Una piccola collisione avviene in strada nei pressi della Caja Magica a Madrid: niente di serio, un piccolo tamponamento per il quale il conducente scende, mortificato e conciliante, si scusa e tende la mano verso la signora che lo riconosce: è Novak Djokovic, occhiali da sole, tenuta sportiva, superfitty come sempre. È stato distratto e sicuramente rimedierà ai piccoli danni fatti. Capita.
L’occhio poi si sposta verso la Fiat 500 bianca che Djokovic stava guidando (a proposito, chissà che ne pensa la Peugeot…) e un cuore dorato con una scritta all’interno vengono messi a fuoco: “Amor y Paz”.
Dove l’abbiamo già sentito questo mantra?
Sì, è quello di Pepe Imaz, il “guru” amico di Novak e della moglie Jelena, soprattutto del fratello più grande di Nole, da tempo attivo nella comunità messa in piedi dallo spagnolo. La meditazione, lo stile di vita, lo sport, i sorrisi ad ogni costo, la fratellanza. Una sorta di anni ’70 reloaded senza cannabis.
Un’altra foto ritrae la Fiat 500 bianca davanti; tra qualche “sfogo” di piccioni madrileni, ancora una scritta dorata: “AMOR EN LA VIDA”.
Si ripensa subito agli abbracci dello scorso anno che Novak Djokovic dispensò al direttore del torneo del Canada appena vinto e invitò tutti ad abbracciarsi. Niente di male, ci mancherebbe, volemose bene sempre e a prescindere.
Da qualche giorno è arrivata la notizia – annunciata dal serbo – dell’interruzione dei rapporti lavorativi con Marjan Vajda e il resto del team di Djokovic: fisioterapista e preparatore atletico compresi, che da più di dieci anni seguivano Novak. Dopo il licenziamento di Boris Becker a fine stagione scorsa, il team è del tutto smontato. Ma a differenza di Boris, Vajda e gli altri hanno sempre costituito una vera e propria seconda famiglia per Djokovic e il cambiamento è dunque radicale.
“Probabilmente ho bisogno di svegliarmi, di sentire lo shock di un distacco, di un cambiamento”, opina Nole. Potrebbe avere ragione, potrebbe aver guardato dentro se stesso correttamente e aver presto la decisione giusta. Specie se ha adesso le idee chiare su COME cambiare e attraverso CHI farlo.
Soprattutto quest’ultima parte lascia qualche dubbio: tutti han cambiato o aggiunto nuove figure al proprio team, lo stesso Federer si è sempre rinnovato e messo in discussione, poi lodato per questo; anche nel cambiamento stesso, però, Roger non è mai stato troppo drastico: Luthi è sempre rimasto, il suo preparatore anche, i fisioterapisti sono stati prima affiancati e altri poi mandati via.
Djokovic adesso si ritrova praticamente senza riferimenti certi, se non… proprio Pepe Imaz.
E allora è lecito chiedersi se dietro questa drastica decisione non ci sia dietro poca armonia tra il team storico di Nole e la figura del guru che ormai da mesi accompagna lui e la moglie (e che forse ha contribuito ad appianare le cose tra loro?). Un azzardo, in tal caso: Pepe Imaz è stato un tennista ma ha poca esperienza a quei livelli e quello che forse preoccupa maggiormente è come conciliare una dieta ormai sempre più vegana e gluten-free (evidentemente promossa anche dal guru) con la vita da atleta e il naturale dispendio di energie.
Torna in mente la frase di Obradovic, che faceva eco a quella di Becker qualche mese prima: “Per Nole il tennis non è più la priorità”. Il capitano serbo poi espresse perplessità anche sulla dieta.
Quale sia il futuro di Djokovic non ci è dato di sapere ma pare orientato verso una dimensione più filosofica e con meno “cazzimma”. Però magari senza conflitti all’interno del suo team quel nervosismo che da nove mesi si vede sul campo, con le racchette spaccate anche in doppio, passerà. Basta un’oretta di meditazione.
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