20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
10 Gen 2017 20:34 - Extra
Quinto, non cambiare
Riviviamo le sole 14 finali Slam dell’Era Open, su 196, che avrebbero avuto un vincitore diverso se si fosse giocato al meglio dei tre set.
di Alessandro Terziani
Abolizione del net, set di quattro giochi, killer point, super tie-break, shoot-out. Sono già diversi anni che periodicamente vengono dibattute proposte, più o meno serie, per rendere il tennis uno sport più televisivo. Vale a dire partite più brevi e con fasi di gioco meno interlocutorie. Ma il nostro sport, tra tutti, è forse quello più legato alla tradizione. Dal 1875, quando il Maggiore Wingfield formalizzò in un libretto “Le Regole del Tennis”, queste sono rimaste sostanzialmente invariate per 140 anni. La novità regolamentare più significativa è stata l’introduzione del tie-break nel 1970, applicato gradualmente in tutti i set e in tutte le competizioni con l’eccezione del set decisivo agli Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Olimpiadi, dove si continua a giocare a oltranza.
Nel tempo, con l’infittirsi del calendario tennistico, si è anche assistito al progressivo riduzione della distanza dei set, da cinque a tre. Per citare un esempio a noi vicino, agli Internazionali d’Italia tutti gli incontri si sono giocati “tre su cinque” fino al 1970, dal 1971 al 1979 semifinali e finale, dal 1980 al 2006 solo la finale si è giocata al meglio dei cinque set. Ma nessuno si è mai sognato di eliminare la lunga distanza negli eventi che compongono la storia del nostro sport: gli Slam e la Coppa Davis. Perché il Quinto Set è la quintessenza del tennis. Quello che ha reso epici tanti incontri che “due su tre” sarebbero passati quasi inosservati. In questo articolo ricorderemo le finali Slam dell’Era Open che, se giocate “due su tre”, avrebbero avuto un diverso vincitore finale. Con una certa sorpresa abbiamo scoperto che sono solamente 14 su 196, il 7%, e solo 4 hanno visto il vincitore rimontare due set di svantaggio. Quindi, con il senno di poi, la riduzione della distanza di gioco avrebbe prodotto risultati quasi gattopardeschi ma ci avrebbe privato di emozioni uniche.
Wimbledon 1971, Newcombe b. Smith 6-3 5-7 2-6 6-4 6-4.
John Newcombe, campione in carica, alla caccia del terzo titolo a Church Road. Smith, alla prima finale Slam, parte bene e si porta in vantaggio di due set ad uno. Ma alla distanza viene fuori con autorità l’australiano, più avvezzo a certe situazioni e palcoscenici. Il venticinquenne statunitense si consolerà due mesi dopo aggiudicandosi gli US Open superando in finale Kodes.
US Open 1972, Nastase b. Ashe 3-6 6-3 6-7 6-4 6-3.
Il compianto Ashe, primo giocatore di colore a conquistare uno Slam (US Open 1968) affronta l’istrionico rumeno Nastase alla caccia del primo Major dopo due sconfitte in finale (Roland Garros 1971, Wimbledon 1972). Il match sembra appannaggio di Ashe che, in vantaggio due set ad uno, conduce 4-2 al quarto. Nastase riesce a recuperare il break aggiudicandosi il set e, in piena trance agonistica, domina l’ultima frazione di gioco. I due rivali furono poi protagonisti nel 1975, nella partita inaugurale al Master di Stoccolma, di un episodio molto curioso. Nasty, maestro nel far innervosire l’avversario, riuscì a far perdere il tradizionale aplomb ad Ashe che, in vantaggio 4-1 al terzo, si ritirò per le provocazioni ricevute. Il rumeno fu poi squalificato e la partita assegnata all’americano. Nastase, riuscì comunque a passare il girone e vinse addirittura il titolo annientando il padrone di casa Borg.
Us Open 1973, Newcombe b. Kodes 6-4 1-6 4-6 6-2 6-2.
Sull’erba di Forest Hills il ceco Ian Kodes ha l’occasione di dimostrare che il successo di due mesi prima a Wimbledon (edizione menomata a causa del boicottaggio attuato dai più forti giocatori a seguito della squalifica di Pilic) non era stato un fuoco fatuo. Ma non aveva fatto i conti con l’australiano Newcombe, che, dopo lo svantaggio iniziale, dominerà gli ultimi due set conquistando il secondo Slam americano, il primo open. Il baffuto australiano si aggiudicherà sette Slam in carriera, tutti sull’amata erba.
