Il compleanno di Maria Sharapova, la notizia che Victoria Azarenka abbia già cominciato a caricare le sue compagne di nazionale per portarle a caccia della storia, intesa come la prima finale di Fed Cup per la Bielorussia, poi il fulmine vero e proprio: Serena Williams incinta.
Una foto, poi cancellata, poi la conferma, quando in Italia era ormai l’una di notte. Serena diventerà mamma in autunno e non potrà giocare per tutto il 2017, che dunque si concluderà con 2 soli tornei disputati ed una sola sconfitta. L’avversaria, la più insospettabile (come spesso poi succede quando si deve scovare l’assassino, no?): Madison Brengle che ad Auckland non scherzava affatto quando disse alla compagna di doppio Nichole Melichar “penso che sia stupita (rivolto alla sua avversaria) da quanto io sia scarsa”.
La stessa Brengle che ora è scivolata fuori dalle 100 ed ha appena perso a Dothan, torneo ITF da 60.000 dollari, dalla numero 518 del mondo Nicole Coppersmith. Ma il suo miracolo, in stagione, l’ha già compiuto. Serena, poi, ha vinto uno Slam, il ventitreesimo della sua carriera, senza perdere un set e con un feto di ormai un mese nello stomaco.
Era passato tanto tempo da quando lei, Maria e Victoria non vedevano le loro storie intrecciate, almeno da una situazione temporale. Qualche decina di minuti, un paio d’ore. La russa assente a causa di una squalifica doping ed ormai prossima al rientro, la bielorussa assente da un anno per la gravidanza, la statunitense a mezzo servizio nel circuito, ormai a caccia di Slam e poco altro. Ritrovarle vicine, dai vari punti del globo in cui si trovano in questo momento, ha fatto salire tanta nostalgia. Loro ed anche Petra Kvitova, la ceca che nemmeno 24 ore prima aveva lanciato un segnale di speranza. “Ci voglio provare”, relativo alla partecipazione al Roland Garros. Sarà praticamente impossibile, ma questa congiunzione è stata ossigeno puro.
Quattro donne, una più fiera dell’altra, tutte fortissime. Per una serie di avvenimenti tre erano saltate e ne rimaneva una sola a tirare avanti il tour, un circuito forse zoppo ma che nel frattempo ne ha approfittato per proporre tanti spunti che torneranno buoni per gli anni a venire, come il fatto che nel 2017 i titoli WTA vinti dalle giocatrici “anni ’80” sono appena tre, quattro contando anche l’Australian Open. Quattro su 18, il che vuol dire che c’è tantissimo movimento nella classe ’90, con anche la prima vincitrice assoluta tra maschi e femmine per la classe ’99 (Marketa Vondrousova, talento enorme) e ben sette giocatrici al primo titolo in carriera.
Ora, per 6 giorni, mancherà anche la quarta: Serena Williams lascia, almeno per il 2017. Maria Sharapova sarà la prima a rientrare quando il 26 aprile, alle 18:30 di Stoccarda (verosimilmente l’orario sarà quello, primo match serale), la russa farà il suo rientro dopo 15 mesi di stop. Una sorta di cambio della guardia con la giocatrice comunque meno amata delle altre, quella verso cui ha sempre scatenato la sua forza più pura ed è imbattuta da 13 anni, con 18 vittorie consecutive dopo una sola nelle prime tre. L’esempio forse migliore è la finale olimpica di Londra 2012, quando la sconfisse 6-0 6-1 con un ace sul match point in cui esultò con la stessa carica di chi aveva avuto la meglio in un testa a testa di circa 3 ore. Oppure qui, finale Australian Open 2015, 3 momenti diversi tutti nel quinto game del secondo set, quello che da molti è riconosciuto come uno dei migliori parziali giocati da Sharapova contro la statunitense. Salì 0-30 in risposta con due ottime risposte, Serena replicò con tre ace ed un servizio vincente, esultando così dopo l’ultimo punto.
