Kristina Mladenovic e Simona Halep sono le finaliste del WTA Premier Mandatory di Madrid, il terzo appuntamento del 2017 con questo livello di torneo che, ricordiamo, come valore è inferiore soltanto agli Slam. Se per la rumena si tratta ormai di una presenza abitudinaria nella finale di quello che lei considera come “il secondo torneo di casa”, per la francese è la prima volta in assoluto che raggiunge questo livello, percorso che però dà ancora più valore agli straordinari risultati degli ultimi tre mesi e mezzo. Escludendo le due sconfitte consecutive nelle prime uscite stagionali tra Hobart e Australian Open, da San Pietroburgo in poi ha perso prima delle semifinali solo in due occasioni: gli ottavi a Dubai (Premier 5) ed al secondo turno di Miami (Premier Mandatory), fermandosi in semifinale a Indian Wells (Premier Mandatory) e facendo finale a San Pietroburgo (Premier), Acapulco (International), Stoccarda (Premier) ed ora Madrid.
Il primo titolo in carriera, raccolto a San Pietroburgo, ha cambiato la storia (almeno) della sua stagione, sbloccandola a livello mentale e trascinandola fino alla guida di due classifiche: è la giocatrice (assieme a Caroline Wozniacki) ad aver vinto più partite in stagione (28, Elina Svitolina segue appena dietro a 27) ed è la giocatrice che ha raggiunto più finali a livello WTA fin qui nel 2017, superando proprio Wozniacki e Svitolina. Per portare a casa quello che sarebbe il titolo di gran lunga più prestigioso, però, servirà una nuova impresa contro una Halep conosce benissimo le condizioni di Madrid ed ha solo sfiorato il titolo nel 2014 prima di riuscirci lo scorso anno.
IL CAMMINO VERSO LA FINALE
Il cammino lungo le rispettive cinque partite è stato legato soprattutto dal match di secondo turno: entrambe hanno dovuto trovare “riparo” al tie-break decisivo per avere la meglio delle rispettive avversarie. Furono però due situazioni molto distanti tra loro, perché Mladenovic era stata alla guida di tutto il terzo set e sul 5-3 è stata ha perso la battuta sciupando poi sul 5-4 il primo match point mentre Halep ha vissuto forse il suo match più difficile contro Vinci, vedendosi spalle al muro sul 5-3 ed incapace di strappare la battuta all’italiana dalla metà del primo set in avanti. Pesano ancor di più, adesso, le due indecisioni che la tarantina ha avuto sul 15-15 nel game in cui serviva per un posto al terzo turno.
La rumena ha perso un set anche contro Samantha Stosur, ma quella fu una delle partite più belle dell’intero torneo femminile. Halep ha avuto una costanza di rendimento, quel giorno, che era esattamente l’opposto di quanto mostrato contro l’azzurra, anche per la diversa tipologia di avversaria. Il modo in cui ha alzato il livello nel secondo set, e come Stosur sia riuscita a starle sempre attaccata, rimontando da 4-4 0-30 ed acciuffando per i capelli il secondo set, racconta molto delle due ore circa di gioco.
Mladenovic, dopo i problemi con Davis, ha sempre chiuso in due set i match successivi, con partite gestite in maniera diversa: molto semplice quella contro Oceane Dodin, un po’ più intricata quella con Sorana Cirstea che nel secondo set ha ripreso per due volte un break di ritardo, molto più autorevole quella contro Svetlana Kuznetsova dove nel primo set ha approfittato dell’unico vero momento delicato della russa al servizio e nel secondo le è rimasta sempre a contatto mancando uno 0-40 sul 4-4 ma senza patire quell’occasione, perdendo solo quattro punti al servizio fino a fine match (uno sul 5-6, tre al tie-break). Per Halep invece non ci sono state grandi difficoltà.
PRECEDENTI
Mladenovic, forse sorprendentemente, guida i confronti diretti per 3-1 contro la più quotata rivale pur essendo entrata in top-20 soltanto dopo il torneo di Indian Wells di quest anno contro la maggiore esperienza di Halep in top-5. Proprio il successo contro la rumena, in California, ha segnato per Kristina una delle tre vittorie contro top-5 ottenute in questo suo periodo d’oro: Karolina Pliskova (numero 3, Dubai), Halep, (numero 5, Indian Wells), Angelique Kerber (numero 2, Stoccarda), senza dimenticare il successo di grandissimo valore contro Maria Sharapova, ancora senza ranking ma da considerare sempre come una delle primissime.
