Premettiamo una cosa: stiamo parlando un ragazzo che ha appena compiuto vent’anni e che ancora deve crescere. Ma quando batti Federer (FE-DE-RER) sull’erba (roba che chi lo ha fatto lo racconta ai nipotini tipo favola della buona notte) ovvio che l’asticella delle aspettative si alzi inevitabilmente. Il tutto insieme a quella sorta di ansia che si viene a creare quando si assiste alla fine di una generazione.
Abbiamo visto “salire al potere” i Connors e i McEnroe e li abbiamo visti venire seppelliti dagli ace di seconda di Sampras, il quale poi a sua volta ha passato lo scettro all’amico-nemico Agassi. Abbiamo osservato l’ascesa di Federer, la lotta per eccellere di Nadal, seguita dal dominio dittatoriale di Nole e quella che per contrasto sembra la “repubblica accondiscendente” di Murray… Eppure a volte, tra un “regno” e l’altro ci troviamo di fronte a periodi nel quale si cerca di individuare chi potrà arrivare a dominare il tennis dell’era successiva. E’ successo per un paio di anni prima dell’avvento di Federer, quando gli Hewitt e i Roddick non sembravano poter farla da padroni a lungo e tutto sommato, proprio per la politica tollerante dettata dal Sir regnante al momento, al momento viviamo una fase simile, in attesa che le nuove leve ci facciano capire chi soppianterà definitivamente i Federer, i Nole e i Rafa.
Premesso che quelli di cui sopra tendono in maniera abbastanza preponderante a morire alquanto duramente (vedi il 2017 finora…), l’attesa continua malgrado in molti abbiano messo l’occhio in particolare sullo Zverev minore, che fin da quando è passato professionista ha fatto vedere al mondo il potenziale dei propri colpi: un rovescio tipo quello di Safin, un servizio per la sua età solidissimo, un dritto ben aggiustato, voglia di cercare il vincente e palle quadrate – e senza quelle oggi giorno non arrivi da nessuna parte –, il tutto accompagnato da un caratterino niente male, che andrà saputo gestire. A tutto questo fa ancora un po’ da contraltare un fisico abbastanza gracilino che lo limita sulle grandi distanze (come successo nella sconfitta al quinto set contro Nadal in Australia) e sul quale si dovrà lavorare molto se Sascha vorrà arrivare dove tutti si augurano. Se poi magari il fratello gli insegnasse un po’ di gioco di volo allora ci sarebbe davvero da divertirsi…
Il ragazzo in ogni caso ha tutto quello che ci si può attendere da un fenomeno ai primi albori e ha già cominciato a mietere successi, avendo collezionato già due titoli in carriera più una finale a Halle (dopo aver appunto sconfitto Federer). Eppure quest’anno, dopo le belle speranze alimentate nella passata stagione, ancora il salto di qualità vero e proprio non è arrivato. Per carità, ha pur vinto a Montpellier, eppure nei tornei che contano i risultati scarseggiano e a differenza di altri talenti in circolazione gli “scalpi” di lusso continuano a latitare. Se è pur vero che Kyrgios abbia due anni in più di Sascha, è anche vero che quest’ultimo la prima vittoria contro un Nadal la ottenne a Wimbledon (non proprio a San Pietroburgo, ecco) alla stessa età del tedesco, che ha oltretutto battuto in entrambi gli scontri avuti quest’anno in una specie di duello tra potenziali eroi della nuova generazione.
Alexander, per quante aspettative si stia trascinando dietro, ancora non riesce ad accumulare quella consapevolezza di forza che le vittorie sui grandi big ti darebbero, proprio perché finora ogni volta che un Nadal o un Murray gli si sono parati davanti, è, più o meno alla lunga, sparito dal campo. Certo, ha un 2 su 2 contro Wawrinka, ma Stan si sa ormai non si sciupa per tornei che non siano uno slam… Senza contare quella vittoria su Federer a Halle, con Roger ben lontano dalla forma migliore. Fatto sta che sarà bene che Zverev cominci a battere giocatori non svizzeri e a prendere i treni che gli passano davanti, tanto per non far la fine di tante altre belle speranze finite nel dimenticatoio prima di lui.
In ogni caso, se c’è una cosa che questo piccolo fenomeno tedesco dagli occhi di ghiaccio è già capace di fare ancora prima di aver vinto un grande torneo, è quella di dare la sensazione di poter battere già chiunque, di giocarsela con tutti, di fomentare timori in quei big che guardando un tabellone di un torneo sperano sempre di non trovarselo sul loro cammino e di far riflettere i tifosi riguardo a “quando” (e non “se”) questo ragazzino dall’andatura alla Fido Dido vincerà il suo primo Grande Slam. Nel frattempo, l’attesa continua e se lui sarà la “Next Big Thing” solo il tempo ce lo dirà…
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