Vitas era un top 10 dal tennis brillante e leggiadro, Mats un ragazzino sconosciuto a cui piaceva manovrare da fondo. Avevano dieci anni di differenza e si ritrovarono sul tappeto indoor del defunto torneo di Bruxelles in finale. Gerulaitis aveva battuto quattro connazionali (Chatman, Wilkinson, Mayotte e Connors), Wilander aveva superato Manson, Thelssen, Teacher e Glickstein.
Lo svedese, neanche diciottenne, si rivelò in quel torneo nel tennis dei grandi dopo una sfavillante carriera da junior. Gerulaitis sapeva poco o nulla del suo avversario, ma probabilmente ‘radio-spogliatoio’ gli comunicò che si trattava di un clone di Borg. Una pessima notizia visto che Bjorn era l’incubo del leone lituano, sconfitto 16 volte su 16 partite dallo svedese. Vitas però in quella finale fece valere classe ed esperienza e riuscì ad avere la meglio per 4-6 7-6 6-2.
Una sconfitta quasi indolore per Wilander che, pochi mesi dopo, avrebbe sorpreso il mondo vincendo il suo primo torneo in carriera, il Roland Garros, battendo tra gli altri lo stesso Gerulaitis nei quarti di finale.
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