Il principato di Monaco, dal 2005 al 2012, era diventata terra di conquista di una sola persona: Rafael Nadal. Un dominio inappellabile, quasi una tirannia.
Nel 2005, quattro partite su sei si sono concluse senza perdere set. Idem nel 2006. Nessun set concesso nel 2007, su cinque partite, come nel 2008, nel 2010 e nel 2012. Uno nel 2009 e nel 2011. Il totale dice 36 partite su 42 vinte in due set, una dimostrazione di forza straordinaria di chi è ritenuto tra i migliori giocatori di sempre sulla terra rossa.
Per fermare Nadal ci voleva un giocatore altrettanto forte, capace negli anni di creare qualche crepa nelle sicurezze e nel gioco dello spagnolo: Novak Djokovic. Si può dire che il successo del serbo, nell’edizione del 2013, sia nato da lontano. Nel 2011, quando tra Roma e Madrid mise a segno un 1-2 contro Nadal in finale, sulla terra, mai riuscito a nessuno.
Nonostante i risultati facessero pensare alla nona sinfonia di Nadal a Monte Carlo, nel 2013 Nadal sapeva che se c’era un avversario veramente in grado di poterlo superare sulla terra, quello era il serbo. Non Marinko Matosevic, non Philippe Kohlschreiber (battuti nei primi 2 turni), neppure il coraggioso Grigor Dimitrov, contro cui ai quarti dovette sudare fino al 6-4 al terzo set, men che meno Jo Wilfried Tsonga in semifinale.
Nell’atto conclusivo, un Nadal quasi impaurito partì malissimo, precipitando indietro 5-0 nel primo parziale. Djokovic era in giornata super, e malgrado un break ceduto ha poi chiuso agevolmente il primo set nell’ottavo game. Molto più lottato il secondo set, con Nadal che si trova anche la chance di servire per andare al terzo set, sul 6-5. Il rientro di Nole però è sontuoso, e nel tie-break scrive la parola fine con il punteggio di 6-2 7-6(1). Il re di Monte Carlo aveva abdicato tra l’incredulità di chi, sul 6-5, già pregustava un terzo set che avrebbe (chissà) fatto valere le grandi doti di lottatore del maiorchino.
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