Quasi tutti i match tra la francese e la rumena sono stati molto combattuti se si esclude l’ultimo, ad Indian Wells, quando però Halep non aveva una condizione accettabile a seguito dei problemi fisici degli ultimi 6 mesi. Non si sono mai affrontate sulla terra, però, superficie su cui entrambe sono cresciute e dove sanno forse esprimere meglio il loro gioco polivalente.
Per Simona, inoltre, c’è anche la cabala: lo scorso anno era indietro 1-3 nei confronti diretti contro Dominika Cibulkova, finendo poi per giocare un match privo di pecche. Partirà favorita in quella che sarà la finale numero 23 della sua carriera a fronte delle 8 della sua rivale, che però sta in parte emulando quello che proprio Halep fece nel 2013: 6 ultimi atti in una sola stagione (tutti vinti), Mladenovic è già a 4 dopo poco più di 4 mesi.
PREVISIONE
La fortuna di Mladenovic è probabilmente quella di partire da sfavorita, considerata anche la posta in palio e la possibilità di giocare contro chi, per tradizione ed importanza, è obbligata a vincere. La francese sarà forse tesa nei primi game, ma la consapevolezza che in tutti i match giocati contro Halep ha avuto chance dovrebbe aiutarla a sciogliere il braccio quanto prima.
Simona però, molto più di Kuznetsova, sa usare i colpi in lungolinea e quando vive in uno stato di grande fiducia oltre alla precisione aggiunge anche la profondità. Diventa quasi una macchina che la francese dovrà muovere il più possibile lungo il campo sapendo anche delle sue qualità difensive e quindi confondere le carte. Nel match di Cincinnati usò spesso il contropiede, soprattutto se accompagnato da un’ottima prima. Dovrà chiedere tanto ai suoi colpi, ma lo stato di forma attuale sembra poterla aiutare anche da questo punto di vista.
La sua capacità di variare il gioco, con l’aggiunta della smorzata, sono altre armi da sfruttare facendo attenzione a non abusarne, perché Halep a rete va in difficoltà (perlopiù se chiamata dall’avversaria e non quando ci si avvicina lei per chiudere il punto) ma è una delle più veloci in assoluto del circuito e se comincia a leggere quella soluzione ha tutto il tempo per organizzare un’eventuale contromossa.
Dovrà dunque, Mladenovic, pensare a come togliere l’avversaria odierna dalla sua zona di comfort. Halep è molto esigente con se stessa e quando qualcosa comincia a non andare come dovrebbe, indipendentemente dal risultato, arriva la racchetta scagliata a terra, gesti che fanno perdere la presa sulla partita. Simona sottolinea spesso questo fattore come problema per non essere ancora riuscita a raggiungere i traguardi più ambiziosi. Perde il tempo d’impatto sulla palla, come ha fatto vedere anche nel match contro Vinci dove il rovescio per quasi due set è stato in totale balia dello slice dell’azzurra e non riusciva più a passare la rete.
INFO E CURIOSITÀ
C’è tanto in palio in questo match. Anzitutto il terzo Premier Mandatory della stagione che sarebbe un traguardo importantissimo per entrambe. Se abbiamo detto di Mladenovic, alla finale più importante della carriera in singolare, c’è anche da considerare che un successo di Halep porterebbe la rumena nel gruppo ristretto di giocatrici in grado di vincere 3 o più titoli di questo livello: Serena Williams, Maria Sharapova, Victoria Azarenka ed Agnieszka Radwanska.
Una vittoria francese, inoltre, porterebbe Kristina al primo posto nella classifica Race del 2017, quella che considera i risultati ottenuti nell’anno solare. Per Simona invece il successo la vedrebbe all’ottavo posto, con addirittura 21 posizioni guadagnate da inizio settimana. Ed inizia a diventare interessante, visto che da lunedì saranno già passati 3 Premier Mandatory ed 1 Slam.
Così la situazione in caso di successo di Mladenovic:
Così la situazione in caso di successo di Halep:
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