[3] R. Federer b. [27] M. Zverev 7-6(3) 6-4 6-4 (dalla nostra inviata Rossana Capobianco)
C’è un certo riguardevole rispetto negli occhi di Roger Federer quando mette i piedi sul Centrale di Wimbledon. Quel rispetto che ha sempre avuto e quella pressione che ha sempre sentito.
Ogni tanto però è accompagnata da uno sguardo di sfida, da una vocina nella testa che dice: “Ok, tocca a me, adesso mi guardate un po’”. Quel narcisismo necessario a chi deve vincere, trionfare, a tratti dominare.
Quello che è entrato fin qui nel Centre Court è un Federer con la testa bassa, si siede e si guarda intorno: è quasi sempre l’ora del tramonto e ogni posto è gremito. Ci sono tutti e tutti sanno che qui tocca a te. Lo hai dichiarato, non ti sei nascosto: questo è il tuo obiettivo stagionale, L’Australia è stata una sorpresa. Molto piacevole, s’intende.
Melbourne è così lontana, soprattutto come sensazioni: lì si giocava liberi, senza pressioni. Lì andava bene anche perdere un set da Rubin o da Melzer. Qui no, qui tutti si aspettano il massimo.
Anche se è la prima settimana e non dovresti essere al massimo adesso, come ti è capitato qualche volta, ma la prossima.
E’ l’atteggiamento che però fa storcere il naso ad addetti ai lavori e fan, che permette di avere qualche dubbio sul suo status di favorito. Guardingo, incerto, nervoso. Del resto lo ha detto anche lui, dopo il match non entusiasmante contro Lajovic: “Non riuscivo a scrollarmi la tensione di dosso e non so perché”.
Sì che lo sai, caro vecchio Roger, come lo sanno tutti quelli che hanno seguito una carriera che sembra eterna: tensione ed emozione sono ancora le stesse e questo è il motivo per il quale continui a giocare, a sudare, a prepararti, a cambiare coach e accorgimenti tattici.
L’inizio contro Mischa Zverev, già incontrato ad Halle qualche settimana fa, è buono. Poi però non convinto, poco cattivo, poco concentrato e cinico. Ma è un avversario che conosce troppo bene e che gioca in maniera troppo brillante per impensierirlo davvero, anche se serve bene ed è mancino e oggi ha tentato qualcosa di più.
Lunedì inizia un altro torneo e si chiede a Federer di innalzare il livello al momento giusto: che è quello che chi vuol vincere il torneo deve fare.
[8] D. Thiem b. [12] J. Donaldson 7-5 6-4 6-2 (Daniele Vitelli)
Prestazione convincente e anche inattesa di Dominic Thiem contro Jared Donaldson, nell’ultimo match in scena sul campo numero 1, valevole per un posto negli ottavi di finale. Il tennista americano, dotato di un tennis potente, basato su servizio e diritto importanti, può essere veramente pericoloso sui campi veloci. Ne sa qualcosa Paolo Lorenzi, uscito sconfitto in quattro set contro il ventenne allenato dal duo Gambill-Fish. Dal canto suo, Thiem non è mai stato a suo agio sull’erba, come dimostra il fatto che questa è la sua prima apparizione al terzo turno dei Championships in quattro tentativi e le recenti uscite nei tornei di preparazione sull’erba. In tre partite, infatti, l’austriaco ha raccolto appena una vittoria in tre incontri giocati. Evidentemente il caldo di questi ultimi giorni sta rallentando i campi in maniera sufficiente da permettergli di utilizzare le sue ampie sbracciate.
Inizio difficile per il numero 8 del tabellone, che aveva già avuto un approccio complicato al match nel secondo turno vinto in rimonta in 4 set, contro un osso duro come il francese Simon. Il tennista americano dimostra immediatamente di essere entrato in campo senza timore reverenziale e con grande irruenza. È lui, infatti, ad arrivare per primo a palla break. Dopo averne mancate 3 nel secondo gioco, non si lascia scappare quella che arriva nell’ottavo, quando Thiem incappa anche in un pesante doppio fallo. Chiamato a servire per il set, però, qualche errore di troppo lo condanna all’immediato contro-break da parte del recente semifinalista dei French Open. Da quel punto in avanti, il set cambia padrone e viene chiuso da Thiem per 7-5, con un parziale di 4 giochi consecutivi. Anche nel secondo parziale le chance arrivano prima per Donaldson, 4 nel terzo gioco, ma sono tutte annullate dall’austriaco, in un caso, pure con l’aiuto del challenge. Saranno le ultime per Donaldson, che, subìto il break nel gioco successivo, non potrà fare altro che vedere anche il secondo set scorrere via. Il terzo, nonostante il punteggio più netto, si gioca sulla falsariga dei primi due, con Thiem però più concreto e capace di vincere i punti importanti e Donaldson sempre più sciupone e, infine, scoraggiato.
Partita divertente che proietta Thiem, apparso in crescita nel gioco su erba, verso un interessante ottavo di finale contro Tomas Berdych, nel quale potrà dire la sua di fronte al finalista dell’edizione 2010.
[4] D. Medvedev b. [7] A. de Minaur 6-2 6-4 Quel diavolo di Medvedev oggi…
[4] D. Medvedev b. [7] A. de Minaur 6-2 6-4 Quel diavolo di Medvedev oggi…
[6] C. Ruud b, [3] C. Alcaraz 6-1 7-5 Pessima prestazione di Carlos Alcaraz, che…
Aryna Sabalenka è per la prima volta numero uno di fine anno. Il ranking WTA…
Jannik Sinner, ormai certo della posizione n. 1 a fine anno, inizia bene alle Nitto…
Di Alberto De Laurentis Pensieri e parole di Lorenzo Sonego, intervistato durante l’evento organizzato da…