Australian Open

Venus Williams scrive la storia: finale all’Australian Open dopo 14 anni

[13] V. Williams b. C. Vandeweghe 6-7(3) 6-2 6-3 (da Melbourne, Diego Barbiani)

Australian Open 2003: l’ultima volta di Venus Williams in finale a Melbourne. Wimbledon 2009: ultima finale Slam in assoluto. La statunitense aveva 29 anni, doveva ancora arrivare ai suoi anni più difficili, dove è scesa al numero 137 del mondo (febbraio 2012) e dove non aveva la minima garanzia sul suo futuro da atleta a causa della sindrome di Sjorgen. 8 anni dopo, la “sister” più grande riesce a riconquistare l’ultimo atto di un Major e lo fa al termine di quella che è stata una partita in cui ha fatto valere tutta la sua esperienza.

CoCo Vandeweghe, arrivata fino alla sua prima semifinale dopo aver dominato quasi tutte le sue avversarie fin qui ed aver, soprattutto, annientato nel gioco sia Angelique Kerber che Garbine Muguruza, raramente ha saputo ripetere quei livelli di tennis. Forse le ha tirato un brutto scherzo l’enorme tensione che già al momento dell’ingresso in campo la faceva essere rigida nei movimenti. Dettagli, poco altro. Perché a partire meglio è stata lei, con una Venus poco centrata nel primo turno di battuta. Non è però riuscita a confermarlo, altro piccolo dettaglio, nonostante avesse avuto la chance per portarsi sul 2-0.

Da lì è cominciata una sfida piuttosto equilibrata, ma si giocava per lo più sui binari che facevano comodo alla ex numero 1 del mondo, che trovava un’avversaria non in grado di trovare gli angoli e le traiettorie superbe dei giorni scorsi e finiva per colpire magari forte, ma comunque centrale. Questo, oltre alla strategia di fare soprattutto servizi al corpo per evitare un’aggressione immediata, l’hanno aiutata a portarsi avanti nel punteggio senza dare a ritmo a CoCo. La tendenza si è invertita nel momento degli ultimi game di battuta del parziale, con una Vandeweghe (finalmente, per lei) brillante e capace di mettere a segno diversi vincenti in serie per conquistare con un netto 7-3 il tiebreak.

Sarà quello, alla fine, l’unico momento in cui si è vista con continuità la giocatrice devastante dei giorni scorsi. Troppo poco per fronteggiare ad armi pari una Williams la cui carta di identità a breve dirà “37”, ma che ha saputo trarre il massimo da quelle che sono le sue condizioni attuali. Dall’inizio del secondo set, poi, ha innalzato in maniera esponenziale il rendimento col servizio, piazzando sempre più ace (4 solo nel game di chiusura sul 5-2) ed ottenendo molti più punti diretti con questo fondamentale della sua avversaria, anch’essa dotata di un ottimo colpo. E son serviti tutti, verrebbe da dire, visto che dal 2-1 e servizio Venus ha offerto palle break in 4 turni di battuta consecutivi. Sono state 9, in tutto, tutte annullate. La partita qui è girata definitivamente, perché al di là delle occasioni in cui la numero 13 del seeding ha servito in maniera impeccabile (cioè sempre, dal 4-1 0-40) CoCo ha qualcosa da recriminare, come la sesta palla break (nell’ordine) che ha avuto. Due sul 2-1 Venus, 4 sul 4-1, 1 sul 5-2, altre 2 sull’1-0 e servizio Venus al terzo set.

Un altro problema, per CoCo, erano i movimenti in campo, molto più lenti rispetto ai giorni scorsi. Da qui, anche, nascono i tantissimi gratuiti commessi: passo più pesante, minore reattività. L’equazione è semplice e letale. Sul 5-3 Venus ha chiuso l’incontro al quarto match point, celebrando con una gioia sfrenata la quindicesima finale Slam, con le mani strette attorno al volto ed un viso colmo di gioia. La prima da Wimbledon 2009, la prima lontano dai verdi campi di Church Road dall’Australian Open 2003. Un tuffo nel passato non da poco, per un possibile nuovo confronto con la sorella Serena.

Diego Barbiani

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