Probabilmente oggi è noto più per il brand di abbigliamento che creò al termine della sua carriera sportiva che non per i suoi successi, anche se negli ultimi anni è stato spesso ricordato come l’ultimo britannico ad aver conquistato uno Slam, Wimbledon, la Coppa Davis, prima dell’arrivo di Sir Andy Murray, con il quale eviteremo improbabili confronti di valore tennistico.
In campo Fred Perry è stato campione Slam otto volte negli anni trenta (dal 1937 non giocò più tornei dello Slam avendo scelto di giocare i tornei PRO), primo a realizzare il Career Grande Slam, a lungo numero uno del mondo, campione anche di tennistavolo. A Wimbledon oggi domina la sua statua per quello che è stato, o ancora è, il tennista britannico più grande, nonostante il tradimento fatto alla Union Jack.
Di umili origini, il padre era un filatore di cotone, era nato a Stockport e la famigilia si era trasferita a Londra quando lui aveva 9 anni. Nei primi anni era rimasto fedele alla corona ma aveva dovuto rinunciare alle cospicue offerte commerciali che gli erano state proposte, come un’offerta di 100.000 dollari per un servizio fotografico di due foto, perché la Lawn Tennis Association non consentiva ai suoi affiliati di accettare ingaggi.
Il suo amor patrio però andò man mano affievolendosi, contrario all’altezzosità che l’ambiente del tennis continuava a riservare alle sue origini del Lancashire. “Io ero del nord del paese e non tra quelli di buona tradizione. Ho sempre avuto la sensazione di essere tollerato ma non proprio gradito”. Nel ’37 passò dunque al tennis professionistico con un promoter statunitense e dopo un anno completò il divorzio con il suo paese con il quale non era mai stato allineato, prendendo la cittadinanza degli Stati Uniti, per i quali prestò anche servizio nelle Forze Aeree durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un destino amaro per il Royal Box del Centrale di Wimbledon, al quale i suoi campioni vogliono riservare, ieri come oggi, solo soddisfazioni agrodolci, pronti ad abbracciare un’altra bandiera.
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