Proprio quando tutti gli appassionati pregustavano l’ennesima sfida tra il maiorchino e lo svizzero è arrivato come un fulmine a ciel sereno lo stringato comunicato di Rafael Nadal. Il maiorchino si dice dispiaciuto ma “sono stati mesi molto duri, ho riflettuto, riflettuto e ancora riflettuto e sono arrivato alla conclusione che non voglio giocare se non mi sento sereno”. Per quanto non si comprenda bene se i problemi siano fisici o di altra natura la decisione sembra presa: ” un giocatore di tennis, ma vorrei dire: un uomo, è la somma di tante cose. Non c’è solo l’allenamento, il campo di gioco, il dritto e il servizio. Mentre giocavo con Fabio ieri ho pensato che forse avrei vinto ma sicuramente dall’altra parte della rete c’era un padre, uno che avrebbe preso la vita con la giusta maturità”. Quello che è strano è forse che nella conferenza stampa niente fosse trapelato ma “dopo il primo set, che avete visto tutti come ho vinto, molti dubbi si sono insinuati sulla mia testa. Sono andato 0-40 e ho pensato magari vinco anche questa, ma che senso ha?”. Ma anche fisicamente pare ci siano problemi: “Non sono qui per lamentarmi del gomito, che pure mi fa male, o del polso, che pure mi tormenta ormai da anni, né tantomeno del tallone sinistro o del ginocchio, che mai mi hanno impedito, pur nel dolore, di scendere in campo. Ma rispetto Roger e giocare in queste condizioni contro di lui sarebbe come andare in calzoncini corti in chiesa. Semplicemente, non si fa”.
C’è spazio anche per il pubblico deluso: “so che mi aspetterete con tutto il vostro amore e la vostra dedizione e so che mi capirete. Il mio tennis è sempre stato per voi e con voi e senza di voi non avrebbe senso neanche allenarsi. Ma tornerò. Forse non oggi né domani, ma un giorno e per tutta la vita”. Parole bellissime chiuse addirittura da un pensiero per noi italiani: “fatemi ricordare in questo momento un paese che porto nel mio cuore forse più che la stessa Spagna e cioè l’Italia. Non solo Roma, non solo il posto dove vinsi il mio primo torneo, mai suoi colori i suoi sapori, la sua gente. I giornalisti italiani sono i migliori del mondo, e so che sta nascendo un polo giornalistico di alto livello, dopo tutte le incomprensioni degli anni passati. Il tennis non siamo solo noi giocatori ma anche chi lo racconta e lo fa vivere ad un pubblico così ampio. Spero che la fusione annunciata si traduca in aumento di lettori e di vendite di spazi pubblicitari. A Roger dico: aiutali, fa in modo che percorrano con meno ostacoli possibili la dura strada che hanno davanti. Ricorda loro quel che diceva Gramsci, aiutali anche a capire – se non proprio a perdonare – le eccessive richieste che vengono loro rivolte”.
Rimane il dubbio di quanto sarà lunga l’assenza dai campi da tennis di Rafa. Non sembra una cosa breve ma “un anno in fondo non è un secolo. Tornerò”
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