[16] A. Zverev b. J. Isner 6-4 6-7(5) 6-1
Alexander Zverev è già forte, anzi, è fortissimo. Lo si percepisce dalla sicurezza con cui gioca i colpi in corsa da fondocampo, e dire che è alto quasi due metri; dalla tenacia che mette in ogni scambio, quella tenacia che è così difficile avere a 30 anni, figuriamoci quando ne hai appena fatti venti; e ovviamente dalla superbia che solo alcuni possono permettersi di avere, e che in lui quasi non stona. Dove è meno forte, Sascha, è nel risolvere problemi, una virtù che fortunatamente si può acquisire con pazienza: e di pazienza, il giovane tedesco, sembra averne molta. La prima finale Masters 1000 di Zverev è arrivata grazie ad un semifinalista piuttosto alla portata, perché John Isner è pericoloso su qualsiasi superficie, ma non si può certo dire che il suo tennis ti metta di fronte a molti problemi. Una volta che hai messo la palla di là e pregato che sia rimasta in campo, occorrono solo un po’ di solidità e di malizia per portare a casa il punto.
Domani Zverev giocherà la prima di molte finali importanti, e non è nemmeno detto che la perda. Thiem gli ha dato sempre fastidio, è vero, e Djokovic è uno che sa come farti impazzire, ma al momento nessuno dei due sembra davvero irraggiungibile per l’ambizione di Sascha. Oggi ha giocato un match praticamente perfetto, non ha quasi mai fatto toccare la palla ad Isner quando ha servito (due punti persi nel primo set, otto nel secondo, almeno fino al tie-break) ma si è inceppato sul più bello, cioè quando avrebbe dovuto chiudere al tie-break ma si è invece trovato sotto 5-0 e a nulla è servito il contro-minibreak. Ma, come detto, non è la pazienza a mancare al ragazzo, che ha breakkato a inizio terzo e nonostante le tre palle break concesse nel quinto game è riuscito a portare a casa il set e l’incontro. Isner, che ha giocato qualche semifinale Masters 1000 in più, è stato fin troppo bravo a fare il suo, ma non ha avuto chance di arginare la solidità da fondo campo del suo avversario.
Il terzo set è stato meno netto di quanto possa sembrare, ma Isner non è stato molto bravo a giocare le tre palle break e in entrambi gli scambi lunghi che i due hanno giocato sul 3-1 15-40 si è preso pochi rischi, finendo per sbagliare. Da lì Zverev non si è più guardato indietro ed è anzi riuscito a vincere un altro turno di risposta, facendo tirare un sospiro di sollievo al pubblico di Roma e probabilmente anche agli organizzatori. Chiunque vinca stasera, c’è da scommettere che la finale riserverà un po’ di spettacolo, quantomeno per quanto riguarda l’hype, un elemento che non è mai mancato nelle finali degli Internazionali degli ultimi anni. L’entusiasmo dei suoi 20 anni sono un elemento più che sufficiente per aspettarsi una buona chiusura di torneo dopo una settimana francamente noiosa, dove tutti i big, tranne Djokovic e Thiem, hanno fatto ben poco per regalare spettacolo.
Zverev ha chiuso con 41 vincenti e 15 non forzati, 88% di punti vinti con la prima palla e un più che dignitoso 31% in risposta sulla prima di Isner (47% sulla seconda). Ha fatto tutto quello che doveva fare, insomma, e pazienza se al tie-break ha dimostrato di non avere ancora quella cattiveria che gli avrebbe fatto dovuto chiudere in due set. Ora, a preoccuparsi dovranno essere gli organizzatori delle ATP NextGen Finals visto che con i 600 punti di Roma, è già numero 5 della Race to London. Il tempo di Zverev è ormai arrivato: ora ha tutto il tempo per imparare a cogliere l’attimo.
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