Roland Garros 1974, Borg b. Orantes 2-6 6-7 6-0 6-1 6-1.
Il mancino spagnolo sembra avviato ad un agevole successo contro il 18enne svedese, fresco vincitore sulla terra romana. Ad inizio terzo set il match cambia completamente direzione e si risolverà con un clamoroso 18-2 finale per Borg. Il primo di undici Slam. Al Roland Garros Borg vanterà, alla fine della breve carriera, ben sei successi per un totale di 49 incontri vinti su 51. Le uniche due sconfitte ad opera di Adriano Panatta (1973 ottavi 7-6 2-6 7-5 7-6, 1976 quarti 6-3 6-3, 2-6 7-6).
Wimbledon 1979, Borg b. Tanner 6-7 6-1 3-6 6-3 6-4.
Il bombardiere di Chattanooga, all’apice della carriera, fa vedere i sorci verdi allo svedese con il potente servizio mancino che, associato ad un lancio di palla molto basso, ne impedisce di prevedere la direzione. L’Orso di Sodertalje attende paziente le palle break offerte dall’americano e riesce a conquistare il quarto Wimbledon consecutivo. Tanner si rifarà due mesi dopo a New York nei quarti, negando a Borg, ancora una volta, il successo agli US Open che rimarrà una chimera nella splendida carriera dello svedese.
Wimbledon 1982, Connors b. McEnroe 3-6 6-3 6-7 7-6 6-4.
Quattro ore e sedici minuti di tennis intenso tra i primi due giocatori del mondo. Dopo aver interrotto l’incredibile quinquennio di Borg l’anno precedente, McEnroe vuole ripetersi contro l’altro mancino Connors, avversario di tante battaglie (alla fine, saranno ben 34, 20-14 per Mac). Dopo un illusorio vantaggio parziale di due set ad uno per il più giovane americano, il mai domo Jimbo rimonta ed è nuovamente il re di Wimbledon a ben otto anni di distanza dal primo successo.
Roland Garros 1984, Lendl b. McEnroe 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5.
Dopo quattro ore ed otto minuti McEnroe segue per l’ennesima volta il servizio a rete ma la facile volée di diritto termina in corridoio. Jeux, set, match, Monsieur Lendl. Si è materializzata la sconfitta più dolorosa della carriera dell’americano. Dopo essere stato sotto di due set e 3-1 anche nel quarto, Lendl aveva iniziato l’incredibile rimonta vincendo così il primo di otto Major dopo un record negativo di ben quattro finali perse consecutivamente. Mac, in quel suo straordinario 1984, si imporrà poi a Wimbledon per la terza volta dominando Connors in finale con un umiliante 6-1 6-1 6-2. Agli Us Open, ancora Lendl nel match conclusivo, ma stavolta è un trionfo per lo statunitense, 6-3 6-4 6-1 il punteggio finale. In quella maledetta domenica di giugno The Genius vide svanire una concreta chance di realizzare il Grand Slam, 15 anni dopo la seconda impresa di Laver, in un’annata che lo vide quasi imbattibile (82 vittorie e 3 sconfitte).
Australian Open 1988, Wilander b. Cash 6-3 6-7 3-6 6-1 8-6.
L’inaugurazione del nuovissimo impianto di Flinders Park non poteva essere meglio celebrata che con il successo dell’eroe locale Pat Cash, campione di Wimbledon in carica. A guastare la festa il tenace Mats Wilander capace di passare con disinvoltura dall’erba del vecchio Kooyong (successi nel 1983 e 1984) ai nuovi campi in Rebound Ace. Ancora una volta il pirata australiano si deve arrendere ad uno svedese in finale di fronte al proprio pubblico dopo la sconfitta con Edberg dell’anno precedente. Wilander inizia così il suo anno migliore che lo porterà a conquistare tre Slam e la prima posizione mondiale.
Roland Garros 1989, Chang b. Edberg 6-1 3-6 4-6 6-4 6-2.
