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Kerber, contro Schiavone a Monterrey un match dai 1000 significati

Angelique Kerber e Francesca Schiavone. Ancora loro. Ed i ricordi della tedesca nonostante la differenza nella graduatoria WTA ed il momento dell’azzurra non possono essere positivi. Nella serata di Monterrey, nel torneo WTA International, quando in Italia saranno le 4/5 del mattino di mercoledì, le due campionesse Slam si ritroveranno contro ad un anno e mezzo di distanza dal loro ultimo dei 5 confronti diretti, in cui comanda l’azzurra per 3-2. Intanto i dettagli di queste partite, perché si possono già identificare alcuni fattori:

  1. Australian Open 2008, secondo turno, Schiavone b. Kerber 6-2 6-3
  2. Miami 2011, secondo turno, Schiavone b. Kerber 6-4 6-4
  3. Miami 2013, secondo turno, Kerber b. Schiavone 6-7(5) 6-3 6-2
  4. Antwerp 2015, secondo turno, Schiavone b. Kerber 6-1 6-1
  5. Hong Kong 2015, primo turno, Kerber b. Schiavone 6-7(4) 6-2 6-3

Kerber fin qui è riuscita a vincere soltanto match estenuanti, con il primo set al tie-break e l’ultimo, 6-2 o 6-3, a premiare maggiormente la costanza fisica di una giocatrice come la tedesca rispetto all’estro dell’azzurra. Quando invece è stata Schiavone a spuntarla, i parziali sono stati piuttosto netti. Escluso i primi due, quando Angelique ancora non aveva disputato lo US Open 2011 che la catapultò in una nuova dimensione, fa ancora più rumore il 6-1 6-1 che ricevette sul veloce indoor di Anversa. Ed a posteriori, quella sconfitta le cambiò nuovamente la carriera.

Prima di Anversa la tedesca era una giocatrice che quasi non si riconosceva come top-10. Giudizio forse eccessivo, visto che ci militava stabilmente dal 2012, ma la sua bacheca vedeva soltanto tre titoli WTA e ben nove trofei di sconfitta in finale. Gli allori arrivarono nel 2012 a Copenaghen e Parigi indoor e nel 2013 a Linz, nel famoso torneo delle polemiche dove fu esclusa una giocatrice austriaca, Lisa Marie Moser, a tabellone già compilato per far spazio alla tedesca che aveva chiesto una wild-card tardiva per raccogliere i punti che le avrebbero poi consentito di partecipare al Master di fine anno ad Istanbul. In ogni caso, il 3-9 (soprattutto con 4 finali perse nel 2014) non mostrava un rendimento spettacolare ed ad inizio del 2015 la tedesca si sentì “in mezzo ad una strada”.

“Dopo Anversa – disse – mi sono guardata attorno: avevo appena compiuto 27 anni, gli anni migliori della mia carriera erano forse andati e non avevo persone accanto a me che mi potevano aiutare così ho deciso di cambiare diverse cose, dall’organizzazione della mia giornata al mio team”.

Ad inizio stagione c’erano stati dei piccoli contrasti con l’allenatore, Benjamin Ebrahimzadeh, ma sembravano perlopiù vicende di campo. Si riferivano, entrambi gli episodi, a due momenti nei cambi campo. Il primo durante il match record contro Daria Gavrilova a Sydney, conclusosi alle 3:14 del mattino. Kerber si trovava 5-2 e servizio al terzo set. Al cambio campo è entrato il coach, si è seduto, l’ha fissata un po’ ed è scoppiato a ridere.

La tedesca, lo ha fucilato con lo sguardo e gli ha detto: “ma sei stupido?”.
Lui, continuando a ridere: “è che sono le 3 del mattino”.
Lei, alzando lo sguardo: “basta, sta zitto”.

Durante la semifinale contro Karolina Pliskova, persa 6-2 6-2, Ebrahimzadeh al primo intervento in campo ha cercato di spronarla: “Prova ad essere più difficile per lei”.
Lei, in maniera ironica: “Ok, da adesso in poi servirò solo ace per tutto il resto del match!”.

