep ha scritto, sempre su Twitter: “Fantastico vedere Johanna Konta raggiungere la semifinale a Wimbledon. Prima donna britannica negli ultimi 39 anni. Io non sono mai stato bravo abbastanza da poter giocare lo Slam” con una foto allegata in bianco e nero di lui su un campo da tennis.

Archiviati i primi 5 mesi e mezzo della stagione, ne mancano appena 3 e mezzo alla fine e la situazione nella Race per Singapore è qualcosa di impensabile: le prime 8 giocatrici sono racchiuse in poco più di 800 punti. Sono rimasti: un titolo dello Slam, un Premier Mandatory, tre Premier 5. Per dirvi la situazione: un Premier 5 porta in dote 900 punti, la distanza che separa Halep (4020) e Wozniacki (3216) è di appena 804 punti. Può ancora succedere di tutto. Saranno mesi bellissimi.

Diego Barbiani

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