La parola del Direttore

Ace Cream. Una scommessa su Serena Williams

Un qualche appunto femminista anni Settanta avrebbe posto la questione per vie esplicite… In un coro da corteo, al caldo dei falò di reggiseni bruciati, lo slogan sarebbe stato questo:

Fra maternità e paternità,
Il tennis dimentica la parità

In altre parole, la carriera di Serena rischia di spegnersi sul figlio in arrivo, quella di Federer ha preso vigore da due parti gemellari. Con parole ancora più crude, l’amica femminista mi avrebbe sussurrato all’orecchio: Serena è costretta a dimettersi dal tennis, a Federer è stato sufficiente far dimettere la moglie.

Oppure no…
Forse la parità dei diritti, che le tenniste negli anni hanno tramutato volentieri in montepremi eguali, più che in cortei e in gonnellini bruciati nei falò di protesta (del resto, il simbolo fondante della Wta, non fu il dollaro mostrato con irriverenza dal gruppo delle nove, capeggiate da Billie Jean King?), forse, dicevo, la parità ha fatto davvero qualche passo avanti, e non sarà una gravidanza a fermare Serena in via definitiva, a impedirle di portare a termine il meraviglioso progetto che si è messa in testa, quello di dimostrare al mondo che una donna, tutto può, anzi, meglio, che può assai più di un uomo, a patto di prendere la propria vita fra le mani e decidere che cosa farne, in piena libertà e nel rispetto di se stessa. Slogan, questo sì modernissimo, che la Sister Minore non ha mai smesso di predicare. E di praticare.

E allora, diciotto anni (1999-2017) per dimostrare al mondo non soltanto di essere la più forte, ma addirittura la raffigurazione della donna, e della tennista, che avremo in futuro, in una sorta di ascensione quantistica di un soggetto femminile piovuto da un mondo parallelo ma più sviluppato del nostro, a indicare la via da perseguire. Poi un anno di maternità, finché il frugolo sarà avviato (e qui stia attento, papà Alexis Ohanian, a recitare bene la sua parte, se no saranno guai). Infine, chissà, ancora tennis. Ad libitum. Dai trentasei anni in su… Magari tornando a vincere da capo tutto quanto, a infoltire record già enfi di gloria, e a far sentire le altre simili a pezze da piedi.
Che dite, ci sta? Sì, ci sta…

Ma la situazione, lo capite, è in divenire. E con Serena, ammettiamolo, lo è sempre stata. Donna unica, nel suo genere. Tennis da padrona, e attività da imprenditrice ramificata in mille rivoli grondanti denaro. Donna curiosa, e della vita, e nei registri che usa per mostrarsi al mondo. Conferenze stampa quasi teatrali, simili a monologhi, nelle quali lei cinguetta con femminilità pari alle dimensioni del suo fisico (è donna di contrasti spudorati, fatevene una ragione) e azzittisce dall’alto di un carisma che pochi – uomini, donne – possono permettersi. Donna spettacolare, persino, regina di feste notturne, a suo agio nelle quinte dei concerti, invitata dove conta essere invitati. E da un po’, finalmente, persino avanti alla Sharapova nell’indotto economico, cosa che la faceva penare non poco. E poco importa che la Maria abbia dovuto scontare quindici mesi di fermo amministrativo.
Dunque, chissà… Serena ha appena annunciato le venti settimane di questa sua maternità, si fermerà per l’intera stagione, poi ci farà sapere. Qualcuno ha già prodotto quote per una scommessina sul suo futuro? Non lo so. Io un dollaro sul suo ritorno in campo sono disposto a puntarlo. E voi?

Daniele Azzolini

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