Non è mai stata una persona semplice, lei stessa lo ha ammesso più volte tra cui la conferenza stampa post vittoria all’Australian Open 2016. Se però si è trovata in quella posizione, quel giorno, era “merito” anche della sconfitta patita contro Schiavone ad Anversa che le ha dato la seconda svolta della carriera. Dopo è arrivato marzo, l’allenamento con Steffi Graf, il riavvicinamento con il coach storico Torben Beltz, persona meticolosa, lo sguardo alle volte corrucciato, ma che le vuole un bene incredibile. Beltz l’ha vista per la prima volta una decina di anni prima, quando Angelique aveva non più di 15 anni. Ha cominciato a seguirla negli allenamenti, ad accompagnarla ai tornei ed a viaggiare con lei nei primi anni di professionismo. Nel 2013 Angelique gli chiese di separarsi perché voleva una nuova sfida, e trovò in Ebrahimzadeh un carattere forse troppo diverso da quello che cercava, non riuscendo mai interamente a legare. Il rientro con Beltz fu una benedizione e tra aprile e luglio arrivarono vittorie in 4 tornei.

Celebre, a Stoccarda, la profezia di Andrea Petkovic ai giornalisti. Era il lunedì di presentazione del torneo e la tedesca, vera beniamina di casa, stava annunciando il forfait quando le fu chiesto chi potrebbe trionfare. Disse, senza timori: “Kerber, fidatevi”. Scorrendo il tabellone Angelique, all’epoca numero 14 del mondo, avrebbe avuto al secondo turno Maria Sharapova, tre volte campionessa in carica. Nessuno credeva alle sue parole, eppure la tedesca veniva davvero da un ottimo momento grazie al titolo a Charleston ed all’eccellente prestazione in Fed Cup, anche nelle vesti di capitano nel doppio decisivo.

Poi Sharapova, superata in un match giocato in maniera spettacolare da metà del secondo set

In finale arrivò un nuovo mezzo miracolo, rimontando Caroline Wozniacki da *5-3 30-15 fino alla chiusura al quarto match point disponibile, con una gamba infortunata e tutta la gioia per aver raggiunto in 3 settimane quanto fatto fin lì in tutta la carriera. Era rinata, ed in quel mese ha cominciato a mettere le basi per realizzare poi il 2016 che per molti motivi sarà un anno indimenticabile per lei, come per tutti noi.

A fine del 2015 un nuovo confronto con Schiavone, stavolta ad Hong Kong. Angelique, ritrovata la tranquillità e dopo sei mesi di ottimo livello, avrebbe dovuto avere vita più facile. Sbagliato. Francesca ha giocato una nuova partita mandando in difficoltà l’avversaria, neutralizzando uno dei colpi migliori della tedesca: il passante. Non di meno, l’ottima copertura del campo e l’adattamento alle condizioni umide e difficili di Hong Kong l’hanno spinta fino al 7-6 2-0, per poi lottare punto su punto nel terzo set e cedendo dopo oltre due ore e mezza.

Un anno e mezzo dopo, ancora Schiavone sulla strada di Kerber, nel frattempo diventata duplice campionessa Slam e numero 1 del mondo. Francesca che a Monterrey ha già dato sfoggio della sua classe infinita 2 anni fa.

Leadership, questa, che a Monterrey sarà rimessa in bilico ed un’eventuale sconfitta della tedesca riconsegnerebbe a Serena Williams non prima del 24 aprile, giorno dell’inizio del torneo di Stoccarda. Non sarebbe il massimo per lei, dopo tutto quello che ha fatto negli ultimi 14 mesi, perdere lo scettro proprio nella settimana del torneo di casa (dove comunque potrebbe avere le chance per rientrare subito al comando). Schiavone da, Schiavone toglie? Quest ultima possibilità, almeno stavolta, Kerber vorrebbe evitarla.

Diego Barbiani

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