Conferenza stampa di Paolo Lorenzi dopo la vittoria nel primo turno dell’ATP Master 1000 di Indian Wells contro Robin Haase per 6-4 6-3
Te l’avranno chiesto in tantissimi, ma per vincere una partita con questo punteggio e con questa sicurezza ci vorrà una preparazione fisica durissima ed a questa età non è mai scontato. Dove sta il tuo segreto?
“Molto del merito va al mio preparatore atletico. La differenza tra adesso e qualche anno fa è che devo stare attento a tutto: andare a letto presto, stare attento a quello che mangio. Dopo un viaggio lungo il giorno dopo faccio sempre un massaggio prima di allenarmi. Sono estremamente severo con me stesso, anche se quando stacco non faccio proprio niente tranne riposarmi. Nel periodo in cui mi alleno e preparo tornei lo vedo anche con Federico (Gaio, ndr): siamo sempre insieme, ci alleniamo insieme a Tirrenia, stiamo insieme qua… Lo vedo che lui riesce a recuperare molto più in fretta di me, io devo stare attento a mangiare, a quando vado a letto… Insomma, a prendermi un pomeriggio libero il giorno prima del match. Tante piccole cose che qualche anno fa erano più facili”.
Parliamo del match: sei partito regolarissimo, lui invece era molto nervoso e continuava a mormorare qualcosa. In entrambi i set hai avuto un momento di calo quando avevi due set avanti…
“Sì però lui nel secondo ha giocato molto bene dal 5-2 30-15, ci stava. Diciamo che sono stato bravo a partire bene, forse a lui piacciono di più quei giocatori che tirano dritto per dritto, io con la palla alta gli do molto fastidio. Sono stato bravo a partire avanti, poi ho forse rallentato un po’ troppo sul finire del primo set perché vedevo che lui sbagliava e forse prendevo meno rischi. Alla fine sono stato bravo sul 5-4 0-30 ad andare 2 volte a rete, forse il momento chiave di tutto il parziale. Poi nel secondo credo di esser stato bravo, ho perso 3 game ma in 2 è stato fenomenale lui”.
Tornando a Gaio, mi diceva l’altro giorno che ti vede molto come esempio. Ti guarda e cerca di imparare soprattutto dall’atteggiamento e dal modo di stare in campo. Che effetto ti fa?
“Molto, molto piacere. Quando mi aveva chiesto un consiglio di recente ho cercato di spronarlo per cercare le qualificazioni nei tornei più importanti. L’ho visto dispiaciuto per non essere entrato ad Acapulco, però gli ho detto che alla sua età e senza tanti punti da difendere gli ho detto che era giusto fare tornei più importanti come Master 1000 perché comunque rimane anche la semplice esperienza. Per questo ora sono veramente contento che si sia qualificato: per lui questi sono punti importanti ma anche a livello di esperienza. Sono sicuro che potrà giocare bene nei prossimi anni”.
Da quanti anni vi conoscete?
“Io mi sto allenando a Tirrenia da 4-5 anni ormai, per cui l’ho visto crescere. Già l’anno scorso ha vinto 2 Challenger importanti, ha iniziato a giocare molto meglio, siamo in squadra insieme in Germania… Stiamo veramente tanto tempo insieme”.
Nel momento in cui ragazzi di questo livello cominciano a guardarti come esempio, per te è più facile andare in campo?
“Mi fa sempre molto piacere, penso che loro possano imparare tanto. Non sono solo loro ad avere tanti vantaggi, ma anche io perché quando loro si allenano con me si impegnano molto di più ed io a mia volta alzo tanto il livello cercando di dargli enorme filo da torcere. È bello, molto”.
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