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Ti sembra un po’ surreale tutto questo?
Sì, decisamente. Ne ho parlato questa settimana e so quanto ne sia onorato e quanto significhi per me. È diverso, ed è estremamente vero; non sono Roger, non sono Serena. Non sono neanche uno di quelli per cui è solo questione di tempo che passa. E per questo sono incredibilmente grato per questo onore. Sapevo di essere lì con un solo colpo, nella mia carriera di giocatore, ma non sapevo se sarei riuscito a superare quell’ostacolo. Sono stato un fanatico del tennis per così tanto, anche leggendo la lista delle persone che sarebbero scese in campo, quando avevo 8-9 anni e come mi hanno influenzato. Un regalo di Natale che faccio ad alcune di queste persone in qualche modo. L’impatto che la Hall of Fame prima di me ha avuto nella mia vita e, per virtù di quella sorta di effetto cascata, che avrà, attraverso di me, su altre persone, è significativo nella mia vita. ‘Hall of Famer’ ha un profondo significato per me.
Una volta, all’inizio della tua carriera, hai detto di avere 4 obiettivi: vincere l’ US Open, Wimbledon, essere il numero uno e vincere la Davis Cup. È l’unico che non si è avverato…
Non ho scelto. Tre su quattro suona abbastanza bene. Avrei desiderato ottenere quello che non si è avverato. Contrariamente a quello che si possa credere, posso vivere in armonia. Erano grandi obiettivi. Penso che solo uno di questi possa fare il sogno di una vita. Mi considero molto fortunato.
Hai portato molto in questo sport col tuo servizio, il tuo gioco di potenza, l’incredibile ruolo nella Coppa Davis. Quale diresti sia stato il tuo contributo nel tennis?
Non lo so. È davvero difficile essere obiettivi. Di nuovo, ne stavo parlando questa settimana. Qualcuno vuol parlare di rammarico. Non penso che non ottenere un risultato ti porti automaticamente il rammarico. Penso che restare perturbato nel processo che ti porta ai tuoi obiettivi possa essere un rammarico, ed io non ne ho. Mi alzavo ogni mattina con un intento, un obiettivo. Alcuni funzionavano, altri erano dei fallimenti; ma il modo in cui affrontavo la ricerca dei miei obiettivi ha mitigato il possibile rammarico.
Alcuni hanno nominato la Coppa Davis. Tra poco ci sarà il primo turno in cui non giocheranno un sacco di giocatori forti. C’è qualcosa che ti rammarica? Cosa pensi si possa fare per cambiare questo, per fare in modo che i top giochino?
È divertente il fatto che mi abbiate fatto domande che riguardano cose specifiche come la Davis, la lunghezza dei match e nulla riguardo al Grand Slam. Io penso che finché le persone pensano a prendersi la propria fetta invece di un bene più grande allora non possiamo fare cambiamenti significativi. Non puoi fare un grande cambiamento nella programmazione della Davis perché sei bloccato da 10 altre entità nel tennis. Questo va dalla programmazione alla lunghezza di questa; è la stessa conversazione che abbiamo avuto 15 anni fa. Ma penso che ad un certo punto devi prendere la decisione di far perdere un po’ di gioco ai fans. Penso che più cerchi di impilare ed impilare tornei più le persone, che vogliamo responsabili, e sono le stesse che ci permettono di impilare tornei su tornei, si stancano. Quindi criticare questi ragazzi per aver preso decisioni che devono prendere… Noi amiamo il fatto che Roger sia ancora qui a 35 anni ma lo critichiamo perché si è preso una settimana. Non ha alcun senso.
Roger è stato una gran parte della tua carriera. Anche stanotte che tornerai in campo lo vedrai. Si è anche congratulato con te su Twitter con delle belle parole. Puoi descriverci un po’ questa relazione e rivalità. Lui ha avuto spesso la meglio.
Solo per 18 match (ride). L’ho battuto nell’ultima partita fra noi due. È fortunato mi sia ritirato. Penso che la parola più semplice sia ‘rispetto’. Ho apprezzato il rispetto che mi ha mostrato attraverso gli anni. È strano perché condividi la storia con qualcuno. Diventa parte del tuo personaggio per lungo tempo. Sono felice che parte del mio personaggio sia associato ad una persona così rispettosa, elegante e buona come Roger. Sarebbe difficile per me sentire che la persona che mi ha combattuto in campo per una decina d’anni non avesse la fibra morale come quella di Roger.
Dei tennisti che conosci abbastanza bene dalla tua carriera di giocatore, Murray e Djokovic sono fuori, Roger e Rafa sono ai quarti. I tuoi pensieri sul torneo? Guardi mai le partite ora e sospiri “Potrei ancora giocare”?
Rispondo alla seconda parte della domanda. Sì, penso che chiunque ti dica che non vorrebbe stia mentendo. Ma i momenti in cui lo pensi veramente sono molto pochi. Conosco un sacco di atleti che pretendono sempre che fosse come quando loro giocavano, che non possa andare meglio. Il modo in cui colpiscono la palla, si muovono… il tennis è pazzesco ora. Se vuoi rinfrescarti la mente su come è cresciuto prendi una qualsiasi data che stai guardando e mettila in una slot di 15-20 anni prima e continua questo processo. L’evoluzione del gioco è semplicemente straordinaria. Ciò non vuol dire che la generazione passata non sia stata grande. Ciò che Roger fa e continua a fare a 35 anni, ciò che Venus e Serena continuano a fare… Ognuno ne parla e ne scrive in ogni pezzo fino alla fine del torneo e non so davvero se sia abbastanza. In particolare in questo torneo, il tipo di considerazioni che mi piacciono e che ho visto, non so quanto ne hanno parlato i giocatori tra loro, ma il campo sembra più veloce e porta a risultati rischiosi. Se prendi un ragazzo come Zverev, un fenomeno, ha giocato un game abbastanza energico, ha avuto ottime risposte, non è stato solo neutrale, forse è stato più che neutrale, il gioco lo ha portato a variare un po’. Sono sicuro che Roger non fosse scontento del modo in cui fosse il campo. Ma come ogni fan, che è il ruolo che gioco ora, vorrei vedere le sorelle Williams o uno scontro tra Federer e Nadal. Se pensi al significato storico che quel match avrebbe uno con 14 slams, uno con 17. Se Rafa vince siamo 15 a 17 e il French Open è dietro l’angolo ed è letteralmente ad uno slam dal pareggio; Se Roger vince siamo 18 a 14. E non so se quella distanza si appianerà mai. Se ciò accade sarà il match più importante nella storia degli Australian Open e probabilmente dei Gran Slam.
Come ti senti ad aver dedicato tutta la vita al tennis e poi esserti ritirato? Cosa provi?
Lo rendi così cupo(ride). Sì, è un po’ dolce-amaro. Cioè la buona notizia è che non ci sono leggi che mi impediscano di andare fuori e colpire la pallina da tennis con qualche amico qualsiasi volta io voglia. Non ti tiri mai fuori dal gioco completamente. Avrò sempre accesso alla parte innocente del tennis. La parte per cui ti sei innamorato inizialmente è sempre lì. Non ho bisogno delle luci o di un pubblico per divertirmi.
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