Forse non tutti sanno che quando Chris Evert ricorda che “già a 25 anni avevo iniziato a chiedermi quale sarebbe stato il momento giusto per ritirarmi e come avrei fatto a capirlo”, quella domanda non era stata esattamente un’interrogativa retorica, quanto una scelta quasi presa.
Oltre che per essere stata la prima numero 1 del ranking WTA (e per aver poi occupato quella posizione per un totale di 260 settimane), oggi la ricordiamo per una delle carriere più longeve, per il maggior numero di finali Slam disputate, 34, per aver vinto almeno un titolo del Grande Slam per 13 anni consecutivi dal 1974 al 1986, per i suoi 154 titoli del WTA Tour ed i suoi infiniti numeri potrebbero occupare cartelle intere. Ma quella carriera che ha occupato quasi un ventennio ha seriamente rischiato di essere ben più breve, le certezze della “principessa di ghiaccio” erano quasi sciolte ad inizio del 1980.
Già da più di un anno, alla tennista che aveva dominato gli ultimi cinque anni della scena del tennis femminile si era palesato sul campo l’ostacolo più grande della sua carriera, Martina Navratilova. Quella tennista ancora apolide e con la quale aveva vinto due Slam in doppio, l’aveva battuta due volte in finale a Wimbledon nel 1978 e nel 1979, le aveva strappato il numero 1 per troppo tempo e aveva ormai messo in discussione il suo regno. E poi Tracey Austin, che a Roma aveva interrotto la sua striscia di 125 vittorie consecutive su terra battuta iniziata nel 1973, e a New York le aveva negato il quinto US Open consecutivo. E poi le sconfitte con tenniste con le quali in passato dominava senza battere ciglio.
“Non mi diverto più come un tempo, vorrei fare anche altre cose”, diceva Chris. E così arriva il primo matrimonio, con John Lloyd, ed una stagione, il 1979, non soddisfacente per lei, “soltanto” 8 titoli e 12 partite perse (sconfitte in doppia cifra che rivedrà poi soltanto dal 1987, a fine carriera). Il 1980 inizia con le sconfitte in finale a Cincinnati e Chicago e a Seattle non scende in campo in semifinale contro Virginia Wade in semifinale. Lo spettro del ritiro è alle porte, forse 9 titoli dello Slam all’attivo e 92 titoli WTA possono bastare e le parole di Evert sembrano confermare i sospetti.
E invece no, dopo qualche settimana di pausa la decisione di continuare a giocare. Una nuova consapevolezza, giocare non per necessità ma per piacere e per la voglia di diventare una delle più grandi di sempre. E ci riuscirà. Arrivano subito i trionfi al Roland Garros ed allo US Open (e negli anni successivi conquisterà altri 7 Major) ed il 18 novembre 1980 si riprende il numero 1 del ranking che manterrà fino a maggio 1982 (tornerà al vertice, per poche altre settimane, nel 1985).
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