Complimenti per la vittoria. Dicci come ti senti.
È fantastico essere alla prima semifinale di un Masters 1000. Indian Wells è speciale, uno dei migliori tornei in assoluto, dove giocano tutti i migliori: quest’anno mancava solo Raonic.
E Cuevas? O fai coppia con lui o ci giochi contro. Lo conosci bene. vero?
Sì, ci conosciamo molto bene, ci siamo incontrati in semifinale a San Paolo e abbiamo giocato in doppio a San Paolo e a Rio. È sempre difficile giocare contro Pablo, devo stare concentrato, perché la palla rimbalza molto alta sulla sua seconda o i colpi in kick. Quindi devo aggredirlo e dominare gli scambi, ha un dritto molto pericoloso.
Qui hai anche giocato in doppio con Rafa, siete amici. Com’è andata?
Rafa è un grande amico, mi ha aiutato molto. Abbiamo giocato in doppio non solo qui ma anche a Pechino lo scorso anno. Ci siamo allenati insieme anche in Coppa Davis quando la Spagna ha giocato contro l’Ucraina. Per me è sempre una grande esperienza ed opportunità, è uno dei migliori tennisti di sempre.
Non sei il classico giocatore spagnolo da terra rossa, parlaci del tuo gioco sul veloce.
Credo che negli ultimi anni ci sia stata un’evoluzione, ora molti di noi giocano bene anche sul duro: Bautista ha vinto tornei, e ovviamente Rafa. Mi piace la terra ma vado bene anche su queste superfici, in fondo i miei (due) titoli li ho vinti sul veloce, uno indoor a Mosca. Ora qui sono in semifinale, quindi credo di potermi adattare a tutte le superfici.
Sei al top del tuo rendimento e della tua classifica. Cos’hai cambiato nel tuo gioco per avere successo?
Entrerò nella top20, era il mio obiettivo a inizio anno. Va bene così ma devo lavorare duro, perché non è facile manterere questo ranking, basta poco per scivolare indietro. Ho lavorato molto sul mentale col mio team, come rimanere concentrato, aggressivo, dominante su tutti i punti. Non è sempre facile, ma è la cosa principale su cui abbiamo lavorato nell’ultimo anno e mezzo. Samuel (Lopez) e Cesar (Fabregas) mi hanno insegnato come essere mentalmente preparato, anche Juan Carlos Ferrero mi ha aiutato molto. Lavoriamo bene insieme, sento che match dopo match miglioro come esperienza e fiducia in me stesso, e i risultati ci stanno dando ragione.
Quest’anno hai giocato molti tornei. Come pensi di gestirti?
Siamo a marzo, settimana prossima sarò a Miami. Poi c’è anche la Coppa Davis in Serbia, all’aperto: se il Capitano mi chiama, ci sarò. Dopo ci sarà la stagione sulla terra, cercherò di giocare il più possibile: forse Monte Carlo, Barcelona, Estoril, Madrid, Roma e ovviamente Roland Garros. Vedremo, effettivamente ho giocato molto, sia in singolare che in doppio. Forse rallenterò in doppio per concentrarmi sul singolare, molto impegnativo.
Come vedi l’esperienza di Coppa Davis?
Effettivamente è molto diverso rispetto ai tornei ATP. L’anno scorso giocai in Romania, ma a vittoria già acquisita, quindi fu una specie di esibizione. Quest’anno in Croazia ho sentito la pressione, è stato completamente diverso, fantastico perché abbiamo vinto. Avevo perso il primo incontro e ho dovuto giocare due giorni dopo il match decisivo sul 2-2. Penso di aver vinto quella partita per il sostegno di Conchita e del mio team, che credono in me e mi danno fiducia.
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