Casper Ruud: un tennista da seguire in questo 2017

Arrivato ad un punto dalla finale del torneo ATP500 di Rio, Casper Ruud sta vivendo una crescita impressionante cominciando a dar prova di poter entrare stabilmente nei grandi palcoscenici.

Quella di mercoledì, 22 febbraio 2017, a Rio, è stata la prima vittoria in un circuito ATP per il norvegese Casper Ruud. Di per sé la notizia passerebbe inosservata non fosse per il fatto che il tennista, classe 1998, ha talento da vendere e dopo aver scalato la classifica junior (ha raggiunto il numero uno il 4 gennaio 2016) ora sembra lanciatissimo nel circuito professionistico passando, in meno di un anno e mezzo, dal numero 1272 alla 208 attuale.

Vale quindi la pena cercare di conoscere meglio questo giocatore. Casper Ruud, nato il 22 dicembre 1998 a Bærum, vicino a Oslo, è figlio d’arte; il padre infatti è Christian Ruud, giocatore professionista che ha raggiunto il suo best ranking nel 1995 alla posizione numero 39 ed è ora coach di un team femminile e collaboratore di Oivind Sorvald, lo Sport Director della Federazione svedese. In queste vesti è stato di grande aiuto nella crescita tennistica del figlio sia per accessi alle strutture sportive sia per l’esperienza pregressa nel circuito, ponendo una maggiore attenzione alla tecnica piuttosto che alla difesa ad oltranza, di cui il tennis norvegese era un buon propugnatore. La famiglia ha davvero investito nel futuro del ragazzo tanto da vendere la casa a Bærum, come raccontato nel Verdens Gang, tabloid locale. Anche se il padre spera di non dover utilizzare il surplus della vendita per la carriera del figlio, visti gli ottimi risultati ottenuti finora, i costi sono comunque alti. Calcola VG che le spese per trasferte, allenamenti ed iscrizioni si aggirano tra gli 800,000 dollari ed il milione, anche se buona parte sono coperti da sponsor e sostenitori. “Ho un ottimo rapporto con mio padre, alcune volte nel mondo dello sport, non è facile avere un così stretto legame, ma per noi è fantastico. Siamo entrambi molto competitivi ed amiamo vincere in qualsiasi cosa. Ma lo facciamo con grande rispetto e questa è una sana rivalità. Lui è una parte fondamentale del mio team e non sento alcuna pressione per il fatto che fosse un giocatore professionista. In realtà è l’esatto opposto; questa cosa mi ha aiutato molto.”

Ma tornando al figlio, Casper ha iniziato fin da piccolo, a 4 anni, a giocare sia a tennis che a calcio, scegliendo poi la prima strada. Al momento è seguito da un coach spagnolo, Pedro Rico, allenatore nel passato anche di Bautista Agut. La collaborazione con Rico, iniziata a fine 2014, è stata una scelta fondamentale per lanciare il ragazzo nel mondo ITF ed ora ATP in quanto ex giocatore ed ora esperto allenatore. E grazie al suo intervento il tennista di Oslo nel 2015 è passato dalla top100 alla vetta del ranking junior in meno di un anno. Inoltre lo spostamento in Spagna, ad Alicante, ha permesso a Casper di far pratica maggiormente sul rosso, che non a caso è la sua superficie preferita, e di inglobare il metodo spagnolo del duro lavoro.

La tecnica del coach è quella di giocare, giocare, e giocare fino ad acquisire una certa routine e costanza di rendimento lavorando molto anche nello sviluppare una tattica di gioco. Spostamento in Spagna che però non è fisso: infatti quando non è in giro per tornei Ruud si allena principalmente ad Alicante ma non è raro che Rico faccia qualche trasferta in Norvegia così da poter permettere al ragazzo, vista la giovane età, di stare in famiglia in un ambiente positivo, cosa che aiuta a livello mentale. L’anno scorso Ruud ha viaggiato per quasi 250 giorni e giocato 20 tornei internazionali. È stata pure una scelta tattica perché il ragazzo, pur contando sui consigli del padre e dal punto di vista della tecnica anche del direttore della Federazione, Sorvald, si trova in un paese in cui sì lo sport è molto sentito -quasi la metà della popolazione è iscritta ad una federazione sportiva-ma il tennis è ancora in un certo senso a livello amatoriale, a favore di altre discipline più amate come lo sci di fondo o il ciclismo.

Ai norvegesi fa davvero piacere vedere un giovane, talento nazionale, fare progressi” ha detto Ruud in  un’intervista-“Noi abbiamo Martin Odegaard, che gioca per il Real madrid, come pure uno dei migliori sciatori del mondo, Aksel Lund Svindal. Ed ora iniziano anche ad apprezzare il tennis. Una cosa fantastica per la Federazione e per noi. Se le persone si interessano a questo sport seguendomi, allora è fantastico”. Dal punto di vista fisico Casper, 1,83 m per 77kg, appena diciottenne, grazie al lavoro fatto col preparatore atletico Fernandez, ha sviluppato una buona costituzione ed, a livello di potenza, può già competere col circuito maggiore. Si trova poi ad avere un’arma letale nel dritto con cui sviluppa accelerazioni e top spin straordinari, possiede un ottimo servizio, su cui può lavorare ancora sulla variazione ed un buon rovescio a due mani, che è il colpo meno sicuro. Si tratta di un giocatore che si muove molto bene e che predilige il gioco da fondo sfruttando davvero poco il campo in verticale anche perché nel gioco a rete deve ancora progredire, come lui stesso ammette. Quindi ampi margini di miglioramento ci sono tutti e già con queste ‘lacune’ è arrivato a ridosso della top200.

