[9] R. Nadal b. [3] M. Raonic 6-4 7-6 (7) 6-4
Se c’era ancora qualche residuo dubbio sulla ritrovata competitività di Rafael Nadal, la partita vinta contro Milos Raonic, nell’ultimo quarto di finale dell’Australian Open 2017, l’ha definitivamente cancellato. E lo spagnolo lo ha fatto alla vecchia maniera, quella che tutti noi, colpevolmente o meno, avevamo dimenticato: non mollando niente, mai. Facendo recuperi portentosi, annullando le palle break con intelligenza e freddezza, e dando il colpo di grazia quando c’era da darlo.
La partita contro il numero 3 del mondo (aggiungo: contro un deludentissimo numero 3 del mondo, al netto dei guai fisici) si è risolta praticamente nel secondo set. Il set che forse ha sancito il definitivo ritorno di Nadal. Sei set point non sfruttati dal finalista di Wimbledon 2016, di cui uno sul proprio servizio nel tie break, mentre il maiorchino ne ha avuto solo uno, e lo immediatamente sfruttato. E gli altri, doppio fallo a parte, li ha salvati “alla Nadal”, o con servizi non velocissimi ma precisi come la lama di un chirurgo. Ecco, la ritrovata freddezza del nove volte vincitore del Roland Garros, negli ultimi anni persa in maniera disastrosa, è la chiave del ritorno ad altissimi livelli dello spagnolo.
Perché sì, certo, il gioco conta. E quando ritrovi il gioco, ritrovi anche il resto, ma la vera forza di Nadal (alla sua quinta semifinale a Melbourne, la ventiquattresima in totale), nei suoi anni d’oro, è stata quella non solo di non arrendersi mai, ma anche di mandare “ai pazzi” il suo avversario diretto, che ad un certo punto non capiva più come fargli punto. E quando si trovava in una situazione diciamo in bilico, il maiorchino riusciva a tirarsene fuori senza troppi problemi.
Un cambiamento (anzi, un ritorno) davvero notevole in pochi mesi: probabilmente in gran parte ha contato l’innesto di Carlos Moya nel suo team, un personaggio da sempre molto influente nella vita di Nadal fin dai suoi esordi, ma che evidentemente è riuscito a dare al suo amico la tranquillità necessaria.
Raonic, in questo quarto di finale, ci ha messo molto, molto del suo. In senso negativo, ovviamente. Di sicuro non era al 100% (trainer chiamato nel secondo set e ritorno con una fasciatura alla gamba), ha più volte detto al suo angolo di non riuscire a spinger bene. Tutte cose sicuramente vere e che possono essere una giustificazione, ma c’è modo e modo di perdere.
Certamente lottare contro un Nadal di questo tipo non al meglio non sarebbe facile per chiunque, ma da lui, soprattutto in quel frangente di secondo set, soprattutto in un tie break giocato benissimo fino a quello sciagurato doppio fallo, ci si aspettava di più. In fondo, è il numero tre del mondo. Per il salto di qualità, per vincere finalmente uno slam, Milos dovrà attendere tempi migliori. Peccato, perchè dopo la dipartita di Djokovic e Murray, il favorito (o uno dei serissimi candidati) poteva essere lui.
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