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07 Giu 2017 11:13 - Extra
Le semifinali femminili tra due compleanni ed una sfida al vertice
Il Roland Garros si appresta a decretare le proprie finaliste del tabellone femminile con due sfide particolari, in ballo anche il numero 1 del mondo.
di Diego Barbiani
Giovedì 8 giugno, giorno di semifinali femminili al Roland Garros. Giorno di due compleanni, giorno di un nuovo possibile cambio al vertice del ranking del tennis femminile. Questo Slam, da subito deriso, degradato, snobbato perché mancavano le giocatrici più note, ha regalato fin qui tante storie particolari e messo in luce protagoniste diverse. Che è anche un bene, da un certo punto di vista. Difficilmente avremmo potuto trovarci con due giocatrici, Jelena Ostapenko e Timea Bacsinszky, che nel giorno del loro compleanno avrebbero incrociato le racchette per la prima volta con l’obiettivo reciproco, all’orizzonte, di una finale Slam che vorrebbe dire il mondo. C’è tanto in palio anche nella seconda, tra Simona Halep e Karolina Pliskova: se vince la ceca, da lunedì sarà la prima giocatrice nel ranking; se vince la rumena, avrà bisogno di una vittoria in più (ma partirebbe favorita all’ultimo atto contro chiunque).
JELENA OSTAPENKO vs [30] TIMEA BACSINSZKY (0-0 nei precedenti)
Ci siamo divertiti, sorpresi ed entusiasmati di fronte alla corsa di queste due giocatrici. Ostapenko, prima lettone della storia a raggiungere le semifinali di un Major, sta giocando un tennis fantastico. Poco meno di 200 i vincenti messi a segno in cinque partite, che vuol dire una media appena inferiore ai 40 a partita. Tennis, il suo, che nasce puramente aggressivo ma che sta affilando non poco. Dodici mesi fa era convinta di non poter raccogliere granché sulla terra, ora ha infilato 14 vittorie su 17 partite disputate. La mano, in questa metamorfosi netta, è di Anabel Medina Garrigues. La spagnola, ex numero 3 al mondo in doppio ed ora ritirata, ha conosciuto Ostapenko per la prima volta nel 2015 e dopo un breve periodo assieme a fine 2016 è tornata a seguirla durante la stagione su terra. “Lei è una delle tre migliori giovani al mondo” ha dichiarato nei giorni scorsi, rincarando poi la dose in un’intervista a Sport360: “Ha tantissimo talento, ma aveva bisogno di essere più ordinata in campo. Io ho cercato di farle capire qualcosa a livello tattico lasciando il più possibile inalterato il sistema di gioco. La cosa che mi ha reso più felice è stata vedere come lei mi ascoltasse giorno dopo giorno con maggiore interesse”.
Comunque finirà il torneo, la lettone sarà certa del best ranking (numero 22 dovesse perdere domani). In caso di approdo in finale diventerebbe una delle prime 20 del mondo, nonché la quarta più giovane dall’inizio del nuovo millennio a giocarsi un titolo Major dopo Maria Sharapova a Wimbledon 2004, Caroline Wozniacki allo US Open 2009 ed Ana Ivanovic al Roland Garros 2007. Contro di lei ci sarà una ragazza con cui ha subito trovato un’alchimia speciale. Come potrebbe non esserlo quando nasci nello stesso giorno? “È come se capissimo immediatamente le sensazioni l’una dell’altra” ci diceva a Melbourne, ad inizio stagione. Forse non passeranno tanto tempo assieme come due vere amiche, ma Ostapenko e Bacsinszky si rispettano e si vogliono bene. Ed al giorno d’oggi tanto basta.
