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Alla ricerca del vero obiettivo di Federer

Diavolo di un Roger. Torni, (stra)vinci e sparisci di nuovo. Per quanto? Non si sa. Nella conferenza stampa dopo la vittoria a Miami, annunciando di volersi riposare, Federer ha detto tutto e il contrario di tutto: solo il Roland Garros, ma non negando altri tornei su terra; il tris Stoccarda-Halle-Wimbledon per difendere i quasi 1000 punti su erba; la stagione americana sul veloce e la stagione indoor; le Finals, diritto dei vincitori di Slam nell’anno. Quali e quanti tornei dipenderà dalla salute. I 36 anni ad agosto sono un patrimonio di esperienza ma anche un fragile orologio svizzero di classe (sic). Come per i migliori vini millesimati, il riposo del semestre sabbatico ci ha restituito un Federer per vari aspetti migliore: cedere alla bulimia della vittoria potrebbe rompere l’incantesimo.
Con la seconda tripletta AO-Indian Wells-Miami a 11 anni di distanza dalla prima, Federer stacca Agassi e Sampras (che la ottennero rispettivamente nel 2001 e 1994) e tallona Djokovic (2011-2015-2016; addirittura poker nel 2015, considerando Monte Carlo). Per Roger, i numeri da giocare al lotto sono molteplici. Scontato l’1, precario il 4 (attuale posizione in classifica mondiale), puntiamo sul 18 (Slam), il 26 (Masters 1000) e il 37 (sfide Federer-Nadal; se volete, ci sono pure il 14 e il 23 delle rispettive vittorie). Il numero di titoli in singolare (91) ora non è più giocabile. Lendl è a -3 e in molti ipotizzano l’aggancio (o il sorpasso, crepi la scaramanzia) entro fine anno. Connors guarda tutti dall’alto dei suoi 109. Se solo la carriera di Roger durasse quanto quella di Jimbo (dovrebbe resistere altri 5 anni), a 3 titoli all’anno… ma dovrebbe scomodare Laver per longevità, e francamente è difficile credere che tutto ciò sia possibile. Se avesse giocato di più in doppio, allora forse anche McEnroe sarebbe stato alla sua portata.
Ci forziamo di tornare coi piedi per terra e pensare al solo 2017, perché gli ultimi 3 mesi ci hanno insegnato a procedere passo dopo passo. Federer al rientro ha bruciato le tappe, risalendo dalla diciassettesima alla quarta posizione. Ora è a meno di 500 punti dal terzo posto di Wawrinka, con Murray e Djokovic apparentemente imprendibili. Per adesso.

Un po’ come l’eliocentrismo ribaltò la visione geocentrica, modificando il punto di riferimento, il cambio di prospettiva auspicato in questo articolo richiede di osservare la classifica dal lato della RACE 2017 e non del ranking sui 12 mesi. E allora tutto cambia. Al di là delle Finals e degli altri tornei, il nuovo traguardo di Federer ora appare chiaro. Già detentore del record di permanenza al n.1, Roger vuole il primato di longevità dell’Era Open di Agassi, n.1 a 33 anni e 4 mesi nel 2003. Lo batterebbe di quasi 3 anni, una bella soddisfazione.

Se l’obiettivo è il n. 1, di fine anno o meno, allora conta solo la RACE, che mostra un cataclisma rispetto al ranking. Infatti solo la metà dei migliori 10 del ranking è nelle prime 10 posizioni della RACE, Murray è 11°, Djokovic 22°, il deludente Cilic addirittura 35°. Federer guida la RACE con oltre 4000 punti, più di Nadal e Wawrinka insieme, secondo e terzo. Lontanissimi Djokovic e Murray, rispettivamente a oltre 3500 e 3200 punti. Dei Fab4, solo Rafa si mantiene a meno di 2000 punti da Federer, e anche se cercherà il massimo di punti sulla terra primaverile, è altrettanto vero che dovrà migliorare qualcosa sul veloce (erba o cemento) per poter competere con Federer, come dimostra il 4-0 negli ultimi incontri.
È vero, nel 2016 Murray iniziò la sua rincorsa al primato di Djokovic proprio dal Roland Garros, recuperando 8000 punti al serbo: più degli attuali 6600 che separano lo svizzero dallo scozzese. È vero, nel 2017 ci sono ancora in palio 6000 punti di Slam e 7000 di Masters 1000 (più altri 1250 di Stoccarda, Halle e Basilea ai quali Roger ha detto di voler partecipare). Ma se il ragionier Federer selezionerà sapientemente le sue apparizioni, avendo perfettamente restaurato – se non migliorato –  il suo gioco e l’approccio mentale ad esso, e se il gruppo dei suoi inseguitori non andrà alla caccia del fuggitivo, chi potrà fermarlo?

Diavolo di un Roger. Ce l’avevi quasi fatta a nasconderti.

Carlo Rosati

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