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Federer: “Ho fatto le cose giuste nei momenti cruciali”

Hai battuto alcuni ragazzi possenti questa settimana. Ne hai battuto un altro oggi. Ne affronterai un altro domenica. Credi di stare facendo la tua parte a nome di tutti noi che siamo persone più basse?
Sì voglio dire, tutti stanno crescendo. Stanno diventando più alti. Mi chiedo come sarà il tennis tra 50 anni. Dovremo alzare la rete e allungare un poco le righe. A parte questo, è stato un buon match. Lui ha potenza, e anche Marin (Cilic, ndr) ce l’ha. Con lui l’anno scorso abbiamo giocato una grande partita. Anche agli US Open (2014, ndr) ha giocato in maniera pazzesca contro di me. Quindi so che sarà dura.

Hai detto che non vedi l’ora di affrontare sfide del genere così da utilizzare diverse strategie tattiche per battere i giocatori alti.
Sì. Domenica ci sarà una strategia diversa. Non conosciamo ancora le condizioni di domenica. Verificheremo durante il riscaldamento. Mi aiuterà a prepararmi ancora meglio. Sicuramente cercherò di giocare come so. Devo giocare in attacco. Se dai a Marin la possibilità di aggredire la palla può concludere bene il punto. Il campo sul quale giocheremo è ancora abbastanza veloce. Mi aiuta sul servizio, ma aiuterà anche lui. Sono sicuro che sarà un match tirato.

Non hai ancora perso un set. Credi che Berdych fosse l’avversario più tosto che hai avuto fino ad ora?
Devo solo vincere i match. Voglio dire, ho pensato che fosse una partita combattuta. Anche se sentivo che questa situazione mi ricordava anche partite precedenti in questo torneo dove comunque gli avversari hanno avuto occasioni. Sono riuscito a fare le cose giuste nei momenti che contavano. Ad esempio nei tie-break. Ho giocato molto bene nei tie-break, o comunque, quando il mio avversario ha giocato male sono stato bravo ad approfittarne e chiudere. Non ho mai giocato in preda al panico, cosa molto importante quando si entra nelle fasi cruciali. Quindi sì, è stato il match più difficile. Molto combattuto. Sono molto contento di aver vinto tutti questi punti importanti oggi.

Nella tua intervista post-partita in campo hai detto che sei orgoglioso di aver giocato ogni partita nel Centre Court. Pensi che ti abbia dato qualche vantaggio? Se tu fossi al posto di Rafael Nadal o Novak Djokovic, pensi forse che saresti un po’ deluso?
Prendi quello che viene e vai avanti. Io sono sempre pronto per andare sul campo numero uno o qualsiasi altro campo che stabiliscono. Decidono loro, non tu.
Non ho capito perché Novak non abbia giocato quel giorno ad essere molto onesti. Ma la sicurezza è una cosa enorme di questi tempi, come sappiamo. Devi accettarlo e andare avanti. Ovviamente preferiresti sempre giocare sul centrale o sul campo numero 1, ma ci sono molti giocatori richiesti da spettatori, TV, sponsor. Non abbiamo idea di cosa succeda oltre quelle porte.

È passato tanto tempo dall’ultima volta che hai vinto il torneo. Che effetto ha sulle tue sensazioni in merito all’opportunità che avrai domenica?
Mi sento pronto. Ho giocato buoni match sin da quando ho vinto qui nel 2012. Ho giocato molto bene sia nel 2014 che nel 2015. Non nel 2013 a causa degli infortuni. Ma l’ho fatto alla grande nel 2014 e nel 2015. Sono contento di essere tornato a quel livello. Perché ho fatto così bene qui, l’erba mi fa venire tutto così naturale, sono davvero soddisfatto di essere di nuovo qui. Tu fai sembrare la differenza enorme. Non credo che sia così però, onestamente. Il 2003 sembra lontano anni luce, se pensi alla coda di cavallo, la barba e tutto il resto. Questo è un Roger differente. Sono quello del 2012, o almeno spero.

La semifinale dello US Open contro Marin, è stata una delle prestazioni più incredibili di un avversario contro di te?
Possibile. Però se dovessi dire si sminuirei tutte le grandi prestazione degli altri avversari contro di me. Però credo che abbia giocato molto bene. Le condizioni erano veloci. Faceva partire servizio e risposta come voleva. Ha fatto un lavoro straordinario. Credo di avere avuto una piccola possibilità ad un certo punto forse nel terzo set, quando ero sopra di un break. Non mi ricordo. Ricordo solo il modo in cui ha giocato. Era in fiducia, la percepiva e la vedeva. Voglio dire, è stato davvero impressionante. Renderla la migliore prestazione di un avversario contro di me è difficile. Ma a quel punto della competizione, nelle fasi finali del torneo, è stato decisamente impressionante.

Per quanti anni ancora hai intenzione di continuare? Pianifichi certe cose, o continuerai finché il fisico te lo consentirà?
Beh, la salute ha un ruolo importante nelle mie decisioni, indubbiamente. Più si va avanti, più sono attento a quanto giocherò, quanto penso sia salutare per il mio fisico. Poi, di certo, sono solo continue discussioni che faccio spesso con mia moglie sulla famiglia, sui miei figli, per capire se tutti sono felici a stare nel circuito, se siamo felici a fare i bagagli e andare in tour per cinque, sei, sette settimane. Se hanno voglia di farlo. Per il momento, sembra non ci sia assolutamente alcun problema, ed è meraviglioso. In più il successo in parte è la chiave per continuare. Questo torneo mi aiuta a stare nel circuito più a lungo, ad essere sincero. Ma non ho ancora preso alcuna decisione su quanto giocherò ancora, non so se punterò alle olimpiadi di Tokyo o cose del genere. Da quando ho subito l’infortunio, praticamente tutto è stato resettato, e questo mi porta a pianificare fino alla fine dell’anno, e all’inizio dell’anno successivo pianifico i tornei che giocherò in quella stagione. E così via. Magari penserò solo all’anno successivo, ma è molto importante stare al passo con i piani.

Hai tutta questa esperienza, dopo aver vinto tutti questi titoli. Ti fai ancora prendere dal nervosismo? Eri nervoso oggi prima del match?
Non prima del match, no. Per qualche strana ragione, ero molto più nervoso, come ho già detto alla stampa, prima del mio secondo turno contro Lajovic. Non lo conoscevo molto bene. Oggi mi sentivo molto calmo entrando in campo. Anche durante il riscaldamento e i primi turni di battuta pensavo: “Ok, questa è simile ad un’altra partita già giocata”. Sono contento che sia stata una semifinale e non un secondo turno. Sì, ancora oggi sento il nervosismo. Ma sono felice di esserlo nelle occasioni importanti.

Fausto Consolo

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