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E se il favorito fosse Nadal?

Sempre a proposito di sospetti, non è che il favorito per l’Australian Open, in questo strano, stranissimo ma alla fine divertentissimo Australian Open, sia proprio Rafael Nadal? Sembra assurdo scriverlo dopo gli ultimi 2 anni, ma tant’è. In uno slam dove i padroni non sono più padroni e i giovani non riescono (come al solito) a mantenere in pieno le promesse (e per favore non chiamate Raonic e Dimitrov giovani), i vecchietti rampanti sembrano essere di colpo tornati sulla breccia e c’è anche spazio per le sorprese, lietissime, come quella del maggiore degli Zverev.

Nadal sembra essere tornato a livelli altissimi, non certo quello 2008 o 2013 (lo ha detto pure zio Toni), ma forse il suo tennis attuale è sufficiente, visto le defezioni di Murray e Djokovic, a portarsi a casa lo slam numero 15. Monfils non ha il gioco, e soprattutto, spiace dirlo, non ha la testa, per competere contro la solidità di Rafa, neppure questo Rafa. Basta vedere come ha buttato via il quarto set: in vantaggio di un break, sul 4 a 3 ha perso tre game di fila, di cui 2 sul suo servizio, e buonanotte e grazie. Ma vabbè, è Monfils: non lo scopriamo certo ora.

Adesso, dalla parte di Nadal nessuno sembra così solido da potere essere considerato favorito. Raonic, che comunque è ai quarti e affronterà proprio lo spagnolo, lamenta di non essere al meglio, e in effetti non sembra brillantissimo e potrebbe avere più di una difficoltà nel superare lo scoglio maiorchino. Ci sarebbero Goffin e Dimitrov: il primo sta giocando molto bene, ma potrebbe essere “leggerino” e a questi livelli è un’incognita o giù di lì, mentre il secondo, pur avendo impressionato fin qui, soffre (ha sempre sofferto) di corto circuiti mica da ridere. Insomma, da quella parte, lo spagnolo potrebbe compiere davvero l’impresa. Dall’altra ci sono Federer, Wawrinka, Tsonga e Zverev. Stan, arrivato a questo punto di uno slam, è sempre pericolosissimo, ma non sta impressionando. Insomma, vedremo. Di sicuro, ci sarà da divertirsi da qui fino a domenica.

Dando uno sguardo ai due tabelloni, salta all’occhio un dato: nel maschile solo due tra i primi otto sono arrivati quarti di finale (Wawrinka e Raonic), quattro nel femminile (Serena Williams, Muguruza, Konta e Pliskova).

Tra gli uomini, però, Djokovic e Murray a parte ovviamente, le altre teste di serie cadute (Nishikori, Monfils e Thiem) hanno perso da gente come Federer, Nadal e Goffin, quindi ci può stare. Cilic ha perso contro Evans, e ci può stare un filino meno. Tra le donne, non è inusuale la caduta delle dee, anzi: 4 su 8, il 50%, sono quasi un buon risultato, con però la delusione, grande, della Kerber.

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni

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