Quanto ci manca Bisteccone Galeazzi! D’accordo, a livello di commento tecnico non era neanche paragonabile ai mostri sacri Clerici e Tommasi (e neanche agli attuali Ferrero e Lo Monaco). Ma quando pensiamo a ciò che ci propina mamma Rai quelle (poche) volte che trasmette tennis in tv, c’è da rimpiangerlo davvero. Ricordate? Il “turborovescio” di Canè; o il dritto di Camporese che, inevitabilmente, “va a morire all’incrocio delle righe”. Ah se ci manca…
Ma non è per fatti tennistici che ci è rivenuto in mente l’erede microfonato di “Disguido” Oddo (copyright: Gianni Clerici). Quanto piuttosto per le sue (quelle si, per davvero) leggendarie telecronache di canottaggio. “C’è luce tra le due imbarcazione”. “Carmine detta il ritmo”. “Sono 36 colpi al minuto”. “Controlla a destra, controlla a sinistra”. “E andiamo a vincereeeee”. Un mito! C’era tanta luce ad esempio ieri, tra le imbarcazioni di Roger Federer e Misha Zverev. Tanto che il fuoriclasse svizzero ha potuto tagliare il traguardo con la pipa in bocca. Senza neanche dover controllare. Né a destra, né a sinistra. Un po’ meno luce c’era tra le imbarcazioni di Stan Wawrinka e Jo Wilfried Tsonga. Ma sempre tanta, troppa per il francese. Che a dirla proprio tutta, col rovescio che si ritrova, quando Stanimal è in forma non ha mezza chance di portare a casa il match.
E allora eccoci qui, con una semifinale che – per restare al canottaggio – vede scendere in acqua Svizzera 1 contro Svizzera 2. In altri tempi, non ci sarebbero stati dubbi nell’identificare le due imbarcazioni. Oggi è ancora così? In parte sì, e non solo per meriti storici. Contro Berdych e Nishikori (lasciamo perdere l’allenamento contro Zverev) Roger ha fatto di tutto per ricordarci che Federer è sempre Federer. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia, quello legato alla cruda realtà. E ci dice, forse troppo bruscamente, che l’ex numero uno del mondo ha ormai 35 anni suonati e che non gioca un torneo vero da sei mesi. Traduzione: il ritorno sulla terra potrebbe avvenire, improvviso, in qualunque momento.
A maggior ragione, potrebbe avvenire, contro il Wawrinka visto nei quarti contro Tsonga. D’accordo, il francese, lo abbiamo già detto, ha in partenza le armi spuntate contro lo svizzero. Ma Stan negli ultimi anni ha preso un’abitudine che tutti i suoi avversari dovrebbero aver iniziato a conoscere: quando va avanti negli Slam, tende a non fermarsi. E allora perché non potrebbe essere considerato lui Svizzera 1? La classifica, d’altra parte, questo dice. Al di là di ogni ragionevole dubbio.
Ed eccoci arrivati al campo, a quello che potrebbe succedere domani sulla Rod Laver Arena. Federer, per raggiungere la sua sesta finale all’Australian Open, dovrà in primo luogo cercare di spostare molto Wawrinka. Difficile riuscirci nei turni di risposta, quindi sarà per lui essenziale faticare il meno possibile nei turni di servizio. Assolutamente vietata una partenza shock, sul tipo di quella contro Nishikori. Tante prime in campo dunque, dritto fotonico old style e, soprattutto, l’eccellente rovescio mostrato fin qui nel torneo. Perché Stan, c’è da starne certi, sarà sulla diagonale rovescia che cercherà di costruire il suo successo. Svizzera 2 (oppure 1, fate voi) cercherà ad ogni scambio di strappare la racchetta dalle mani di Roger, col dritto e col rovescio. Se riuscirà a scagliare i suoi proverbiali scaldabagni con i piedoni ben piantati per terra, allora Federer avrà ben poche chances di portare a casa la pellaccia. Se Roger, viceversa, riuscirà a variare molto, facendolo correre soprattutto in avanti, potrebbe anche scapparci la sorpresa.
Ecco, alla fine ci siamo fatti scoprire. Il nostro pronostico, alle condizioni attuali, non può che essere per Wawrinka. Ma non è un match chiuso, niente affatto. Non potrebbe mai esserlo con Federer in campo: Wawrinka è favorito, ma di poco. Senza dimenticare che i precedenti raccontano di un 18-3 in favore di Roger. E che gli unici tre successi di Wawrinka sono arrivati sulla terra battuta. Ma sarà meglio fermarsi qui. Per non correre il rischio di scrivere l’esatto contrario di quanto affermato tre righe più in alto.
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