Johanna Konta e Caroline Wozniacki sono le finaliste del WTA Premier Mandatory di Miami che, comunque vada, potrà celebrare una nuova campionessa al primo successo assoluto dalle parti di Key Biscayne. Sia la britannica che la danese non erano mai giunte fino a questo punto del torneo e se per la numero 10 del seeding il dettaglio pare quasi scontato, visto che si tratta appena della seconda partecipazione della carriera all’evento e lo scorso anno fu fermata ai quarti di finale, diverso è il discorso per la numero 12, che partecipa a questo evento ininterrottamente dal 2008 ed ha avuto come miglior risultato la semifinale del 2012. In quell’edizione venne sconfitta da Maria Sharapova (allora numero 2 del tabellone) per 4-6 6-2 6-4 nel match successivo al successo forse più prestigioso dell’intera carriera di Caroline: il 6-4 6-4 ai danni di Serena Williams nei quarti di finale.
IL CAMMINO VERSO LA FINALE
Molto più agevole, come media di tempo trascorso in campo, il cammino di Wozniacki su cui però pesa e non poco il ritiro di Garbine Muguruza negli ottavi di finale in quello che stava assumendo i contorni di un match molto interessante. Difficile però pensare ad una danese che quel giorno avrebbe poi rischiato l’eliminazione, visto che è un periodo di forma eccezionale.
L’unico set perso dalla ex numero 1 del mondo è arrivato in semifinale, frutto anche dei 3 set point che non ha saputo sfruttare sul 5-4 (ma servizio per Karolina Pliskova). Il match però era già cambiato e gli effetti si sono visti nei due parziali successivi. Una ceca perfetta per i primi 8 game ha cominciato a trovare pane per i suoi denti e quei colpi, splendidi per pulizia, precisione e profondità, ad un certo punto non facevano più male. Da manuale come Wozniacki, in quel frangente, abbia saputo alzare il livello nonostante il gioco più conservativo per caratteristiche naturali, ma che nel momento in cui allungava lo scambio avrebbe alzato parecchio le sue chance di vedere il punto a suo favore. Anche perché, e questa è forse l’indicazione migliore per la tennista di Odense, non risulta essere efficace solo in fase di contenimento, ma nel suo gioco (almeno dal match contro Muguruza) sta trovando sempre più spazio anche il coraggio di cambiare l’impostazione dello scambio e risultare imprevedibile ed al tempo stesso aggressiva. Il dritto non è il colpo preferito, rispetto al rovescio c’è una sostanziale differenza sia nel momento sia per come la palla esce dalle corde, eppure sta trovando timing e sicurezza per uscire dalla diagonale destra con un colpo in lungolinea riuscito più volte sia contro Safarova che contro Pliskova.
Konta invece ha vinto molto agevolmente due delle tre partite in cui partiva nettamente favorita, incartandosi contro Aliaksandra Sasnovich all’esordio. Contro Halep è stata 9 volte a due punti dalla sconfitta (4 volte sul 5-4 e servizio per la rumena nel secondo set, 5-3 al tie-break per la rumena, 6-6, 7-7), dilagando poi nel terzo set. Contro Venus Williams, invece, una vittoria molto più netta di quello che dice il punteggio, perché solo il carisma e l’esperienza della sua avversaria le ha permesso di rimanere il più possibile aggrappata al punteggio, soffrendo però da matti l’aggressività della britannica quando doveva servire.
PRECEDENTI
Australian Open 2017, 3° turno: [9] J. Konta b. [17] C. Wozniacki 6-3 6-1
Ci vollero appena 75 minuti alla britannica per collezionare un successo sorprendente nelle dimensioni ma che rifletteva a pieno il periodo strepitoso che stava attraversando, anche favorita da una superficie che quest anno, dalle parti di Melbourne Park, risultava essere estremamente rapida ed impediva a Wozniacki di avere il tempo a disposizione per organizzare contromosse.
Fu una sconfitta piuttosto pesante per la danese, che per l’unica volta fin qui in stagione non raggiungeva i quarti di finale. Traguardo, questo, raggiunto da Brisbane a Miami, con tre vittorie e tre sconfitte a questo livello del tabellone. Curiosamente, poi, ha sempre raggiunto la finale (Doha e Dubai) venendo però sconfitta prima da Karolina Pliskova e poi da Elina Svitolina. Per la terza volta su tre partirà favorita: contro la ceca i precedenti la vedevano avanti 3-0, contro l’ucraina c’era l’enorme esperienza di 36 finali WTA in più e di un’avversaria che si trovava davanti alla finale più importante della carriera, oggi invece si presenterà in campo con una condizione fisica probabilmente superiore.
PREVISIONE
Nonostante il precedente, la partita di oggi rischia di essere molto diversa. Konta dovrà limare tantissimo i gratuiti di dritto, fondamentale che sia contro Halep che contro Venus Williams spesso smarriva, o comunque risultava essere a corrente alternata. Oggi dovranno essere il meno possibile, perché Wozniacki non è né nel momento delicato della rumena né aggressiva quanto la statunitense, dunque darle diversi punti “gratis” sarebbe un piccolo suicidio sportivo.
Il problema ulteriore, per lei, è che Wozniacki in questo torneo ha già avuto modo di sperimentare situazioni in cui bisognava togliere ritmo al colpo sulla diagonale destra: contro Safarova. Si parla di una mancina, è vero, ma la logica rimane quella: un colpo carico di top spin, abbastanza lento, dove spingere vuol dire rischiare ancor di più. Quando ha azionato quella tattica ha cominciato a tenere facilmente i propri turni di battuta, dopo aver concesso 8 chance nei primi due game al servizio. Infine, i campi più lenti rispetto all’Australian Open potrebbero agevolarla ulteriormente per andare a caccia del titolo più importante dal successo ad Indian Wells del 2011.
INFO E CURIOSITÀ
Konta, alla quarta finale WTA da Stanford (due titoli Premier, Stanford e Sydney, e la sconfitta nel Premier Mandatory di Pechino) con il successo salirebbe al numero 7 del ranking WTA, ritoccando anche il miglior ranking in carriera al momento ferma al numero 9 raggiunto lo scorso ottobre. Wozniacki, che oggi scenderò in campo per la finale numero 45 (25 i successi contro 19 sconfitte), salirebbe fino all’ottava posizione rientrando in top-10 dopo esserci uscita a fine settembre 2015 anche a seguito della finale raggiunta allo US Open nel 2014 e non confermata.
Per la danese, però, le prospettive sembrerebbero al momento ancor più rosee. Dando un’occhiata alla Race, la classifica che considera solo i risultati dell’anno solare, si nota come al momento sia seconda a 106 punti da Karolina Pliskova, leader con 2151 punti. Vincendo balzerebbe in testa con 244 punti di margine sulla ceca e 375 su Serena Williams, terza. Dovesse invece imporsi la britannica, questa sarebbe la situazione lunedì, con le prime 5 racchiuse in un fazzoletto dopo i primi 3 mesi della stagione.
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