Sogni e denari tra Djokovic e Acapulco

Una decisione inspiegabile? Che cosa ha spinto Novak Djokovic a volare in Messico rifiutando di partecipare al torneo di Dubai dopo dieci anni di presenza? Forse il mistero non c'è.

Lo stupore per l’anticipato rientro di Novak Djokovic ad Acapulco – torneo in cui potrà fruire di una wild card – va di pari passo con la curiosità di capire cosa lo abbia realmente spinto a correre in Messico proprio la stessa settimana in cui si svolgerà il torneo di Dubai, evento al quale il serbo aveva rinunciato ad inizio febbraio, dopo dieci anni di partecipazioni farcite da non pochi successi.
La scelta è curiosa se pensiamo che Nole ha con gli Emirati Arabi un ottimo rapporto che negli anni, gli ha garantito anche un contratto di sponsorizzazione con un noto marchio di vini australiano, tanto attivo ultimamente nel circuito, e tra i maggiori finanziatori  della manifestazione del Golfo Persico.

Nonostante il serbo avesse annunciato categoricamente la volontà di fermarsi qualche settimana in più, al fine di curare al meglio la spalla dolorante, forse uno stimolo straordinario deve averlo convinto a fare le valigie in favore della spiaggia dorata di Acapulco. Attendere marzo per scendere in campo avrebbe significato una pausa troppo lunga rispetto alla maggior parte degli avversari, che arriverebbero ai 1000 nordamericani con preziosi match in più sulle gambe grazie agli impegnati nelle svariate manifestazioni che il circuito sta offrendo a tutte le latitudini.
A Dubai, Nole, che non vinceva il trofeo dal 2013, aveva conquistato quattro titoli in carriera: nel 2014 e nel 2015 era stato battuto da Roger Federer, che anche quest’anno avrebbe potuto insidiare nuovamente le ambizioni del serbo, data l’onda di entusiasmo straordinaria che l’elvetico potrà sfruttare dopo l’incredibile risultato di Melbourne.

L’anno scorso invece, nel torneo degli sceicchi, l’ex numero 1 del mondo si era trovato costretto al ritiro per via dell’aggravarsi di una congiuntivite, uscendo dal campo con un pizzico di delusione, dopo aver incassato anche qualche inaspettato fischio da tifosi forse all’oscuro della reale entità del problema.
Effettivamente, quello degli occhi è un problema che proprio non vuole dare tregua all’invincibile corpo del campione serbo. Anche nell’ormai sin troppo famoso match contro Sam Querrey a Wimbledon alcuni movimenti del fuoriclasse serbo sembravano indicare un’attenzione particolare proprio verso il disturbo oculare.

Ad Acapulco Nole potrebbe usufruire anche di quell’ottima sensazione del poter giocare in un campo con le caratteristiche più simili a quelle degli imminenti Master 1000 americani, dato che Dubai presenta un tipo di cemento più rapido rispetto ad Indian Wells e Miami. Inoltre, a rendere più semplice il tutto, tra il Messico e la California vi sono solo due ore di differenza e non i dodici che dividono Indian Welss da Dubai. E un volo decisamente più breve rispetto alla località araba.

E infine, in cauda venenum, nonostante la differenza dei montepremi tre le due manifestazioni, (Dubai vanta un milione di dollari di prize money in più rispetto Acapulco) gli organizzatori messicani, che tra le stelle vantavano solo Rafa Nadal, sono stati probabilmente in grado di garantire al serbo un maggiore ingaggio rispetto a quelli degli degli Emirati Arabi, col portafogli già alleggerito dai cachet profusi alle altre altre stelle, in primis Federer, Murray e Wawrinka. Insomma, calendario o no, va a finire che alla fine si tratta sempre di un problema di spiccioli. Pazienza.

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