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È già arrivato il passaggio di consegne

E se in campo ci fosse già una nuova leader? Forse dire “nuova” è un po’ difficile. Diciamo meglio: se si fosse già verificato il rientro al comando di una leader? Nello stesso giorno Angelique Kerber, che nonostante il computer la posizioni al numero 2 è di fatto la numero 1 del mondo visto che Serena (che tra il lunedì dopo Madrid e quello dopo Roma sarà certa di perdere la leadership a favore della tedesca) sarà ferma fino al 2018, subiva l’ennesimo crollo stagionale mentre pochi minuti prima una Maria Sharapova al rientro batteva Ekaterina Makarova confermando la grande superiorità nei confronti della connazionale.

La tedesca partiva con un 3-0 di vantaggio nei confronti di Kristina Mladenovic, la russa più nota con un 6-0 ed un solo set perso (nel loro primo incontro) sulla russa meno famosa. Al termine della giornata ne è rimasta solo una: Maria. Qualcuno aveva dubbi? Vinci l’ha detto: “Guardate che rientrare da una squalifica per doping non è la stessa cosa che rientrare da un infortunio, questa Sharapova sta molto bene ed è super motivata”.

Negli annali rimarranno questi 15 mesi di buio sulla carriera della cinque volte campionessa Slam che in questi giorni sta facendo muro contro muro con la stampa che prova a chiederle spiegazioni sulle ultime vicende personali e lei: “Io sono una tennista, è questo il mio lavoro, del resto non voglio parlare”. Questo rientro in campo forse non deve neppure sorprendere: chi credeva che sarebbe cambiata, che sarebbe stata più “dolce”, che avrebbe avuto atteggiamenti diversi… No. Zero. È sempre la solita, agguerrita Sharapova, pronta a far valere il suo enorme carisma. Un solo break subito in due match, una sola palla break concessa contro Ekaterina Makarova, che poteva girare la partita diversamente ma la russa ha clamorosamente mancato un rovescio a campo spalancato. “Secondo me è tutto un fattore mentale – diceva Jimmie, il fotografo in sala stampa – in queste partite le giocatrici come Makarova sanno che avranno chance sulle dita di una mano, ad esagerare, e sapendo che di fronte c’è una giocatrice agguerrita come Sharapova è facile che il braccio”.

Tutto il contrario di quello che sta accadendo a Kerber. Tra 2015 e 2016 vedere le partite della tedesca era un piacere vero, perché sia che vincesse o che perdesse, finiva sempre per contribuire pesantemente a rendere i match indimenticabili (la partita contro Victoria Azarenka a New York 2015, persa; la partita contro Agnieszka Radwanska a Stanford 2015, vinta. I due match più belli della stagione). Adesso è in un momento davvero negativo, dove sembra aver smarrito la sua anima. Lei stessa ha accennato al 2016 che nonostante tutti i fattori positivi ha avuto due momenti complicati: dopo l’Australian Open e dopo il mese d’aprile. Una volta ritrovatasi, ha sempre espresso un tennis ottimo per quanto molto diverso da quello di Sharapova.

Ora invece le difficoltà sembrano essere enormi, a cominciare da una lunga serie di prestazioni spente, dove non muove quasi le gambe, non “va” sulla palla, colpisce quasi affaticata. Non ha ancora ottenuto vittorie contro top-20 ed oggi è stata soppiantata da Mladenovic, ispirata, che fino al 6-2 3-0 risultava impeccabile. Non è più la Kerber degli anni e viene da chiedersi ora chissà se lo sarà più. I primi 4 mesi sono passati con l’unico acuto di una finale a Monterrey superando: Francesca Schiavone, Mandy Minella, Heather Watson, Carla Suarez Navarro. Ed arrivava a Stoccarda, lei che è ambasciatrice Porsche, conscia che era già tornata una nuova (pesantissima) rivale a rubarle la scena. Nondimeno, il numero 1 del mondo è stato perso proprio lunedì scorso, non dandole neppure la soddisfazione dell’acclamazione del pubblico verso la seconda leader tedesca nella storia del tennis femminile.

Non ci sarà la terza Porsche per Kerber, dunque, ma è ancora saldamente in piedi l’ipotesi che Sharapova possa vincere la sua quarta. Soprattutto, in questa giornata, sembra già avvenuto il passaggio di consegne tra le due, in attesa del rientro (quantomeno) di Victoria Azarenka. Una russa così, al di là del risultato delle prossime settimane e della classifica che adesso (quella live) la vede appena dentro le prime 400 del mondo, dovrà essere considerata come una leader. Come 15 mesi fa.

Diego Barbiani

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