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WTA Roma: solo Bertens tra Halep e la finale

[6] S. Halep b. [Q] A. Kontaveit 6-2 6-4 (Diego Barbiani)

È una Simona Halep diversa, molto diversa da quella di inizio stagione. Lo avevamo già notato la scorsa settimana, a Madrid, quando vittoria dopo vittoria ha ottenuto il terzo Premier Mandatory della sua carriera. Anche a Stoccarda qualcosa di buono si era intravisto, ma il modo in cui aveva perso da Laura Siegemund in semifinale faceva pensare ancora ad una fase di “work in progress”, situazione che da 9 partite ormai sembra ufficialmente essersi stabilizzata su un livello molto alto.

Questa è la Halep che anche lo scorso anno avevamo ammirato tra Madrid e Montreal, con un rendimento da prime della classe e tante vittorie una dopo l’altra. La sensazione, quando gioca sulla terra, è che siano in poche al momento le giocatrici che possano prevalere e per farlo c’è bisogno sia di fortuna che di una giornata poco brillante della rumena. Perfetta negli spostamenti, sempre positiva come atteggiamento, capace di mutare piuttosto bene da una fase difensiva gestita senza grandi affanni ad una offensiva dove spesso risulta letale.

Contro una delle due giocatrici capace di giungere ai quarti di finale partendo dalle qualificazioni, Anett Kontaveit, la rumena ha subito impostato un match molto solido, senza picchi di rendimento super soprattutto perché la estone stava accusando un po’ di stanchezza (soprattutto mentale) di essere giunta fino alla sesta partita in 7 giorni, comprendendo anche le 2 vittorie nelle qualificazioni. Fatali, nel primo parziale, due break subiti da 30-0: il primo nel game inaugurale del match, il secondo sull’1-3, quando era appena riuscita a recuperare un nuovo turno di battuta perso.

Le accelerazioni che aveva mostrato nei giorni scorsi apparivano con meno frequenza, questo anche perché l’avversaria è capace di rigiocare tantissimi più colpi e di alzare il livello di rischio che chi attacca, in questo caso Kontaveit, deve prendersi, alzando anche il numero di gratuiti che possono scaturire. Aveva bisogno di pescare dei jolly, come il rovescio lungolinea per il break nel quarto game o il primo punto del turno di battuta seguente quando ha giocato un dritto in corsa che ha pizzicato la riga per questione di millimetri. Impostare una partita su questi ritmi, però, non è ancora nelle sue corde.

Il secondo set è stato una buona fotocopia del primo, con break per Halep nel primo game di servizio e raddoppiato sul 3-1. A quel punto, avanti 6-2 4-1 e servizio, la numero 4 del mondo si è rilassata nell’unico vero neo della sua partita perché da che aveva la situazione in pugno è arrivata a dover prima fronteggiare una chance di 4-4 (a causa di un doppio fallo sul 4-3 40-40) e poi a vedersi annullare due match point di fila sul 5-4 40-15 da una Kontaveit che a quel punto ci credeva davvero nel regalare tutt’altro copione all’incontro. Il terzo match point è stato però quello decisivo ed Halep ha potuto così esultare.

Per lei c’è la terza semifinale in carriera a Roma dopo il 2013 (l’anno in cui si rivelò al mondo tennistico, pur perdendo da Serena Williams) e nel 2015 (quando a fermarla fu Carla Suarez Navarro in un match rocambolesco). Sulla sua strada troverà Kiki Bertens.

[15] K. Bertens b. [Q] D. Gavrilova 6-3 6-3 (Diego Barbiani)

Come nel 2016, Kiki Bertens arrivando sulla terra rossa trova il meglio dal suo tennis. Lo scorso anno fu una scalata con molte sorprese, a partire dalle tante qualificazioni fatte (e passate) da inizio anno fino al Roland Garros compreso a Norimberga, dove poi vinse il titolo. Nello Slam parigino altre 6 vittorie per una semifinale storica e che la catapultò dentro le prime 30 del mondo.

Poi, per una giocatrice non abituata a certi ritmi, sono arrivati i problemi di natura fisica. La stanchezza, soprattutto, portava inizialmente il corpo ad avere qualche fastidio che non le garantiva più i risultati di prima, poi da dopo le Olimpiadi la spia della riserva le ha imposto uno stop drastico. Perdendo il ritmo, ha dovuto impiegare moltissimo tempo a ritrovare “la nuova se stessa”, con la pesante cambiale dei 780 punti in scadenza che fino a qualche settimana fa l’avrebbero vista sprofondare fuori dalle prime 80 del mondo.

Poi, la scorsa settimana, sono arrivati i quarti di finale a Madrid, ora la semifinale a Roma. Non bastano a coprire quel totale, ma mostrano una giocatrice che è riuscita a ripartire proprio nel momento più delicato. Che sia successo quando ha riassaggiato la terra rossa, è indice di quanto bene la tennista olandese si trovi su questa superficie.

Contro Daria Gavrilova ha giocato un’altra partita di buon livello, dopo il successo forse contro pronostico di ieri contro Ekaterina Makarova, mostrando tutta la superiorità che c’è tra la sua potenza ed il gioco più complicato dell’australiana, arrivata probabilmente con le pile scariche dopo le 5 vittorie (comprese le 2 delle qualificazioni) e 4 di queste dopo partite di 3 set. Poco da recriminare per la sua avversaria, che comunque lascia Roma con tante indicazioni positive.

Diego Barbiani

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