Fu agli inizi degli anni ottanta che grazie a un’intuizione di Butch Buchholz nacque il torneo di Miami. L’allora patròn dell’ATP volle fare della Florida il primo grande appuntamento tennistico della stagione. Trovato l’accordo di sponsorizzazione con la Lipton, nel 1985 Buchholz organizzò la prima edizione del Lipton International Players Championships sui campi di Delray Beach, città di circa 65.000 abitanti nella contea di Palm Beach. Sin dal battesimo, il torneo fece parte del Grand Prix Championship Series, la serie di tornei ATP secondi per importanza solo ai quattro Slam. Il montepremi di 1,8 milioni di dollari, il più ricco del circuito dopo Wimbledon e gli US Open, attrasse ben 84 dei primi 100 giocatori del mondo. Il regolamento prevedeva che si giocasse al meglio dei cinque set a partire dai quarti di finale. Il tabellone presentava Ivan Lendl come testa di serie numero uno, seguito dalla nutrita batteria degli svedesi: Mats Wilander (2), Henrik Sundstrom (3), e Anders Jarryd (4). A completare la spedizione scandinava figuravano Joakim Nystrom (8) e Stefan Edberg (13). Il ruolo di capofila degli americani toccò ad Aaron Krickstein (5).
Per le prime due teste di serie fatale risultò il quarto turno: Ivan Lendl fu sconfitto a sorpresa da Stefan Edberg in due set (6-3 7-6), mentre Mats Wilander cadde sotto i colpi dell’americano Mike Leach (7-5 6-2). Fatto curioso, Yannick Noah fu l’unico tra le prime dieci teste di serie ad avere accesso ai quarti di finale, dove però l’estroso giocatore franco-camerunense si dovette inchinare in tre partite alla regolarità di Tomas Smid (6-3 6-3 7-5). Fu invece l’americano Scott Davis a realizzare l’impresa eliminando senza particolari affanni il favorito Stefan Edberg ( 6-1 6-4 7-5). Nella parte bassa del tabellone Tim Mayotte si trovò ad affrontare in semifinale lo svedese Jan Gunnarson, vittorioso nei quarti su Vitas Gerulaitis. Nella prima delle due semifinali, Davis riuscì a piegare la resistenza di Smid in quattro set (7-6 6-4 4-6 6-3), mentre Mayotte riservò lo stesso trattamento a Gunnarson (7-6 6-2 4-6 6-1). La finale vide quindi opposti due underdogs in un derby a stelle e strisce tra due tennisti provenienti dalle due coste oceaniche: Tim Mayotte, ventiquattrenne di Springfield, Massachussets, alla prima finale della carriera, di fronte al ventiduenne californiano di Santa Monica Scott Davis, vincitore due anni prima del torneo di Maui alle Hawaii. Nonostante la mancanza di un nome di grido, si preannunciava un match spettacolare tra due interpreti del serve & volley. L’incontro non tradì affatto le attese. In vantaggio di due set in fotocopia ( 6-4 6-4) Davis sembrava destinato ad avere la strada spianata verso il titolo. Fu però in quel momento che Mayotte ruppe ogni indugio e giocò un match tutto d’attacco facendo breccia nel muro di certezze eretto dal suo avversario nelle prime due partite. Tim Mayotte riuscì clamorosamente a ribaltare una situazione che pareva ormai disperata e andò ad aggiudicarsi il match con il punteggio di 4-6 4-6 6-3 6-2 6-4. Da quel giorno ebbe inizio la sua ascesa che lo portò a conquistare altri undici titoli ATP e raggiungere nel 1988 la settima posizione del ranking. Scott Davis vinse quell’anno il torneo di Tokyo battendo in finale Jimmy Arias. Grazie a quel successo scalò la classifica fino all’undicesimo posto.
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