Il ragazzo è molto competitivo e sa di poter ottenere grandi risultati. E come dice Pierre-Nicolas Lemyre, professore al centro di psicologia e coaching alla scuola norvegese di scienze motorie: “Ciò che manca a molti tennisti norvegesi è la motivazione. La motivazione deve venire da te. Devi essere sicuro di voler raggiungere il tuo obiettivo e ciò richiede una grande forza. Fortunatamente lui ha un padre che gli ha dimostrato che puoi andare lontano”.
Ed infatti nel 2015 ha iniziato l’anno vincendo i tornei internazionali Grade 1 in Colombia(su terra), Venezuela e Costa Rica (sul cemento). Le tre vittorie hanno portato il campione norvegese alla posizione numero 13 del ranking junior e hanno aperto la strada ad i tornei del Grand Slam, di cui ha poi giocato tutte le qualificazioni, tranne quelle australiane, non riuscendo però ad accedere al main draw. “Ho sempre visto qualcosa di grande nel suo gioco, ma con una certa mancanza di confidenza. Ma in questi tornei è emersa una nuova attitudine ed un nuovo linguaggio del corpo che mi ha davvero impressionato ed in positivo” aveva affermato il padre dopo la vittoria in Colombia. Nel 2015 ha ottenuto il suo primo punto ATP in un Future in Finlandia a Vierumaki arrivando fino ai quarti, sconfitto in tre set dallo svedese Mikael Ymer. Nel frattempo nel circuito junior, oltre alle 3 vittorie a gennaio, ha vinto ad Osaka, guadagnato la finale a Chengdu in Cina e ha raggiunto la semifinale a Villena in Spagna, Charleroi-Marcinelle in Belgio ed a Repentigny in Canada. Il suo stato di forma ha talmente impressionato che è stato chiamato a rappresentare la Norvegia nel team di Davis Cup nell’ Europe Zone Group III. Ruud, vincendo tutti i 3 match a cui ha partecipato contro la Lettonia, ha permesso alla sua nazione di ottenere la promozione all’ Europe/African Zone Group II. Ed anche nel doppio ha vinto parecchio, soprattutto in coppia col serbo Miomar Kecmanovic, con cui ha raggiunto la semifinale al Roland Garros e a Wimbledon e vinto a Bradenton all’Eddie Herr International Tennis Championship. Nè Kecmanovic nè Ruud si considerano dei buoni giocatori a rete ma la loro bravura in risposta e la potenza dei loro colpi ne hanno fatto l’arma vincente. “Credo sia la combinazione di servizio e vincenti che abbiamo entrambi, che ci ha fatto andare avanti nel torneo. Non siamo ancora forti a rete ma abbiamo fatto buonu punti. Siamo entrambi capaci di giocare pesante da fondo”. Questo Ruud in un’intervista dopo la vittoria in semifinale a Wimbledon “Serviamo entrambi molto bene e questo ci aiuta parecchio. Non siamo forti a rete ma, quando serve, sappiamo chiudere il punto”-questo Kecmanovic. Ma è stato il 2016 l’anno del suo debutto in cui ha vinto il il suo primo Futures ITF a Paguera in Spagna a febbraio battendo lo spagnolo Carlos Taberner. Poco dopo, a marzo, ha raggiunto la finale in un altro Future a Bakersfield dove è stato sconfitto in tre set da un’altra giovane promessa tennistica, Michael Mmoh e a maggio è stato battuto in finale dal greco Stefano Tsitsipas al Future di Santa Margherita Di Pula. Ha poi fatto finale al Future di Knokke, Belgio e a Oslo, perdendo dall’italiano Gianluigi Quinzi e ha vinto a Kaarina in Finlandia contro Mikael Torpegaard. Ma la vittoria più importante è stata a Siviglia.

Al suo debutto in un Challenger, Ruud, partendo dalle qualificazioni, è riusciuto ad ottenere la vittoria, battendo il giapponese Daniel Taro per 6-3 6-4 e consacrandosi come il quarto giocatore più giovane ad aver vinto al suo debutto nei Challenger, dopo Michael Chang, Richard Gasquet e Jonathan Stark. E non è nuovo a questi exploit avendo, a quattordici anni, raggiunto i quarti di finale partendo dalle qualificazioni al suo debutto nel circuito junior a Varnamo, Svezia. Il tennista norvegese è anche uno fra i 5 diciasettenni ad aver alzato un trofeo Challenger negli ultimi 4 anni aggiungendosi a Borna Coric, Taylor Fritz, Alexander Zverev e Nick Kyrgios. Ed il terzo norvegese ad aver vinto un Challenger ATP dopo suo padre Christian, che ne ha vinti 12 fra il 1993 ed il 1998 ed il tre volte vincitore Jan Frode Andersen.
Quest’anno il tennista ha deciso di dividersi fra Challenger e tornei ATP e dopo aver mancato di poco l’accesso al main draw agli Australian Open, perdendo al terzo turno da Reilly Opelka, sta giocando l’ATP 500 di Rio, grazie ad una wild card, e vincendo qui la sua prima partita ATP: “È fantastico! Non solo perché ho vinto la mia prima partita ma anche per la possibilità di essere qui e giocare in un ATP World Tour 500. Sono il giocatore col più basso ranking qui, e quindi in ogni match parto da sfavorito e ciò mi è d’aiuto. Cerco di restare coi piedi per terra e continuare a lavorare sodo.”
Ruud potrebbe entrare a far parte della rosa degli 8 che si sfideranno al Next Gen ATP Finals e non nasconde la sua soddisfazione: ”Questo è il più grande evento che si possa vincere. Ognuno vuole qualificarsi e ciò significa che non sarà facile. È presto per pensarci ora ma per me sarebbe un grande onore parteciparvi ed una motivazione per giocare al meglio i prossimi tornei.”

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