Interviste

Seppi quasi non ci crede: “Era da tanto che non giocavo così”

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L’altro giorno l’avevi detto come battuta: “Lo scenario migliore sarebbe che io recuperassi da 2-0 sotto e vincessi annullando match point”. Ebbene, ora ci sei riuscito.
Sì infatti (ride, ndr). Ho ripensato molto a quello che è successo due anni fa, allo stesso modo ho parlato con il coach poco prima di entrare i campo con lui che mi diceva: “Ricordati del credito che hai con quel match del 2015…” Boh, non lo so se era destino o no, però era da tanto che non giocavo una partita così, dimostra che ho lavorato bene questo inverno e che ancora posso fare qualcosa di buono.

Hai servito una prima volta per il match sul 6-5, hai perso quel game, che cosa hai provato in quel momento?
Ma guarda, è stato un game strano, cominciato con un primo punto altrettanto strano con lui che ha giocato un colpo sotto le gambe, poi bravo lui, io due errori che magari potevo evitare. Si era messo lì a giocare di nuovo, gli ho permesso di rientrare. Vi confesso comunque che ero tranquillo. Chiaro, con match point sotto non era facile, abbiamo giocato quel bello scambio ed ho tirato ad un certo punto il dritto vincente. Alla fine, tenuto quel game lì, ci ho creduto ancor di più.

Dà più soddisfazione questa partita o quella vinta contro Federer?
È diversa. Quella era una sfida molto particolare, contro uno come Federer che è un mito assoluto (ride, ndr) quindi è una vittoria diversa. Questa, chiaro, è una vittoria in rimonta, bella, che da morale. Tutte due belle, davanti a due stadi pieni.

Riguardo a Kyrgios: 2 anni fa sembrava molto più forte, almeno a livello di testa. Non ti ha dato questa sensazione?
Non lo so, non sai mai che persona puoi avere contro: alle volte è capace di spaccare il mondo, altre non si capisce cosa abbia. Io non mi sono curato particolarmente di lui. Oggi magari non si sentiva benissimo, ha lasciato andare al massimo un set prima di provare a dar tutto nel quinto, ma probabilmente ma non riusciva. Sentivo da quello che diceva ai cambi campo che non stava bene. Non mi stavo interessando a quello che succedeva in campo, ma solo concentrarmi su me stesso ed il mio gioco.

La partita è cambiata sul 3-2 nel terzo set quando tu gli hai fatto una smorzata, lui c’è arrivato male e si è arrabbiato prendendo il primo warning, da cui poi è scaturito il secondo ed il penalty point. Perché secondo te lui si è arrabbiato così tanto?
Non ho idea, ho sentito che ha preso warning ma non ho capito perché. Forse fisicamente si sentiva più lento di prima, non si sentiva forse pronto.

Sei sempre più l’uomo del quinto set: 29 negli Slam su 82 partite, 19 vinte. Hai cominciato nel 2004 contro Schuttler, oggi qualcosa si ripete. È qualcosa che hai nel DNA?
Prima più andava avanti la partita e più trovavo il mio gioco, la stanchezza la sentivo poco. Adesso è un po’ diverso: negli ultimi anni nel senso non è che gioco meglio ma mi ritrovo sempre in queste situazioni. Stasera ci pensavo, ad un cambio campo dopo aver perso i primi due set mi sono detto: “C’hai quasi 33 anni, quando ti capita di giocare questa partita?”. Mi guardavo intorno, vedevo uno stadio di 15000 persone che faceva un gran tifo, aveva creato una grande atmosfera… Alla fine è anche per questo che mi alleno, per cui non potevo proprio mollare, volevo godermi tutto questo ambiente anche perché non avrò ancora tanti anni di carriera davanti.

Aldo Cutaia

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