Correva l'anno

27 febbraio 2005, Wayne Arthurs vince il suo primo titolo ATP

‘Ha il migliore servizio del circuito’, dichiararono in coro Jim Courier e Andre Agassi. Di chi stavano parlando? Sampras? Ivanisevic? Philippoussis? Roddick?
Macchè, si riferivano a Wayne Arthurs. Australiano di Adelaide, Arthurs era un giocatore tanto forte alla battuta, quanto deficitario nel resto dei fondamentali da fondocampo, soprattuto sul rovescio a una mano. Il servizio però era fenomenale: non solo l’altezza (era 1.90m), ma anche un movimento velocissimo e difficilmente leggibile, che generava potenza ed effetti quasi ingestibili in risposta.

Anche nell’era dei campi veloci, però non bastava per giocarsela coi più forti e infatti il suo best ranking fu il numero 44 nel luglio 2001. Una mina vagante, che nessuno voleva affrontare, ma anche un ‘journeyman’, uno dei tanti che viveva nelle retrovie del circuito. Wayne però aveva un sogno: vincere un torneo. Ci provò per anni, ma non ci andò neanche troppo vicino. Poi nel 2005, a Scottsdale, l’impresa.

Eliminati Taylor Dent e Justin Gimelstob nei primi due turni (entrambi al tie-break del terzo set), l’australiano eliminò ai quarti lo sconosciuto Weiner e fece valere la legge del servizio sul piccolo Christophe Rochus in semifinale. In finale trovò un giovanissimo Mario Ancic, che a 21 anni e da numero 29 del mondo, stava cercando anche lui il primo trofeo della carriera.
Tredici anni di differenza e una vita da ‘journeyman’ cancellati in un pomeriggio: il 27 febbraio 2005, Arthurs batteva Ancic 7-5 6-3 e vinceva il primo torneo della carriera a 33 anni.

Una storia che ricorda da vicino quella di Gilles Muller. Il lussemburghese all’inizio di quest’anno ha vinto il suo primo torneo della carriera proprio a 33 anni, superando a Sydney Dan Evans in finale. Arthurs si ritirerà nel 2007, dopo la sconfitta al terzo turno di Wimbledon con Jonas Bjorkman. Senza rimpianti però, il suo sogno il 27 febbraio 2005 era diventato realtà.

Daniele Rossi

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