Il sogno del 17enne Chang di conquistare Parigi, stabilendo il record di precocità, sembra svanire dopo un primo set dominato. Stefan Edberg sale in cattedra deliziando il pubblico con le sue geometrie d’attacco. Ma il quarto set è fatale per lo svedese che non sfrutta ben dieci palle break. Il quinto set vede un Edberg stremato arrendersi all’avversario. Il trionfo parigino di Chang consegna alla storia del nostro sport immagini indelebili legate soprattutto all’incredibile ottavo di finale con Lendl: l’irridente servizio dal sotto al campione ceco, la posizione in risposta sul match point con i piedi in prossimità del rettangolo di battuta (con Lendl che commetterà un clamoroso doppio fallo), i morsi alle banane ai cambi di campo.
Roland Garros 1991, Courier b. Agassi 3-6 6-4 2-6 6-1 6-4.
Andre Agassi prima versione, quello con i lunghi capelli posticci ed i jeans sdruciti, tenta di vincere il suo primo Major dopo i due sfortunati tentativi dell’anno precedente sempre a Parigi (contro Gomez) ed a New York (Sampras). Questa volta l’avversario è il coetaneo Jim Courier, compagno di dormitorio all’Accademia di Nick Bollettieri, alla prima finale Slam. Nel quarto set, due set ad uno avanti, Agassi perde 12 dei 13 punti iniziali. Improvvisamente, come racconterà nella sua autobiografia, un senso di ineluttabilità, di dejà vu, si impadronisce di lui. Al quinto, sul 5-4 e servizio Courier, Agassi anela solo la sconfitta. Lo statunitense dovrà attendere otto lunghe stagioni per cicatrizzare quella profonda ferita.
Roland Garros 1999, Agassi b. Medvedev 1-6 2-6 6-4 6-3 6-4.
Il sorprendente russo, solo n.100 ad inizio torneo, non fa letteralmente vedere palla ad un Agassi irriconoscibile, forse oppresso dall’incubo delle due precedenti finali malamente perse sulla terra parigina. Poi, dopo una decisiva palla break annullata sul 4-4 del quarto set, Agassi mette la freccia per un lungo e netto sorpasso che lo porterà dritto nel ristretto novero dei campioni che hanno realizzato il Career Grand Slam. Andre si scioglie in un mare di lacrime. Dopo essere sprofondato alla 141esima posizione mondiale, è tornato a vincere uno Slam dopo quattro anni (Australian Open 1995).
Us Open 1999, Agassi b. Martin 6-4 6-7 6-7 6-3 6-2.
Ancora il Kid di Las Vegas protagonista di una grande rimonta in una splendida stagione che lo vedrà riconquistare la vetta del mondo. Il connazionale Todd Martin, grazie a due tie-break, si porta avanti due set a uno. Nonostante lo svantaggio parziale, Agassi ha il controllo del match e vince nettamente alla distanza, senza mai perdere il servizio in cinque set. Nascosta tra la folla, la futura moglie Steffi Graf.
Roland Garros 2004, Gaudio b. Coria 0-6 3-6 6-4 6-1 8-6.
Una delle più incredibili finali Slam della storia. In meno di un’ora il grande favorito Coria domina i primi due set sul connazionale Gaudio, addirittura n.44 del mondo. Poi sul 4-4 40-15 in suo favore, il piccolo argentino, al termine di uno scambio lunghissimo, inizia ad accusare i crampi. Perde il terzo set e richiede l’intervento del medico. Da lì in avanti il match diventa un autentico dramma sportivo. Tra break e contro break, match point annullati, la paura di vincere di entrambi, Gaston Gaudio si aggiudica il suo unico Slam. Coria continuerà a convivere con i fantasmi di quel pomeriggio parigino per altre quattro sofferte stagioni prima del precoce ritiro a soli 26 anni.
US Open 2009 Del Potro b. Federer 3-6 7-6 4-6 7-6 6-2.
Il Maestro svizzero sembra avviarsi ad alzare il sesto trofeo newyorkese consecutivo. Poi il gigante di Tandil si conferma uno specialista del tie-break, annette il quarto set e poi il match con un Federer ormai stremato. Il 16° Slam dello svizzero è solo rinviato di quattro mesi, a Melbourne 2010.
Le 14 Finali Slam che al meglio dei tre set avrebbero avuto un diverso vincitore