Non è mai stata una vera rivalità, almeno guardando gli altri precedenti, eppure è sempre una delle sfide di maggiore appeal a livello assoluto: da una parte la forza di Serena, dall’altra la voglia inesauribile di Maria di dare il tutto per tutto in ogni caso, anche se l’esito sembra sempre quello. L’attitudine della russa è quella giusta: in questo modo, prima o poi il tabù potrebbe anche cadere. Ad inizio agosto sarà poi la volta di Azarenka, la prima mamma nel tour (tolte Tatjana Maria e Patty Schnyder) dai tempi di Kim Clijsters e che proprio alla belga ha subito detto di volersi ispirare per rientrare e vincere. Nel mezzo, speriamo tutti quanti, potremmo riabbracciare anche Kvitova, vittima di una degli incidenti più brutti che si possano immaginare.
Una volta, non molto tempo fa, le tre sono state in lotta per il numero 1 del mondo. Era inizio del 2012, Petra sembrava la più indiziata per questo traguardo: Wimbledon ed il Master di Istanbul erano due ottimi biglietti da visita. A Sydney arrivò ad un solo set dal mettere il piede sul gradino più alto del ranking ma perse in 3 set da Na Li in semifinale, con la cinese che poi perse da Azarenka nell’atto decisivo. Ci si giocò tutto all’Australian Open e la ceca fu la prima a cadere lungo il percorso. La finale fu tra Sharapova ed Azarenka, conclusasi con un tremendo 6-2 6-0 per la bielorussa che diventava la prima del suo (giovane) paese a raggiungere la vetta. “Vika” non si fermò, totalizzò 3 mesi di soli successi fino a Miami, poi a settembre la prima (straordinaria) finale Slam contro Serena Williams.
New York, la grande mela, la statunitense che proveniva dalla devastante cavalcata a Wimbledon (sia Slam che Olimpiade) con il record di ace nella semifinale Slam (proprio contro Azarenka): 24. Ci fu un tennis di grandissimo livello quella volta, a Flushing Meadows. La bielorussa superò prima in semifinale Sharapova
poi arrivò ad una manciata di punti dal battere Serena in quello che sarebbe stato il secondo titolo Slam della sua stagione.
Non ci riuscì, ma quel match servì una volta di più per delineare alcune idee.
“Se vogliamo parlare di qualcosa di personale possiamo dire della sua relazione con il suo fidanzato, un uomo sposato e vicino al divorzio”
Questa è forse quella più banale e. Sharapova-Serena Williams non è una partita, Sharapova-Azarenka e Serena Williams-Azarenka sì.
Soprattutto, Azarenka è forse l’unica, a parte una Kvitova in formato stellare ed Angelique Kerber formato 2016, a non aver paura di affrontare Serena Williams sapendo inoltre di avere il gioco per poterle fare male. Altri due esempi importanti: US Open 2013, un anno dopo, quando Azarenka seppe rimontare un set e due break di ritardo, perdendo poi al terzo;
Madrid 2015, quando un’Azarenka non al 100% si procurò (e non concretizzò) tre match point consecutivi.
Si potrebbe andare avanti per ore ad elencare partite in cui Azarenka ha giocato alla pari con la migliore atleta degli ultimi anni, eppure negli scontri diretti è dietro di un’enormità.
Donne fiere, dicevamo, ognuna con un passato difficile: Serena è cresciuta in uno dei quartieri più malfamati di tutti gli Stati Uniti (Compton), Azarenka ha vissuto in un paese dell’ex Unione Sovietica prima di emigrare negli Stati Uniti, luogo dove pure Sharapova è andata a vivere senza un soldo e solo col padre quando aveva appena 10 anni. Nessuna ha avuto le fortune che ha poi ricavato e che hanno contribuito a forgiare lo spirito ed il carisma che traspare punto dopo punto.
Il 19 aprile 2017 sembrava l’ultimo (vago) punto di contatto: il compleanno di Sharapova, la grinta di Azarenka, la gravidanza di Serena. Sembrava difficile sperare ancora di riaverle vicine. Invece la stessa portavoce che ha confermato la gravidanza di Serena Williams ha poi aggiunto: “Serena Williams farà il suo rientro nel 2018”. Non è dunque un addio al tennis, nonostante gli anni saranno ormai 37 ed in fondo un bel “chi te lo fa fare?” verrebbe simpaticamente spontaneo.
Finale US Open 2018: mamma Serena contro mamma Victoria. Il terzo atto a Flushing Meadows, con in panchina i rispettivi figli. Noi l’abbiamo già immaginata così, con una premiazione e questi nuovi volti.
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