Non era mai accaduto che a questo punto della stagione i 5 appuntamenti più importanti della stagione (Aus Open e i primi 4 Masters 1000 dell’anno) fossero appannaggio esclusivo dei due tennisti che più di ogni altro hanno fatto la storia del tennis ma che solo sei mesi fa erano in sosta ai box e sembravano destinati a lasciare definitivamente il passo all’altro binomio Murray- Djokovic. La maggior espressione del dominio di questi due supercampioni nel decennio passato risaliva al 2006, allorché lo svizzero vinse lo Slam australiano e i due “1000” americani, mentre lo spagnolo si impose a Montecarlo ma non fu presente a Madrid preferendo riposare in vista di Roma dove poi vinse.
(*) fino al 2008 il quarto Masters 1000 dell’anno si svolgeva ad Amburgo mentre il torneo di Madrid aveva luogo ad ottobre.
Nadal, prossimo già al “formato Roland Garros”, ha dominato, dopo Montecarlo anche il torneo di Madrid, che ha messo in scena una serie di partite molto spettacolari compreso la finale che ha visto come secondo finalista Dominique Thiem che appare il più accreditato, almeno sulla terra rossa, a prendere da Wawrinka il testimone di guasta feste non occasionale .
Per il maiorchino trattasi del quinto successo nel quarto Masters 1000 dell’anno. Lo precede Federer con 6 vittorie, 4 delle quali ottenute ad Amburgo (2002-2004-2005 e 2007):
Next Generation: in realtà fino agli ottavi di finale si respirava un’aria nuova. Sembrava proprio che qualcosa di dirompente potesse accadere. Avevamo per la prima volta in un Masters 1000 3 esponenti della categoria (Zverev, Kyrgios e Coric), ma il sogno è durato poco. Kyrgios ha pensato di “non presentarsi” all’appuntamento degli ottavi con Nadal, facendosi sbattere fuori in un ora o poco più, Coric, ripescato come lucky loser, contro Thiem nei quarti è apparso ancora da “seconda fascia” e sopratutto Alexander Zverev, che invece è indiscutibilmente in costante progressione e non a caso continua a scalare la classifica (da oggi al nuovo best ranking al numero 17), si è fatto sorprendere sempre nei quarti dall’espertissimo Cuevas, dopo aver dominato il primo set. Forse il giovane tedesco ha pensato troppo presto di avere in pugno l’avversario e sono queste esperienze utilissime per un predestinato a diventare il n.1 del tennis mondiale.
Altri numeri del torneo:
1- prima finale in un Masters 1000 per Thiem; nei 27 tornei della specie disputati in precedenza, non era mai andato oltre i quarti di finale.
3- le vittorie di Nadal in stagione (Montecarlo, Barcellona e Madrid).
16– le partecipazioni consecutive al torneo di Fernando Lopez
30– i Masters 1000 vinti da Nadal (in 45 finali disputate), che appaia Djokovic che ha però disputato 2 finali in meno.
33– il best ranking di Lorenzi che, pur rimanendo fermo per infortunio, è riuscito a 35anni e 5mesi, in virtù dello sfasamento temporale di una settimana nel calendario dei tornei rispetto allo scorso anno, ad ottenere la sua miglior classifica di sempre.
50 – gli scontri diretti tra Nadal e Djokovic, record assoluto nell’Era Open. Il bilancio è di 26 a 24 per il serbo.
FESTIVAL DELLE OCCASIONI MANCATE PER VINCI E FOGNINI . SQUILLI DI TROMBA DALLE RETROVIE
Il bilancio degli azzurri al torneo combined di Madrid è risultato il più magro di sempre da quando nel 2009 fu istituita la categoria dei Mandatory Premier per le donne: 2 soli match vinti e una partecipazione ridotta ai minimi storici con soli 3 tennisti al via nei main draw (Fognini ,Vinci e Schiavone cui gli organizzatori hanno concesso una wild card):
Eppure staremmo a raccontare tutta un’altra storia se Roberta Vinci e Fabio Fognini fossero riusciti, entrambi al secondo turno, a dare il colpo di reni a un passo da una vittoria prestigiosa rispettivamente contro la Halep e contro Nadal. Vittoria che avrebbe potuto rappresentare per entrambi una svolta ad una annata fin qui decisamente incolore. I due alfieri azzurri sono stati gli unici tennisti che hanno impegnato seriamente i due vincitori finali. Roberta è arrivata a due punti dalla vittoria e Fognini è stato l’unico a strappare un set al maiorchino .
Sono ancora le retrovie a darci i riscontri più tangibili: Thomas Fabbiano vince in Corea il secondo Challenger consecutivo bussando nuovamente alla porta dei Top 100 (è da oggi n.101) e si rivede anche Marco Cecchinato che al Challenger Roma Garden, tra i più importanti del mondo, è tornato al successo a quasi un anno di distanza dall’ultimo risalente a Milano 2016. Il tennista siciliano, che non ha lasciato neanche un set agli avversari, ha battuto in finale lo slovacco Kovalic (n.160 del mondo) dopo che all’esordio nel torneo si era sbarazzato della testa di serie n.2, l’argentino Kicker (n.92). Con questo risultato Cecchinato risale velocemente la classifica (+ 31 posizioni) e riavvicina anch’egli la Top 100 (è da oggi n.105).
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