Il match point sprecato da Bolelli e Fognini nel doppio di sabato scorso è incredibilmente stato sul punto di risultare decisivo, perché l’Italia stava riuscendo nella discutibile impresa di non vincere nessuno dei due singolari restanti. Di Lorenzi vi abbiamo ampiamente detto ieri, ma quello che ha combinato Fognini, a questo punto con la complicità di Barazzutti, è da non credere, se non fosse che non è certo la prima volta che il ligure produce una prestazione sconcertante. Fognini è andato sotto due set a zero nonostante non ci fosse nulla, ma proprio nulla, nel gioco di Pella che potesse dargli fastidio. Anche il servizio da sinistra non era certo quello di McEnroe, senza contare che andava a impattare proprio sul rovescio dell’azzurro, in teoria il colpo più sicuro del ligure. Per fortuna Pella ha mancato in modo sciagurato varie palle per andare avanti di un break anche nel terzo e dopo il break del 4 a 3 Fognini ha corso pochi rischi.
Il quinto e ultimo atto della sfida Argentina-Italia, rimandata dopo il prolungato match di ieri interrotto per pioggia si era aperto con un’Italia su cui pesava la consapevolezza di non aver chiuso i conti dopo il 2-0 di venerdì. I campioni in carica sembravano invece galvanizzati dalla vittoria epica di Berlocq contro Lorenzi, che allontana lo spettro dell’eliminazione.
Guido Pella e Fabio Fognini sono rispettivamo 84 e 48, ma luogo comune vuole che in Coppa Davis conti poco: restava da vedere se Fabio avrebbe retto mentalmente, anche alla provocazione del tifo da stadio ovviamente a favore dei padroni di casa. Un solo precedente in singolare (San Paolo 2013) e in doppio (Coppa Davis 2016), entrambi a favore dell’argentino.
Avvio nervoso da parte di Fognini, che va subito sotto due break e si ritrova 0-3 pesante. Nel quarto game grande battaglia ai vantaggi (18 punti), Fognini spreca 5 break points e Pella incamera il 4-0. Il vantaggio di due break si mantiene fino al termine del primo set, concluso 6-2 in meno di tre quarti d’ora. Fognini nervoso, abulico e rinunciatario, Pella svolge il suo compito con regolarità.
Fognini inizia il secondo set più reattivo, gestisce meglio il servizio, ma non sfrutta due palle break nel secondo game. La situazione ai vantaggi si ripete al quarto game, nel quale Fabio ha più pazienza, fa muovere l’avversario e ottiene il 3-1, ma si lascia completamente sorprendere nel game successivo concedendo il controbreak a Pella, che tiene autorevolmente il game successivo e pareggia 3-3, supportato da una torcida di cori e tamburi. Fognini accusa il colpo e fa harakiri nel game successivo con due doppi falli che valgono a Pella il 4-3. Fognini, spesso fermo sulle gambe, paga dazio con numerosi errori non forzati: con un parziale di 4-0, Pella consolida il vantaggio sul 5-3. Fabio mostra evidente nervosismo, se la prende per una chiamata tardiva e Barazzutti ha il suo bel da fare al cambio campo. Sul 5-4, Fognini commette un altro paio di gratuiti e permette al diligente Pella di portare a casa servizio e secondo set. 6-2 6-4 in 1h30′. Ora ci vorrebbe un miracolo…
Terzo set all’insegna dellla tensione per la posta in palio. Pella serve meglio, Fognini arriva a 5 doppi falli (a zero). Si va fino al 4-3 Fognini, con Pella che non capitalizza varie palle break. È un game interminabile e Fabio sciupa per cinque volte la possibilità di andare a servire per il set. La sesta è quella giusta e dopo 2 ore e 21 minuti l’Italia è ancora in partita.
Il quarto set iniziava con Fognini che salvava con una gran volée di rovescio una palla break priam del solito scempio di Pella, che per completare il tutto cedeva il servizio nel game successivo. Sembrava che il ligure potesse involarsi verso un facile successo ma Pella era bravo a rimanere attaccato al set anche se continuava a sciupare palle break come se piovesse. A questo punto Fabio non poteva esimersi e chiudeva al decimo game.
Il quinto set si apriva con un game lunghissimo in cui Fognini non sfruttava due palle break. La partita si decideva tra il quinto e il sesto game, con Fognini che riusciva a piazzare il break e a difenderlo nel servizio successivo. Uno scorato Pella cedeva un’altra volta la battuta e l’Argentina alla fine abdicava.
(In)degno epilogo di una sfida davvero sconcertante di Coppa Davis, in cui le due squadre sembra che le abbiano tentato tutte per non passare il turno, dopo una prima giornata tutto sommato “normale”: dal doppio agli ultimi due singolari un saliscendi di emozioni ma anche di obbrobri tennistici difficile da vedere tutti insieme. Adesso si festeggerà il successo e si fingerà di dimenticare che mancava del Potro all’insegna del “gli assenti hanno sempre torto”. Ma difficile credere che vincere in questo modo ti dia una ragione qualsiasi.
(ha collaborato ev.de.)
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