Era inevitabile. Il ritorno alle competizioni di Maria Sharapova divide il mondo del tennis: chi, come è naturale, l’ha amata e seguita aspetta questo giorno come rinascita di un interesse soffocato a lungo, ormai. Chi non l’ha mai sopportata ritiene ingiusto un ritorno in grande stile come quello che si preannuncia da mesi.
Oltre al sentimento naturale e umano, positivo o negativo che sia, c’è però da analizzare una serie di situazioni che si stanno venendo a creare e che sono fonte di discussioni, critiche, gravitano su perni etici o pseudo tali che non si possono semplicemente ignorare.
Maria tornerà alle competizioni per il torneo di Stoccarda, sulla terra, proprio quando “scade” la sua squalifica, mercoledì 26 aprile: il suo primo turno è infatti già fissato per quella data. Fino ad allora, in teoria, la Sharapova non potrà mettere piede su quei campi, neanche per allenarsi.
Gli organizzatori del famoso torneo, sponsorizzati da uno dei maggiori sponsor della russa (la Porsche, ndr) non hanno comunque voluto negare una Wild Card a una delle detentrici del titolo.
Così anche altrove: è infatti fresca la notizia della Wild Card a Maria da parte degli internazionali d’Italia. Non sorprende, Maria Sharapova ha vinto tre volte il torneo di Roma ed è una delle giocatrici più amate di sempre, una di quelle che richiama il pubblico, una di quelle che già con la sola presenza ti fa vendere i biglietti. Da parte di chi deve promuovere e vendere, quindi, non c’è alcuna sorpresa, specie se ti è consentito farlo.
Questi due tornei non saranno certo i soli: resta certo da vedere come si comporteranno i tornei dello Slam (che non sono WTA ma ITF) Wimbledon su tutti, dove di solito sono molto attenti a questioni “etiche” di questo tipo.
Etiche perché? Non ha forse Maria Sharapova già scontato la sua “pena”?
Sì, Maria ha affrontato i vari gradi di giudizio, ha avuto uno sconto sulla squalifica – da 24 a 15 mesi – dal tribunale dello sport di Losanna ed è suo diritto tornare alle competizioni dal primo giorno in cui potrà.
Consegnare un’ “entrata gratuita” però a chi ha sbagliato ed è stata ufficialmente giudicata per questo pone una serie di interrogativi che suppongono risposte diverse, a seconda di come la si vede.
Premettendo che se è possibile e perfettamente “legale” è anche giusto che i direttori del torneo facciano i loro interessi, è vero che questo è il primo caso in cui una tennista o un tennista dello spessore di Maria Sharapova viene accostata a un caso di doping e che quindi ci si trovi in questo conflitto: altri atleti sono stati sospesi ma non avevano lo stesso potere mediatico o l’interesse suscitato dalla russa.
Il caso doping in sé, poi, è ancora più complesso e spinoso: Maria ha assunto Meldonium che fino a qualche mese prima non era vietato, non si è informata a dovere sulle sostanze da non prendere da quel primo gennaio e ha poi farfugliato qualcosa sul diabete di famiglia: una spiegazione che fa acqua da ogni parte, visto poi quanti atleti russi sono stati trovati positivi a quella sostanza, ma in mezzo c’è anche un discorso evidentemente politico tra WADA (americana) e federazione russa che è ancora più complesso da spiegare.
Ad ogni modo ha assunto una sostanza proibita, se con leggerezza o meno poco importa: Andy Murray, come sempre, non le ha mandate a dire:
“Ritengo scorretto che un’atleta che è stata sospesa per doping riceva poi delle wild card nei vari tornei. So che gli organizzatori fanno i loro interessi e continueranno a farlo ma la mia opinione è che chi sbaglia e poi paga debba ripartire dal basso”.
Una dichiarazione forte e legittima. Dal canto suo, la Sharapova “sfrutta” quanto negli anni ha costruito, il proprio nome, i contatti, gli sponsor, il suo potere.
Non c’è una regolamentazione in tal senso: forse sarebbe ora di prenderla in considerazione, per non creare discriminazioni di fama.
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