[3] P. Cuevas b. [2] A. Ramos Vinolas 6-7(3) 6-4 6-4
Evidentemente Giove Pluvio è fra quelli che apprezzano le battaglie tattiche sulla terra rossa e ha pensato bene di allungare di un giorno la finale dell’ATP 250 di San Paolo.
Il mancino spagnolo Albert Ramos Vinolas (24 ATP) e l’uruguaiano Pablo Cuevas (33) sono rientrati sul centrale fradicio alle 18.00 ora locale per riprendere le ostilità interrotte ieri. Nella prima parte l’incontro si potrebbe paragonare ad una dura lotta di posizione con le emozioni tutte concentrate negli ultimi tre giochi e nel tie-break che ha deciso il parziale. È Cuevas a sprecare la sua occasione, con l’aggravante che il treno giusto gli sfila sotto il naso due volte senza che lui riesca a balzarci sopra. Succede nel decimo gioco e poi ancora nel dodicesimo, quando il detentore spreca due vantaggi esterni che sono altrettanti set point. Nel tie-break seguente, chi gioca a qualunque livello lo sa, è tutto scritto. Ramos non sbaglia più mentre Pablo, a metà fra scoramento e furore, gli regala il primo set con cinque errori, compreso il dritto finale.
Cuevas prova una fuga immediata nel secondo, viene ripreso sul tre pari poi l’interruzione definitiva.
Alla ripresa lo spagnolo si fa sorprendere e cede ancora la battuta per un 3-4 che Cuevas consolida in un ottavo game segnato da una lunga interruzione che sa molto di mossa psicologica. Dopo aver annullato una palla break, e sul punteggio di 30-40, l’uruguaiano interrompe infatti il gioco segnalando due zone del campo che a suo dire sono pericolose perché intrise d’acqua. Intervengono i responsabili del torneo, Cuevas si siede tranquillo, Ramos attende parecchio prima di imitarlo, visibilmente seccato. Dopo l’intervento dei manutentori il gioco riprende e il giochetto funziona perché lo spagnolo gli regala il 5-3 con tre errori in palleggio. Il tempo del riposo e si va al terzo perché Pablo si prende il parziale a suon di dritti.
Le telecamere indugiano su Ramos che cerca nuove convinzioni dopo esser stato vinto in astuzia dal rivale. Deve salvare presto due palle break, la prima con un servizio esterno e la seconda dopo lungo scambio. Riesce a rimanere in partita ma Cuevas gioca ormai convinto, difende facilmente i suoi turni di battuta senza sentire la pressione di servire per secondo ed entra nel campo per primo. E nel quinto gioco il destino dello spagnolo si compie. Due errori marchiani e un super passante di rovescio dell’avversario portano al 15-40, un secondo rovescio punisce la sua sprovveduta smorzata, che definir telefonata è poco.
Cuevas legittima il suo successo nel gioco seguente, quando mostra tempra ben diversa nel fronteggiare a sua volta un 15-40. Un ace suona la carica, un dritto steccato presto dall’avversario gli dà il pareggio e la forza di annullare una terza palla break ai vantaggi prima di confermare per il 4-2. Il linguaggio del corpo di Albert ci dice prima del tempo che è finita, anche se lui conserva orgoglio a sufficienza per annullare due match point sul proprio servizio. Ma il modo in cui finisce è quantomeno da descrivere e tramandare, anche grazie ad un precedente ben più illustre. Roland Garros 1989, ricordate? Insomma, succede che Cuevas, sul punteggio di 40-30 e dopo aver visto sfilare il terzo match point, debba servire una seconda palla. Lo spettro dei dodici doppi falli commessi fin lì si agita nella sua mente ed allora pensa bene di servire la seconda dal basso, un gesto avaro che sorprende l’avversario il quale poco dopo sparacchia fuori consegnandogli il titolo. Stretta di mano poco cordiale ma terzo successo consecutivo in Brasile di Pablo Cuevas, una bella soddisfazione per un uruguagio. E totalmente meritata perché nel momento più difficile è stato capace di rischiare di più. Anche con quella seconda…
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