Timea è alla seconda semifinale parigina dopo quella del 2015 e ci arriva avendo ceduto set soltanto a Venus Williams (dove comunque conduceva 5-1 in quel primo set…) e sta giocando come meglio non potrebbe. “C’è della magia in questo posto” ha detto dopo aver battuto Kristina Mladenovic. Già a Roma si erano visti importanti miglioramenti rispetto ad un inizio di stagione terrificante con 3 infortuni diversi nei primi 3 mesi. Ad Indian Wells si è presentata in conferenza stampa, dopo la sconfitta contro Karolina Pliskova, che era quasi in lacrime per un infortunio al polso che l’aveva costretta al ritiro. Vestita tutta di nero, occhi gonfi e sguardo basso. Lei che di solito non risponde con meno di 200 parole (in media, eh), quel giorno alla domanda “come stai?” rispose semplicemente: “molto male”. Era metà marzo, oggi può diventare la prima finalista svizzera in un Major dopo Martina Hingis nel 1999. Questo è il bello del tennis.
[3] SIMONA HALEP vs [2] KAROLINA PLISKOVA (4-1 Halep nei precedenti)
Se i temi e gli argomenti per la prima semifinale sembrano tanti, il piatto forte della giornata è però la seconda. Halep contro Pliskova: si decide una grandissima fetta del ranking WTA. Sembra ormai certo che Angelique Kerber non sarà più in cima alla graduatoria del tennis femminile perché ormai ha due risultati su tre contro: Pliskova batte Halep o Halep che vince il torneo. L’unica speranza residua è che Halep perda in finale. Il punto è che la rumena partirà con tutti i favori del pronostico sia contro Bacsinszky che contro Ostapenko (contro cui comunque non ha mai giocato).
Fanno sorridere le conferenze stampa della ceca lungo tutto il corso del torneo. Lei è ben consapevole che la terra per il suo gioco è una sorta di tortura, perché quelle lunghe leve ed un footwork comunque inferiore a tante la costringerà sempre a fare fatica su questa superficie che allunga gli scambi, veloce o lenta che sia. “Cosa non mi è piaciuto oggi? Il mio dritto, il mio rovescio, il mio servizio…” questo dopo la partita contro Veronica Cepede Royg, dove perse il primo set 6-2 e fu più volte ad un passo dal baratro nel terzo set. Poi ancora: “Non sto giocando bene, ma ora mi interessa solo la vittoria” (dopo la partita contro Carina Witthoeft, al terzo turno). Infine la chicca di ieri, dopo i quarti vinti contro Caroline Garcia: “Qualcuno del mio team ad inizio torneo me l’aveva detto: “Se farai finale sarai la prossima numero 1. Io l’ho guardato, ridendo, e gli ho detto: “sicuro, guarda… no chance, zero, figuriamoci se riesco ad arrivare in finale!”. Ed ora invece sono così vicina… Ma ancora così lontana, perché andrò ad affrontare la miglior giocatrice sulla terra rossa del circuito”.
Ha ragione, Karolina, perché Simona Halep è la tipologia di avversaria più adatta a mettere in luce le sue pecche. Proprio il footwork della rumena, oltre alla profondità dei colpi ed alla capacità di ribaltare gli scambi, l’hanno portata a fare 4/4 nel circuito WTA, tra l’altro tutte partite giocate sul cemento e tutte finite in 2 set. Sulla terra queste differenze rischieranno di farsi notare da subito, a meno che la tensione per un obiettivo così importante per entrambe non possa cambiare qualche equilibrio (già ieri Halep ha dato segni poco incoraggianti, in un match contro Elina Svitolina molto condizionato anche dal vento… che però agiva anche sull’ucraina che pure fino al 6-3 5-1 gestiva tutto con apparente controllo).
La ceca ha fatto un mezzo miracolo ad arrivare fin qui, favorita anche da un tabellone agevole ma i 780 punti finora incassati potranno tornare molto utili nella seconda parte di stagione (ha praticamente coperto i 900 della vittoria a Cincinnati) anche perché c’è una bella differenza tra quelli ed i 240 (nel caso di sconfitta contro Cepede Royg) degli ottavi, in più non aveva mai battuto Caroline Garcia prima di ieri.
Chiudiamo con una chicca dalla conferenza stampa della numero 3 del seeding. Ha salvato un match point contro Svitolina, ma lei non se n’è neppure accorta: “No, davvero, non sapevo di essere al match point contro. Forse è stato meglio così”. Mito.