Comunque finirà il 2017, Francesca Schiavone è riuscita a regalare un sapore speciale anche alla sua ultima stagione tra le professioniste. Ad ormai 37 anni la tennista azzurra, scesa questa settimana al numero 163, ha saputo costruirsi con le sue mani un successo, l’ottavo della carriera, che ha la stessa importanza dello storico Roland Garros 2010. Il campo non era il Philippe Chatrier di Parigi, né uno degli altri principali dei vari Major. La terra rossa che sentiva sotto i piedi era quella del Campo Central di Bogotà, in Colombia, paese abbastanza lontano dalla geografia tennistica. Eppure, una volta di più, Francesca ci ha mostrato quanto sia grande il suo amore verso questo sport, esultando dopo l’ultimo punto del match proprio come in quel pomeriggio parigino, buttandosi a terra e sguardo rivolto all’insù.
Mancherà a tutti, comprese le giocatrici che da ieri le hanno scritto un post di congratulazioni sui social, comprese anche quelle contro cui ha messo a segno alcune delle partite più belle della carriera. Svetlana Kuznetsova ad Indian Wells, nell’intervista esclusiva concessaci, aveva rivelato tra le altre cose che sarà “tristissima il giorno in cui si ritirerà”. Protagoniste di partite che passeranno alla storia tra Australian Open e Roland Garros.
Tra le due si è formato un rapporto di grande rispetto ed amicizia. Quel giorno a Parigi Schiavone diceva: “Noi due in campo siamo come 2 artisti, liberi di dipingere una tela sempre diversa”. Anche per questo, probabilmente, Kuznetsova un mese fa ci disse: “Però credo che se riuscisse a trovare ancora un risultato importante e salire nel ranking rientrando almeno nelle prime 100 non ci lascerà… spero che non ci lascerà”. E credeteci: quell’ultima parte è stata detta con una faccia a metà tra il melanconico di chi avrebbe fatto di tutto per darle una mano.
Intanto, però, c’è un nuovo titolo in bacheca. Ci piace vedere e raccontare la gioia dipinta sul volto di una giocatrice di ormai 37 anni ma con la voglia di una ragazzina. Vinto l’ottavo torneo in carriera, mentre lo speaker annuncia agli spettatori che a breve avrebbe inizio la cerimonia di premiazione, lei ha registrato un video in cui esplodeva di gioia
Erano anni, come ricordava anche durante la cerimonia di premiazione dello scorso anno a Rio de Janeiro, che le difficoltà e le partite perse ormai non si contavano più per la ex numero 4 del mondo, classifica più alta di sempre nella storia del tennis femminile italiano, costretta a passare dai campi centrali degli Slam ed a competere con le più forti del mondo, a retrocedere nei tornei ITF da 50.000 dollari. Eppure, nonostante il tarlo del ritiro sempre presente, aveva deciso di continuare, senza mai perdere lo spirito e la generosità di prima.
È arrivato il trofeo in Brasile, ora quello in Colombia. Il volto e la felicità sono l’esempio migliore per i giovani e le giovani di ogni latitudine, perché raccontano una giocatrice che ha forse vinto poco (se paragonata alle grandi campionesse della storia di questo sport), ma che ha fatto innamorare tutti gli spettatori di ogni torneo grazie al suo tennis: “Il tennis è un compromesso di cuore, amore, arte e sacrificio. Sembra semplice, ma crescere e dire sì quando invece vorresti dire no, non è semplice”. A Parigi come a Bogotà, le discese a rete in controtempo ed i passanti al fulmicotone, uniti alla grinta di una ventenne, hanno portato tutto il pubblico dalla sua parte fin dal primo giorno. Lo ha voluto sottolineare, qui come ad Indian Wells, nel giorno della sua sconfitta contro Louisa Chirico: Schiavone adora il pubblico competente, adora che chi la osservi conosca il tennis nelle sue sfaccettature ed apprezzi dunque ancor di più quello che è il suo gioco, mai banale, mai uguale.
Parigi come Bogotà. Uno Slam al livello di un “semplice” (ma non diteglielo, o giustamente si arrabbierà) WTA International, il quarto nella scala di 4 livelli di tornei del circuito femminile più importante a livello internazionale. Per lei hanno la stessa importanza e nel momento in cui riesce a mettere le mani sul trofeo, qualunque esso sia, è la persona più felice del mondo. È l’essenza dello sport, è competere contro un’avversaria per qualcosa di importante, un traguardo che testimonia costanza, alto livello di gioco espresso, bravura nell’affrontare le molteplici situazioni. Caroline Wozniacki, Elena Dementieva e Samantha Stosur (le avversarie sconfitte dai quarti di finale alla finale al Bois de Boulogne) come Kiki Bertens, Johanna Larsson e Lara Arruabarrena. Mai mettere le avversarie su due piani differenti, mai pensare di avere vita facile perché una sia meno importante dell’altra. Questa è la più vera forma di rispetto. Questa è la lezione di Francesca.
Ed è un peccato enorme che dalle parti del Foro Italico proprio durante l’ultima settimana siano arrivati dei “no” riguardo la possibilità di concedere un’ultima wild-card per il tabellone principale del torneo di Roma. Persino ex giocatrici (Anna Chakvetadze e Rennae Stubbs, su Twitter) si sono unite nelle centinaia di messaggi che stanno invadendo i social network in cui si chiede giustizia, quanto meno per tributarle un’ultima ovazione in un palcoscenico degno della sua indimenticabile carriera. Dover pensare che debba lottare per conquistare questo diritto, giocando le pre-qualificazioni, appare francamente folle.
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