Non è passato molto tempo ma sembra una vita. Nella primavera di tre anni fa Maria Sharapova e Grigor Dimitrov erano nel pieno di una love story seguitissima sui rotocalchi. Ai più maturi la vicenda avrà ricordato il colpo di fulmine fra gli allora giovanissimi Jimmy Connors e Chris Evert, un “affaire” che quarant’anni prima aveva coinvolto il re e la regina del tennis mondiale.
Masha e Grigor resero pubblica la loro relazione, che in realtà andava avanti da quasi un anno, solo nel maggio 2013 e la rottura ufficiale avvenne due estati dopo, provocata, si disse, da una scappatella del bulgaro. La Maria furiosa ruppe sui due piedi pretendendo indietro la porsche regalata al fidanzato infedele.
Storie da sabbia e lettino a Forte dei Marmi queste, ma il 27 aprile 2014 fu un giorno speciale per la coppia più forte del mondo con una racchetta in mano. Quel giorno infatti, a distanza di quasi 2.000 chilometri, Sharapova e Dimitrov si imposero rispettivamente sulla terra di Stoccarda e Bucarest, alzando il trofeo quasi in contemporanea. Una storia che avrebbero potuto raccontare ai figli intorno al caminetto…
In Germania Maria inizia il torneo da numero nove mondiale e sopravvive ad uno scontro mortale già al primo turno contro la mancina ceca Lucie Safarova, visto che siamo in tema ex fidanzata del connazionale Berdych. Tre tie-break al cardiopalma, l’ultimo dominato, mandano avanti la russa che da quel momento scioglie il braccio e plana in finale senza perdere più un set. Nell’incontro decisivo trova oltre la rete la serba Ana Ivanovic, che la sorprende nel primo parziale ma deve arrendersi al ritorno della russa che trionfa con un netto 6-1 nel decider. Ana si prenderà una rivincita doppia a Roma e Cincinnati quell’anno ma mai con il titolo in palio.
Nella stessa settimana Dimitrov era impegnato nell’ATP 250 di Bucarest, intitolato ai dioscuri locali Tiriac e Nastase. Su quest’ultimo non vogliamo stendere il classico pietoso velo, ciò che ha detto ultimamente è molto difficile da perdonare e impossibile da condividere. Solo pochi hanno colto la violenza delle sue parole. Grigor è il favorito di un tabellone non eccelso che per lui sarà in discesa. La seconda testa di serie Youzhny perde subito contro Haase e in semifinale il bulgaro si giova dell’ennesimo ritiro per magagne fisiche del pericoloso Gael Monfils. La finale contro il ceco Lukas Rosol, al tempo numero 43 ATP, dura lo spazio di un set, il primo, vinto al tie break. Come accaduto per l’allora amata il match si chiude con un netto 6-1. Il titolo è suo, sarà una stagione felice per Grigor, che raggiungerà ad agosto l’ottava posizione mondiale, suo best ranking in carriera.
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