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Djokovic-Zverev, passaggio di consegne?

Alla fine il torneo di Roma ha avuto la finale migliore che si potesse avere, dirà Binaghi nella tradizionale conferenza stampa di fine torneo. Funestato da defezioni dovuti ai più svariati motivi e persi rapidamente la testa di serie numero 1, l’affaticato King of Clay e il bizzoso idolo locale non rimaneva tanto di meglio a cui aggrapparsi. Provate ad immaginare, dio ce ne scampi, una finale con John Isner per esempio, ragazzone encomiabile per serietà ma non proprio un bel vedere. Pericolo evitato da Alexander Zverev, che cresce in fretta e che a questo punto sarà interessante vedere quando il circo tornerà sul cemento, superficie sulla quale il giovane tedesco potrebbe fare sfracelli, anche se pure l’erba potrebbe dargli qualche soddisfazione. La cosa curiosa è che Zverev raggiunga il suo primo prestigioso traguardo su una superficie che in teoria non dovrebbe essergli particolarmente congeniale, e cioè la terra rossa. E più curioso ancora notare che alla fine i suoi risultati migliori Zverev li ha raccolti su terra, considerato che è reduce dalla vittoria del torneo di Monaco e l’anno scorso aveva fatto finale a Nizza. Ma il tedesco, ormai è chiaro, è lanciato verso una prestigiosa carriera e ci saranno sempre meno Chung e Cuevas sulla sua strada. Si sta parlando dei due che lo hanno battuto a Barcellona e a Madrid e se il primo può anche essere stato aiutato da una giornata con i bioritmi sfasati dalla seconda lezione, quella di Cuevas, oggi sapremo cosa ha appreso Zverev. Perché Alexander è già fortissimo ma tatticamente un po’ acerbo e quando ha dovuto giocare contro qualcuno in grado di costruire tipiche ragnatele da terra Sascha non è stato prontissimo. Anche la sconfitta di Monte-Carlo contro Nadal avrebbe dovuto farlo riflettere. Contro quel diavolo di uno spagnolo, Zverev ha ben presto perso completamente il controllo dei suoi colpi finendo per cedere di schianto. Roba che contro Nadal capita a tanti, naturalmente, ma che nel caso del tedesco si è appunto ripetuta contro Cuevas, che dopo il set perso ha cominciato a far giocare un colpo in più al tedesco che di nuovo ha perso la bussola. Insomma Zverev pare trovarsi abbastanza a proprio agio con gente che non ti costringe a giocare il colpo in più, a tirare per 4 o 5 volte il vincente. Gli avversari incontrati qui hanno un po’ la stessa caratteristica: non amano remare da fondo campo. Né Anderson, né Raonic, né Isner né lo stesso Fognini sono pazienti tessitori di tele, appunto.

Il che ci porta alla partita di oggi, perché il suo rivale Novak Djokovic è uno di quelli che se sta un filo bene di colpi è in grado di fartene tirare anche dieci. Ma soprattutto, il Novak visto venerdì e sabato sembra, se non proprio rigenerato, un po’ più con la testa sul match, il che significa una straordinaria reattività in risposta e una certa regolarità nello scambio da fondo. Per quando si debbano prendere con le pinze i due successi contro del Potro – in chiaro ritardo di condizione, tanto da rendere inspiegabile la sua vittoria contro Nishikori – e Thiem, Nole ha almeno dimostrato di aver ritrovato una pazienza che sembrava averlo abbandonato in questi ultimi mesi. Con Thiem è stato quasi perfetto, anche se come accennavamo l’austriaco ha pensato bene di adottare una tattica dissennata sparacchiando qualsiasi cosa dall’inizio alla fine. Ma Djokovic l’ha aiutato non poco, specialmente appunto rispondendo in modo impeccabile e tenendo tranquillamente i pochi scambi da fondo. Del resto si scopre un po’ l’acqua calda quando si racconta una partita finita 6-1 6-0 come un “concorso di colpa”.

Novak Djokovic e Alexander Zverev non si sono mai incontrati ed è inutile qui ricordare l’incredibile carriera di uno e le incredibili prospettive dell’altro. La partita dipenderà più dal vecchio che dal giovane, perché ci sentiremmo di scommettere che Zverev proverà a fare quello che ha sempre fatto: servire bene, tirar bene il primo colpo dopo il servizio. Se Djokovic risponderà in modo sufficiente e se avrà voglia di remare difficilmente potremo salutare un nuovo vincitore di Masters 1000. Ma ormai è solo questione di (poco) tempo.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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Roberto Salerno

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